Il nodo di Roberta Lombardi agli Stati Generali del M5S

Definito il quadro dei 305 rappresentanti che parteciperanno all’appuntamento on line del 14 e 15 dicembre. Il capogruppo pentastellato alla Regione Lazio non ha mai dato seguito alle aperture fatte ai Dem. Forse perché le è stato promesso un ruolo nazionale? Tutti i temi all’ordine del giorno

La due giorni conclusiva degli Stati Generali del MoVimento 5 Stelle si svolgerà interamente on line. Il 14 e il 15 dicembre. I rappresentanti saranno 305, suddivisi in tre gruppi: iscritti non portavoce, portavoce europei, nazionali o regionali, portavoce comunali e municipali.

I nodi da sciogliere

Ma il vero tema all’ordine del giorno in cosa consiste? Capire se Alessandro Di Battista troverà mai il coraggio di “strappare” e dare vita ad un soggetto politico diverso mettendo in crisi la maggioranza, soprattutto al Senato.

Capire se Beppe Grillo potrà avere ancora un ruolo perlomeno da padre nobile. Stabilire quali rapporti si avranno in futuro con l’ingombrante Davide Casaleggio. L’unica cosa certa è che la maggioranza all’interno del Movimento continuerò ad averla Luigi Di Maio.

Roberta Lombardi e Alessandro Di Battista

Tra i tanti ci sarà anche il tema di Roberta Lombardi, capogruppo dei Cinque Stelle alla Regione Lazio. Quella che nei corridoi della Pisana più di qualcuno chiama “vorrei ma non posso”. Perché spesso e volentieri apre all’ipotesi di un’alleanza stabile con il Pd di Nicola Zingaretti.

Se l’avesse fatta nel Lazio, avrebbe sicuramente determinato uno scenario differente anche in ambito nazionale. Perché non lo ha fatto? La spiegazione politica che va per la maggiore è che Roberta Lombardi è una del nucleo storico dei Cinque Stelle, che potrebbe fare parte del ristrettissimo direttorio che assumerà le decisioni che andranno prese. E che quindi abbia preferito restare allineata e coperta anche quando ha avuto dubbi e perfino voglia di intraprendere altre strade. Di avvicinamento ai Democrat.

Un eventuale strappo di Alessandro Battista (ma nessuno ci crede davvero) metterebbe i Cinque Stelle nella condizione di dover serrare le fila. Riunendo tutti quelli del nucleo storico per dimostrare che in realtà l’anima del Movimento è ancora tutta lì.

Marginali i livelli locali

Luca Frusone – Foto © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

I livelli locali resteranno marginali. Certamente sarà detto che bisognerà aprire una fase di confronto con le realtà civiche e sociali delle singole zone, ma il problema è che finora nulla è stato seminato. Complicato pensare adesso che Luca Frusone, Ilaria Fontana ed Enrica Segneri possano avviare in pochi mesi ciò che non è stato fatto per anni. (Leggi qui L’insostenibile impalpabilità dei Cinque Stelle in Ciociaria).

Ma su tutto incombe il tema delle alleanze. Anzi, dell’alleanza. Con il Partito Democratico. Nicola Zingaretti, dopo l’election day, ha capito che a livello regionale il Pd può farcela anche senza i Cinque Stelle. Ma a livello nazionale il discorso è diverso, considerando però che ancora bisogna varare la nuova legge elettorale.

Un messaggio Zingaretti comunque lo ha mandato. L’apertura a Forza Italia sul bilancio e sul Covid. E’ un piccolo segnale, che i Cinque Stelle però farebbero bene a non sottovalutare.

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