«Ridateci il parco Mussolini»: e su Durigon si scatena la polemica bis

Il sottosegretario alle Finanze finisce di nuovo al centro delle polemiche. Per le frasi dette mercoledì a proposito del parco Falcone e Borsellino. Ha proposto il ritorno del nome del fratello del duce. Tutti contro di lui. Che replica: avete frainteso

Mai e poi mai ! Falcone e Borsellino meritano molto di più di un parco che ad oggi è anche malcurato. Però penso che le radici della città di Latina non debbano essere cancellate“: il sottosegretario leghista alle Finanze Claudio Durigon affida a Twitter la sua linea di difesa. Non nega. Spiega. O almeno ci prova. Per un’intero pomeriggio è stato crocefisso dalla sinistra sulle agenzie di stampa. Gli hanno contestato le parole dette l’altra sera dal palco di Latina dov’è intervenuto Matteo Salvini. Gli rimproverano di avere detto che il parco intitolato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dovesse invece tornare ad essere intitolato al musicista Arnaldo Mussolini. Che era anche fratello di Benito.

La rivelazione di Repubblica

Matteo Salvini e Claudio Durigon (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Per ore le agenzie lanciano critiche e richieste di dimissioni. È stato il quotidiano La Repubblica a lanciare la notizia. Nell’edizione Roma racconta il comizio di mercoledì sera al Lido di Latina e dice che nel finale il deputato che proposto il cambio di nome al parco: «Questa è la storia di Latina che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel nostro parco. Deve tornare ad essere quel parco Mussolini che è sempre stato, su questo ci siamo e vogliamo andare avanti».

Il ‘qualcuno‘ al quale si riferisce Claudio Durigon è il sindaco di Latina civico di sinistra Damiano Coletta. È stato durante la sua amministrazione che quel parco ha cambiato nome. Ed a Latina si vota ad ottobre per rinnovare l’amministrazione comunale.

Claudio Durigon finisce subito nel mirino. (Leggi qui Fanpage silura Durigon: M5S “Dimissioni”. Lui: “10 querele”).

Tutti addosso a Durigon

Il Pd del Lazio ne chiede subito le dimissioni. A sollecitarle è il vicesegretario Dem del Lazio Enzo Foschi. “Questa richiesta, alla luce del fatto che a Latina il prossimo ottobre si voterà e che è aperta un’inchiesta su un’ipotesi di compravendita di voti tra mafiosi ed esponenti locali della Lega, assume un significato ancor più inquietante. Soprattutto perché questa intitolazione è proposta da una figura istituzionale del Governo del Paese. Chiederne le dimissioni da sottosegretario è il minimo“.

Gli fa eco la senatrice Monica Cirinnà (Pd). “Ripetiamolo insieme: per Durigon merita celebrazione pubblica il fratello di un dittatore fascista e non due giudici servitori dello Stato trucidati dalla mafia.” La senatrice la giudica “una proposta indegna per un membro del Governo che dovrebbe avere nella lotta alla criminalità organizzata una priorità”.

Claudio Durigon (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Parla di “squallido ammiccamento” il deputato Dem Carmelo Miceli. “Penso che il sottosegretario all’Economia di un Governo impegnato a mettere in sicurezza il Paese, ricercando tutte le migliori soluzioni e proposte per rilanciarne il tessuto economico e finanziario, non dovrebbe avere molto tempo per occuparsi di toponomastica. Soprattutto poi se lo sconcertante tentativo è quello di togliere i nomi di Falcone e Borsellino dal parco centrale di Latina per sostituirli con il fratello del duce, Arnaldo Mussolini. Ma tant’è: il lupo perde il pelo, ma non il vizio“.

Il deputato Angela Salafia (M5S) componente della commissione Giustizia è sorpresa dal fatto che Durigon sia ancora nel Governo.

Scende in campo il capogruppo pentastellato della Commissione Giustizia Eugenio Saitta (M5S). Parla di “manifesto politico squallido ma molto significativo”. Ritiene che la Lega con le parole di Durigon abbia lanciato “un messaggio grave e pericoloso con un atto del genere, anzi un doppio gravissimo messaggio: da una parte manifesta ancora una volta la volontà di archiviare il contrasto alla criminalità organizzata, cancellando i due eroi della lotta alle mafie nel nostro Paese, e dall’altra strizza l’occhio alla destra estrema in vista delle elezioni amministrative”.

L’indignazione di Maria Falcone

È “grave e imbarazzante. Ed è la dimostrazione che se non siamo in grado di imparare dalla storia, non ci lasceremo mai davvero alle spalle le brutture del passato”: lo sostiene Alessandra Carbonaro, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura a Montecitorio. Parla di “un’offesa per tutti quelli che ogni giorno lottano contro la criminalità organizzata e per tutti quelli che credono nei valori dell’antifascismo. La presenza di Durigon al Governo diventa inaccettabile”.

Maria Falcone (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Ci va giù duro il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Il braccio destro di Salvini nel Lazio non dovrebbe stare nel governo Draghi da tempo, da ben prima della genialata di intitolare il parco Falcone/Borsellino a Mussolini, non avendo chiarito alcunchè dei rapporti opachi con i clan di Latina”.

In serata Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, dice che “Le parole del sottosegretario leghista Claudio Durigon lasciano allibiti tanto da credere impossibile che siano state realmente pronunciate. Confidiamo che il presidente del Consiglio e il Consiglio dei Ministri prendano le distanze da questa proposta che non merita commenti“.

Durigon: Avete frainteso

In serata Claudio Durigon replica. Non nega quelle frasi. Ma dice che sono state interpretate male. “Figuriamoci – dice all’AdnKronos – se voglio andare contro due eroi come Falcone e Borsellino. Il mio intervento, in quel contesto, con le persone di Latina, voleva solo ribadire la storia della città, che non va dimenticata“.

Cosa intende dire? “La stessa storia della mia famiglia è legata alla bonifica di questa terra. Stiamo parlando delle persone che hanno dato pure la vita per questo, che sono morte di malaria. Il mio – conclude il leghista – non era certo un inno al fascismo, non è quella la mia intenzione, io non sono fascista, né lo sono mai stato.