Ritratto criminale, ecco gli interessi dei clan nel Lazio

Il report della Dia sugli affari criminali delle Mafie nel Lazio. Le famiglie emergenti. I patti per tenere tranquilla la provincia di Frosinone

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Ritratto criminale di una regione in nero. Sono 409 le pagine della relazione con lui la Direzione Investigativa Antimafia ha aggiornato la Camera dei Deputati: informandola di cosa fanno le cosche ed i clan, le ‘ndrine ed i malommini di ogni latitudine.

L’analisi è asciutta. Scritta senza enfasi. Non c’è bisogno. A parlare sono le evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione. Documenta la tattica ormai consolidata di cosche, ndrine e famigghie. Fanno come i sommergibili: si inabissano per essere sempre meno visibili. Perché oggi non c’è bisogni di morti ammazzati ma di clic che spostano milioni di euro da un capo all’altro del mondo. Ordinano droga e cemento, estorcono e reinvestono. Lavano il denaro e ci comprano attività pulite.

L’intuizione di Ignazio

Il prefetto Ignazio Portelli

Si mimetizzano nel tessuto sociale, continuano a concludere i loro affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità. Senza destare le attenzioni degli inquirenti. Modalità silenziosa: aveva ragione l’allora prefetto di Frosinone Ignazio Portelli quando ammoniva che non esiste solo l’infiltrazione ma anche la permeabilità. Le mafie oggi permeano nel terreno dell’Italia onesta che lavora: e non le riconosce scambiandole per gente perbene. (Leggi qui: L’urlo di Ignazio Portelli. E leggi Con chi ce l’aveva Portelli).

Non a caso la relazione della Dia parla di “pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo avvalendosi anche delle complicità di imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, formalmente estranei ai sodalizi”. Hanno approfittato della pandemia e del Pnrr: lo aveva detto nei giorni scorsi dall’Università di Cassino il generale Pasquale Angelosanto. (leggi qui: L’allarme del generale: “Le mafie puntano allo Stato”).

La guardia è alta. I sequestri sfiorano i 93 milioni di euro, le confische superano i 43 milioni. Le interdittive sono state 289 dicendo ad altrettante imprese ‘pulite’ non ci piace chi frequentate e non vogliamo avere a che fare con voi. Sono state fatte oltre 73mila segnalazioni per operazioni sospette.

I boss ed i clan nel Lazio

Foto © Imagoeconomica

Nel Lazio ci stanno tutti. La Dia scrive che “Nel Lazio il panorama criminale appare particolarmente composito. Si registra la contestuale presenza di tutte le tradizionali matrici mafiose. E inoltre quella di locali formazioni criminali: ad alcune delle quali è stato anche riconosciuto il requisito della mafiosità”.

Il loro business criminale va dal traffico e lo spaccio di stupefacenti alle estorsioni e l’usura “realizzati talvolta con condotte intimidatorie. Nelle aree della Regione economicamente più vivaci le organizzazioni mafiose sono prevalentemente orientate verso operazioni di riciclaggio. Sempre più complesse e sofisticate. La criminalità organizzata tende ad affinare le proprie capacità di reinvestimento dei proventi illeciti. Grazie anche agli stretti rapporti di collaborazione con professionisti e imprenditori compiacenti”.

Il Lazio nel primo semestre del 2022 ha fatto registrare oltre 600 segnalazioni di operazioni sospette in più rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. (Leggi il precedente: Cose di c(o)asa nostra: Covid e i nuovi appetiti delle mafie).

In provincia di Frosinone

Foto © Imagoeconomica / Paolo Lo Debole

La vicinanza della provincia di Frosinone con l’area del Casertano «ha senz’altro favorito soprattutto la camorra. In particolare Cassino e le zone limitrofe risentono principalmente dell’incidenza di questi clan” scrive nella sua relazione semestrale sul crimine organizzato la Direzione Investigativa Antimafia.

In quelle 453 pagine viene indicata la predominanza dei clan casertani sul sud della Ciociaria. Ed in particolare «i Casalesi, gli Esposito, di Sessa Aurunca, i Belforte di Marcianise nonché personaggi legati ai clan napoletani Licciardi, Di Lauro, Mazzarella, Gionta di Torre Annunziata, che hanno realizzato anche attività di riciclaggio mediante la gestione di locali da gioco e scommesse». 

   La provincia di Frosinone si conferma terra di reinvestimento del denaro sporco e rifugio per i latitanti «come documentato dai recenti arresti di esponenti legati ai clan Amato – Pagano, Polverino ed ai Casalesi».  La Dia ha rilevato interessi economici del clan campano dei Moccia nel quadrante Nord del Frusinate: lì ha «acquisito e gestito talune aziende ubicate nell’area tra Patrica, Ferentino, Frosinone».

I clan emergenti

Foto © Imagoeconomica

   Ma si stanno sviluppando anche formazioni locali «quali gli Spada ed i Di Silvio, collegati alle omonime aggregazioni criminali romane e pontine, protagoniste di estorsioni, usura e traffico di stupefacenti».

In quest’ultimo contesto, il 31 gennaio 2022 la DIA ed i carabinieri hanno confiscato beni per circa 1,5 milioni di euro nei confronti di 9 soggetti «riconducibili ad un nucleo familiare di etnia rom stanziato nel basso Lazio. Le risultanze di pregresse attività investigative, gli approfondimenti sui redditi ed i patrimoni, hanno consentito di qualificare la pericolosità sociale della compagine e, al contempo, far emergere la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente valore dei beni illecitamente accumulati».

La provincia di Frosinone rappresenta dunque un punto d’incontro e di equilibrio tra mafie. E tra famiglie dentro la stessa mafia. Qui non ci si fa guerra, ci si mette d’accordo. È la Pax criminale.