Ricatto a Piero Marrazzo, condannati ed espulsi i carabinieri

Dieci anni di carcere ai due carabinieri che girarono il video con il quale fu messa fine alla carriera politica dell'allora presidente della Regione Lazio. Sei anni e mezzo e tre anni agli altri due commilitoni. Condannati e messi fuori dall'Arma.

Colpevoli del trappolone ai danni dell’allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.

Il collegio della IX sezione penale del Tribunale di Roma ha condannato i quattro carabinieri che lo sorpresero in intimità all’interno di un appartamento in via Gradoli a Roma. E si fecero pagare per evitare lo scandalo.

Il collegio presieduto dal giudice Zaira Secchi ha inflitto 10 anni di reclusione ai carabinieri Nicola T. e Carlo T. Condanna a 6 anni e mezzo per il loro collega Luciano S. A 3 anni per Antonio T. Tutti dovranno pagare una multa di 50mila euro.

Non solo. I primi tre hanno avuto la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici con l’estinzione del rapporto di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione. In pratica, sono stati congedati d’autorità dall’Arma dei carabinieri.

Solo il quarto ha avuto l’interdizione per 5 anni.

 

I carabinieri Nicola T., Carlo T. e Luciano S. sono stati riconosciuti colpevoli di concorso in concussione. In pratica, di avere costretto Marrazzo a consegnargli tre assegni per un importo complessivo di 20 mila euro. E per essersi impossessati di altri  5mila euro: in parte del presidente ed in parte della sua amica Natali, in compagnia della quale si trovava al momento dell’irruzione della pattuglia il 3 luglio 2009.

Per i giudici, i tre carabinieri approfittarono della situazione di oggettivo imbarazzo del governatore Piero Marrazzo: si trovava in intimità, con una persona che frequentava in modo occasionale. Per indurlo a pagare T. e T. girarono un video che ritraeva il presidente nell’abitazione di Natalie.

 

I carabinieri sono stati condannati anche per una rapina consumata il 31 luglio 2009 ai danni di un trans, privato di un cellulare, un ipod e un orologio: per i giudici glieli avevano sottratti durante una perquisizione domiciliare.

I soli T. e T. sono stati riconosciuti colpevoli di violazione della legge sugli stupefacenti: cioè di avere indotto un loro informatore a procurarsi 6 grammi di cocaina e collocarla nell’auto di un’altra persona del tutto inconsapevole.

 

Perché la pena minore per il loro collega Antonio T.: il giorno dell’irruzione lui era in ferie e quindi non ha partecipato ad una serie di azioni. Ma essendo entrato in possesso del video girato dai due colleghi e’ stato condannato per la ricettazione di quel filmato.

Il collegio della IX sezione del Tribunale di Roma ha accolto quasi tutta l’impalcatura accusatoria sostenuta dal sostituto procuratore Edoardo De Santis. Non ha accolto l’accusa di associazione per delinquere a carico di T., T. e S.. Il fatto, per i giudici non sussiste.

 

Per Luca Petrucci, avvocato dell’ex presidente Piero Marrazzo «La sentenza riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale».

Petrucci ha ricordato che l’ex governatore ha atteso nove anni e che «da uomo delle istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell’Arma dei carabinieri che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di ‘mele marce’».

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