Rifiuti da Roma, le province del Lazio insorgono e dicono no

I territori insorgono contro il provvedimento che punta a liberare Roma dai rifiuti. Tutti contro la sindaca Raggi. E le soluzioni non applicate nella Capitale. No da nord a sud, sia da centrosinistra che centrodestra

No ai rifiuti di Roma. No ad una Capitale che non s’è voluta organizzare, scaricando ogni volta le sue responsabilità sulle Province. Che invece si sono attrezzate da anni per evitare il collasso dei rifiuti. I Comuni della Ciociaria dicono no ad un’ondata di immondizie romane che è in grado di far affondare il suo sistema di gestione. Esaurendo in pochissimo tempo gli spazi in discarica. Lo stesso che ora accadrà in tutti gli altri territori delle province del lazio. A dire no al provvedimento di Nicola Zingaretti (leggi qui) sono sindaci di centrodestra e centrosinistra, del nord e del sud della provincia. E della Regione.

Colle Fagiolara

Il no che colpisce di più è quello arrivato da Domenico Alfieri, segretario provinciale del partito Democratico e sindaco di Paliano. Punta il dito contro Virginia Raggi ed il nulla fatto per dotare la capitale degli impianti necessari a fronteggiare i rifiuti prodotti ogni giorno in città. «Siamo stanchi ed anche arrabbiati. Sarò al fianco del sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna affinché la discarica di Colle Fagiolara non divenga la nuova pattumiera della Capitale e affinché gli impianti del nostro territorio non siano al suo servizio».

Ricorda che da anni «I nostri concittadini fanno la differenziata ed il nostro territorio ha già ben pagato a caro prezzo le inottemperanze degli altri».

Il timore è che con la scusa dell’emergenza romana si strappi l’accordo che prevede la chiusura di Cole Fagiolara dal 31 dicembre. «Non accetteremo soluzioni diverse. Personalmente sono pronto a qualsiasi tipo di protesta.
Il nostro territorio non è più in vendita!
».

Più pragmatico il suo collega di Colleferro Pierluigi Sanna. La nuova emergenza romana ha catapultato la sua città in prima linea. Lui non si stupisce. Ricorda che l’emergenza immondizie in estate «è quasi un appuntamento fisso». E che Roma, a scaricare «è sempre venuta quindi non c’è nulla di nuovo (a Colle Sughero venivano da tutta Italia), se non il tentativo di allarmare la nostra comunità su cose che nostro malgrado avvengono da anni; mancano gli argomenti purtroppo e si gioca sulla paura: film già visto».

Sanna mette tutti di fronte ad un’evidenza. «La discarica ha un contratto ventennale che scade il 31 dicembre che non abbiamo firmato noi ed un tonnellaggio autorizzato che non abbiamo autorizzato noi. Se il tonnellaggio verrà esaurito prima del 31 dicembre allora vorrà dire che la chiuderemo prima. A Zingaretti ed alla Raggi scriverò chiedendo dove dobbiamo portare i rifiuti di Colleferro il giorno dopo che la nostra discarica sarà esaurita».

Su una cosa Pierluigi Sanna non è disposto a negoziare: il futuro. Perché «La città dei prossimi anni sarà radicalmente diversa da quella che trovammo nel 2015: raccolta differenziata fatta, inceneritori chiusi, discarica che sta per chiudere, bonifica arpa 2 che sta per iniziare. Per noi parlano i fatti».

Cerreto

No anche dal sud della provincia di Frosinone. Lì sono ubicati lo stabilimento pubblico Saf (a Colfelice) che appartiene a tutti i Comuni della provincia di Frosinone e la discarica privata Mad (a Roccasecca, ma in pratica sono al confine e distanti pochi metri). Il primo, lavora i rifiuti recuperando tutto il possibile e trasformandolo in combustibile per il termovalorizzatore Acea di San Vittore del Lazio. La seconda raccoglie (a prezzo convenzionato) ciò che non può essere recuperato dal ciclo Saf e anche rifiuti da fuori provincia (a tariffa non convenzionata).

Il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco si sta opponendo in tutti i modi alla discarica. Ma una situazione kafkiana vuole che non solo siano stati usati tutti i centimetri di spazio disponibile, ora dovrà subire anche la costruzione di colline fatte con i rifiuti.

Analizza: «Esattamente un anno fa si costituiva il tavolo tecnico tra il Presidente della Regione Lazio, il Sindaco di Roma, il Ministero Ambiente. Doveva ricercare la soluzione per l’emergenza rifiuti su Roma. A distanza di un anno la situazione è talmente grave che Nicola Zingaretti, Presidente della Regione, è costretto ad emettere ordinanza urgente, obbligando tutti gli impianti del Lazio a lavorare a pieno regime ed in deroga alle normative ambientali per evitare la catastrofe».

L’affondo assomiglia ad un epitaffio: «Un giorno, voi che siete seduti comodamente in poltrona con l’aria condizionata spiegherete a chi verrà sommerso dai rifiuti e vivrà questa catastrofe, cosa avete fatto in un anno intorno a quel tavolo per favorire questo epilogo da terzo mondo».

Meno poetico e più concreto il suo assessore Tommasino Marsella. Attacca sia il sindaco di Roma Virginia Raggi e sia il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Ma scinde le loro posizioni, assegna a ciascuno responsabilità diverse. «La situazione vergognosa in cui si trova la Capitale é semplicemente frutto della inconcludenza e della incompetenza della Sindaca Virginia Raggi. La legge sui rifiuti non lascia dubbi sulle responsabilità di chi debba indicare i siti in cui costruire gli impianti necessari alla raccolta differenziata, allo smaltimento dei rifiuti non riciclabili ed al trattamento della frazione umida».

Marsella ricorda che la Regione Lazio è divisa in territori omogenei e ognuno di loro (in pratica ogni provincia) devono essere autosufficienti nella gestione dei loro rifiuti. Per questo «Roma deve farsi gli impianti subito, come li abbiamo fatti noi a Frosinone. E soprattutto deve raggiungere per legge almeno il 65% di differenziata. Zingaretti ha altre responsabilità di cui rendere conto ai cittadini Laziali».

San Vittore del Lazio

A San Vittore del Lazio c’è il termovalorizzatore Acea che brucia i rifiuti trasformati in combustibile dagli impianti Tmb di Roma e Colfelice. Anche San Vittore dovrà lavorare al massimo delle sue possibilità per liberare Roma dalle immondizie.

Il sindaco Nadia Bucci non ci sta. «Le negligenze di Virginia Raggi, che ci ha scambiato per un cassonetto, non possono essere sempre e solo risolte attraverso gli impianti della Provincia di Frosinone. Siamo sicuramente autosufficienti in merito agli impianti, ma a che prezzo?» 

Annuncia l’intenzione di presentare un ricorso alla Corte di Giustizia Europea per tutelare «la serenità e la salute dei nostri cittadini, il nostro territorio. faremo valere lì i diritti delle future generazioni». 

Per domenica 7 luglio ha convocato un incontro pubblico dalle ore 19 presso la sala consiliare per commentare l’ordinanza e valutare le iniziative da intraprendere. 

Frosinone vota contro

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani chiede un gesto di ribellione. Ed invita i sindaci della provincia di Frosinone a votare no ai rifiuti provenienti da Roma durante la prossima assemblea della Saf. «È inutile e, forse, anche stucchevole, dire, a chiacchiere, di essere contrari a trasformare la provincia di Frosinone nella pattumiera di Roma e, poi, quando si ha la possibilità di adottare provvedimenti che esprimano chiaramente il proprio dissenso, mettere la testa sotto terra, come gli struzzi o, addirittura, come don Abbondio, non avendo il coraggio di schierarsi contro i soliti potentati trasversali delle lobby dei rifiuti».

A cosa serve? Per Ottaviani quel voto occorre per far sapere al Campidoglio qual è la volontà di chi vive in provincia, «che rivendica il rispetto dell’obbligo del ciclo chiuso dei rifiuti e del diritto alla salute, anche nei territori di provincia. Vedremo, alla Saf, come voteranno i comuni e, a quel punto, avremo ulteriore certezza di chi sta dando le carte in questo gioco poco edificante».

Ottaviani dice che l’alternativa esiste. perché Roma Capitale ha risorse finanziarie abbondanti e sufficienti per portare i propri rifiuti fuori dalla regione «e, anche, fuori dall’Italia, non potendosi ammettere che vada al risparmio solo in danno delle province del Lazio».

I limiti di Rida a Latina

In provincia di Latina lo scoglio più solido è privato. È quello della Rida Ambiente di Aprilia, la società di Fabio Altissimi specializzata nel trattamento biologico e meccanico dei rifiuti: una struttura simile alla sai ma tecnologicamente più avanzata.

Subito dopo la firme del provvedimento di mobilitazione degli impianti nel Lazio, Rida Ambiente ha fatto sapere che non concedendo ai rifiuti romani nemmeno uno spazio in più. Anzi, annuncia che costretta a diminuire ulteriormente le quantità che oggi accoglie: “a causa della annunciata manutenzione del termovalorizzatore Acea di San Vittore del Lazio, che comporterà una riduzione del 30% della sua capacità operativa, come confermato dalla stessa Acea».

L’ordinanza di Zingaretti sposta qualsiasi manutenzione a dopo il 12 agosto quando tradizionalmente c’è il calo nella produzione dei rifiuti. Rida non si impressiona: ricorda che sta operando all’interno dei limiti fissati dall’ordinanza della Regione Lazio «che ribadisce le soglie di trattamento. Ci troviamo in condizione di accettare soltanto i conferimento quantificati dalla Regione con nota del 5 luglio».

Perché tanta ostilità? Perché le immondizie che arrivano in condizioni di emergenza non seguono la stessa strada dei contratti ordinari. E per i privati sono meno vantaggiosi.

Viterbo dice no

A Viterbo il no arriva dal senatore Umberto Fusco. In consiglio comunale il suo agguerrito gruppo leghista insorge contro l’arrivo dei rifiuti da Roma. Se la prende con Nicola Zingaretti. E dice: «l’impianto di Viterbo sarà presto invaso e, per l’ennesima volta. I problemi del ciclo dei rifiuti della capitale ricadranno anche sulla nostra città».

«Non è possibile intervenire sempre per sopperire all’incapacità di chi, amministrando la Regione Lazio, in 7 anni, non è riuscito a scrivere il piano regionale dei rifiuti ed ora pretende di ripulire Roma con buona pace dei Comuni che dovranno farsi carico dell’immondizia. Questo agire in emergenza è sempre la scusa di chi non sa programmare, né amministrare».

Cerroni: chi è causa del suo male…

Il caos dei rifiuti è coinciso con l’uscita di scena di Manlio Cerroni. Il Re delle discariche era stato tolto di mezzo con una serie di inchieste. Che avevano portato un commissario nei suoi impianti. A distanza di anni Cerroni è stato assolto.

Ora commenta che «La situazione dei rifiuti è seria e complessa. Non servono apprendisti stregoni».

L’ex patron di Malagrotta, dice che «solo un ”miracolo” potrebbe far rialzare la capitale. Ho detto e ridetto quello che bisognava fare ma dal Campidoglio non mi hanno mai risposto. Ormai alzo gli occhi al cielo»

Cerroni ha scritto una lettera indirizzata al sindaco di Milano Giuseppe Sala. Che tre giorni fa aveva difeso Virginia Raggi sull’emergenza rifiuti nella capitale. Gli ha fatto notare Cerroni «Alla sindaca Raggi (e ai suoi sodali) – scrive Cerroni – tutto potrà essere perdonato, meno che aver ridotto Roma a una discarica a cielo aperto. Ma, soprattutto, di aver lasciato cadere la mia proposta, formulata con lettera del 15 gennaio 2018, inviata anche a tutte le autorità e pubblicata a pagamento sul Tempo il 26 ottobre 2018 perché i romani ne fossero informati, per risolvere in tempi brevi la drammatica situazione dei rifiuti e pulire Roma. Chi è causa del suo mal – conclude Cerroni – pianga se stesso!».

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