Ritorno al proporzionale, ma senza Democrazia Cristiana e Pci

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Il sistema elettorale sembra andare nella direzione della Prima Repubblica, quando però i calibri erano doversi. Oggi ci sono solo quattro partiti in doppia cifra (Lega, Pd, Cinque Stelle e Fratelli d’Italia), eppure si guarda ad una prospettiva dove ad essere decisivi sarebbero i più piccoli. Con tanti saluti alla governabilità.

I sondaggi andrebbero presi come degli indicatori, non come un risultato ufficiale. Ma nella politica italiana ogni elemento contribuisce a scatenare polemiche e retroscena. Quello di Ixè per Cartabianca di Bianca Berlinguer  vede Italia Viva raggiungere il 3,3 per cento. Un dato che, sempre se confermato dai voti reali, metterebbe in difficoltà Matteo Renzi qualora si arrivasse ad una legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. Troppi variabili e troppi condizionali.

Bianca Berlinguer

C’è invece un dato stabile in qualunque tipo dei sondaggi. E cioè che nel panorama politico italiano sono soltanto quattro i Partiti che vanno stabilmente in doppia cifra. E cioè la Lega, che viene data intorno al 30%, il Partito Democratico, oscillante al 20%, il Movimento Cinque Stelle, tra il 16 e il 17%, e Fratelli d’Italia, che ha superato il 10% e veleggia con il vento in poppa.

Con dei numeri del genere buon senso vorrebbe che la legge elettorale avesse un’impostazione maggioritaria, per assicurare governabilità ad un Paese a pezzi. Andando invece verso il proporzionale, specialmente se non si mettesse una soglia di sbarramento, i Partiti più grandi sarebbero costretti a mediare con quelli più piccoli. Con il risultato che tutti potrebbero essere decisivi: Fratelli d’Italia come Italia Viva, Azione di Carlo Calenda come + Europa, la Sinistra come Cambiamo.

Un ritorno alla prima Repubblica, quando però il peso elettorale e politico della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista era stabilmente sopra il 30%. Con una serie di Partiti in grado di mettere in piedi alleanze stabili.

In questo modo invece, a meno di sconvolgimenti enormi, Matteo Salvini (Lega), Nicola Zingaretti (Pd), Luigi Di Maio (Movimento Cinque Stelle) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) sarebbero obbligati a continuare a fare i conti con Silvio Berlusconi (Forza Italia), Matteo Renzi (Italia Viva), Giovanni Toti (Cambiamo) e tutti gli altri. Il che va benissimo. Basta poi che nessuno si lamenti se l’Italia non riesce ad avere un Governo forte in grado di… governare.