Il risiko del Lazio

Berlusconi, Meloni, Parisi, Pirozzi, Storace, Zingaretti e Lombardi: il Risiko del Lazio è servito

A Silvio Berlusconi interessa esclusivamente il risultato nazionale. La partita della candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio si è chiusa nel migliore dei modi per lui. Stefano Parisi non ha nulla da perdere, non è in “carico” a nessun partito della coalizione e questo significa che nessuno dovrà cedere collegi per questa designazione. Forza Italia è già abbastanza in fibrillazione per la cura dimagrante al tavolo della suddivisione dei seggi, imposta dalla necessità di rispondere alle richieste di rappresentanza di Noi con l’Italia-Udc.
Giorgia Meloni ha ottenuto il suo risultato: limitare non tanto la candidatura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, quanto il ruolo politico che Francesco Storace e Gianni Alemanno volevano interpretare. Naturalmente Pirozzi in campo rappresenterà comunque una spina nel fianco del centrodestra, ma in ogni caso non in grado di incidere sugli equilibri politici per le elezioni nazionali, le uniche che interessano davvero a Berlusconi. Il capo di Forza Italia sa di avere una percentuale minore della somma dei suoi alleati ed è per questo che su Sicilia, Lombardia e Lazio non ha insistito. Punta a vincere le politiche per poi indicare Antonio Tajani come candidato alla presidenza del consiglio.

Nel Lazio la partita però rimane aperta. Il fatto che si voterà contemporaneamente per politiche e regionali dà speranza di rimonta al centrodestra regionale.
Anche se Nicola Zingaretti indubbiamente conserva il ruolo di favorito, alla guida di una coalizione “completa” di centrosinistra e sulla scorta di alcuni risultati indubbiamente raggiunti. I Cinque Stelle, con Roberta Lombardi, puntano però alla vittoria. Non sulla base di mere speranze, ma di ragionati scenari suffragati dalle rilevazioni sul consenso.
Alle regionali il voto si esprime barrando il simbolo e scrivendo uno o due nomi (con l’opzione di genere, che significa un uomo e una donna in caso di scelta doppia). Il turno è unico e diventa presidente chi ottiene un solo voto in più rispetto agli avversari.

Una partita complicata e le province un ruolo lo reciteranno.

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