Rimpasto delle deleghe, due nuovi in giunta: ma Buschini resta Presidente

Il rimpasto in regione Lazio non toccherà la Presidenza del Consiglio. Che resterà a Mauro Buschini. Riordino delle deleghe per quasi tutti. Due nuovi assessori al M5S al posto dei sottosegretari

La strada è sbarrata. La via che collega la Pisana con l’Eur non è politicamente percorribile. Il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini rimarrà ad arbitrare i lavori dell’Aula, non tornerà nel Gabinetto di Nicola Zingaretti. Nemmeno come super assessore allo Sviluppo Economico. La Presidenza del Consiglio non entrerà nel riordino degli incarichi che scatterà con l’ingresso del Movimento 5 Stelle nella maggioranza di Governo del Lazio.

Nicola Zingaretti e Mauro Buschini

L’ipotesi era circolata nella serata di ieri a Roma. (leggi qui Rimpasto in Regione: Presidenza al M5S e Buschini super assessore allo Sviluppo) Prevedeva l’assegnazione della Presidenza d’Aula al M5S, insieme ad un assessorato, nell’ambito di un riordino delle deleghe. Ad agevolare il rimpastino, l’imminente nomina dell’assessore regionale Gianpaolo Manzella a sottosegretario allo Sviluppo Economico e dell’assessore Lorenza Bonaccorsi ad un altro ministero.

Nel primo pomeriggio invece la decisione definitiva. Alla forza politica guidata in regione Lazio da Roberta Lombardi andranno due assessorati, il rimpasto sarà complessivo, toccherà le competenze di quasi tutti i componenti della giunta, ma riguarderà solo le persone di due assessori. In pratica: due assessori escono (Manzella e Bonaccorsi), due assessori entrano (indicati dal M5S), vengono rimescolate le competenze di quasi tutti gli assessori.

Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi

Lo stop a qualsiasi discorso sulla Presidenza viene attribuito direttamente a Nicola Zingaretti. Il quale avrebbe detto “Mauro serve lì dove sta adesso“. Fu proprio lui, un anno e mezzo fa, a volere Mauro Buschini nell’Aula della Pisana affinché guidasse la pattuglia dei consiglieri Dem: occorreva un uomo di manovra, dotato di senso tattico ed abilità strategica, capace di rapidità d’azione. Gli chiese per questo di rinunciare all’assessorato che avrebbe potuto reclamare in base all’enorme numero di preferenze ottenute alle urne: secondo in assoluto, preceduto solo da Daniele Leodori.

Buschini, cresciuto alla vecchia scuola di Partito, rispose ‘obbedisco‘. Il tempo ha dimostrato che è stata una delle intuizioni giuste di Zingaretti. C’è il lavoro dell’allora capogruppo dietro al Patto d’Aula che ha consentito un anno di governo senza troppi patemi d’animo. (leggi qui Una maggioranza per Zingaretti: Cangemi e Cavallari dicono si a Buschini). C’è anche lui dietro alla costruzione del percorso politico che ha portato al dialogo tra Pd e Movimento 5 Stelle. (leggi qui: Il Retroscena. Così la ‘sintonia’ Pd-M5S ha blindato l’Aula della Regione Lazio).

Anche per questo, la strada è sbarrata: deve “restare dove sta adesso” per cintinuare a garantire gli equilibri ed il dialogo.