Rischiatutto Zingaretti: se perde l’Emilia Romagna il Pd si estingue

Il segretario non può permettersi avventure o passi falsi. Il quadro politico italiano è chiaro: un partito oltre il 30% (la Lega) e quattro tra il 10% e il 20% (Pd, 5 Stelle, Fratelli d’Italia e, in futuro, Italia Viva). Meglio l’alleanza con Renzi che con un Movimento che dice sempre no. Ma intanto in Emilia Romagna non si può perdere. Altrimenti viene giù tutto.

In un’intervista al Corriere della Sera Pierluigi Bersani, per una vita nel Pci-Pds-Ds-Pd (dell’ultimo partito è stato anche a lungo segretario) ha detto una verità storica e banale al tempo stesso: “L’Emilia Romagna vale più del Governo”. E ha ragione.

Vale di più perché è il “cuore” del Paese, economico e produttivo ma anche di “memoria” di una storia che parte dalla seconda guerra mondiale e arriva fino ai nostri giorni. Nicola Zingaretti non può permettersi il lusso di essere ricordato come il segretario che perse l’Emilia.

Pierluigi Bersani © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Il quadro politico italiano, al momento, è quello disegnato dal combinato disposto del voto reale (Europee e Regionali varie) e dei sondaggi. C’è un Partito stabilmente sopra il 30% (ora più vicino al 40%) e quattro Partiti che si collocheranno tra il 10 e il 20%.

Sopra il 30% c’è la Lega di Matteo Salvini. Stabilmente. Poi, il Partito Democratico attualmente è sotto il 20%. Sarà l’effetto scissione pagato a Matteo Renzi, ma è sotto quota venti. Il Movimento Cinque Stelle sopra il 20% non tornerà, ma sopra al 10% può starci tranquillamente. In questa fascia si collocherà anche il Partito di Giorgia Meloni, i Fratelli d’Italia. In Umbria hanno battuto un colpo importante, lo faranno ancora.

Poi, con ogni probabilità, ci sarà Italia Viva di Matteo Renzi. Specialmente se da Forza Italia dovessero arrivare le truppe di Mara Carfagna. Soprattutto se dal Pd dovessero arrivare o tornare (fate voi) i contingenti di Luca Lotti e Andrea Marcucci.

Con questo tipo di panorama, e con Forza Italia ormai marginale, il Pd di Zingaretti ha una strada obbligata a livello nazionale. Che senso ha continuare a chiedere l’alleanza ai Cinque Stelle se la risposta è sempre no? Almeno fin quando ci sarà Luigi Di Maio a guidare il Movimento. In Umbria il fallimento è stato dovuto al crollo dei Cinque Stelle. Che senso ha assecondare i Cinque Stelle in tutte le loro bizzarrie da fumo negli occhi (come il taglio dei parlamentari) snaturando la storia e l’orgoglio del più grande partito della sinistra italiana?

Luigi Di Maio

Lo scenario rischia di cambiare con un’eventuale scissione dei 5 Stelle che molti osservatori giudicano sempre più probabile. Con l’ala di Luigi Di Maio pronta a raccogliere l’elettorato più favorevole al rapporto con la Lega; il resto del MoVimento, pronto a continuare un dialogo con il centrosinistra zingarettiano, senza più il freno a mano del ministro degli Esteri. A stimolare ulteriormente quella scissione potrebbe essere il congresso Pd, capace di imprimere una nuova svolta e creare uno spazio ideale in cui lasciar collocare i 5 Stelle con tutta la loro autonomia.

La strada è quella di rimettere in marcia la sinistra nel Paese. Scrollandosi di dosso la visione ferma agli anni Sessanta, tornando davanti ai luoghi di lavoro che oggi non sono più solo le fabbriche e non sono più soltanto luoghi fisici ma spesso piazze virtuali. Andando poi in quelle periferie in cui sono ammassati i nuovi poveri, messi ai margini da uno sviluppo che non ha fatto sconti. Lì insomma dove c’era l’anima pulsante della sinistra.

Matteo Renzi e Maria Elena Boschi © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Il punto interrogativo forte nel prossimo dibattito interno al Pd sarà sulla possibilità di pianificare a tavolino un’alleanza vera, forte e credibile con Italia Viva. Renzi è antipatico? È insopportabile? Di più: entrambe le cose e anche inaffidabile? C’è un precedente storico: è quello dell’accordo tra i Ds e la Margherita, quando l’intesa funzionava meglio del Pd.

Nel frattempo però in Emilia Romagna per i Democrat conta solo la vittoria. Anche giocando male, perfino con un rigore inventato al novantesimo. Perché vale il discorso che Stalin fece prima dell’offensiva finale contro il regime nazista. “Prendiamo Berlino e avremo preso tutta la Germania”. Se la Lega prenderà l’Emilia Romagna avrà preso tutto il Pd, tutto il centrosinistra. In termini di elettorato soprattutto.

Non sarebbe una sconfitta, ma l’inizio dell’estinzione.