Roberto, una vita in piscina con i ragazzi speciali

La storia di Roberto. E della sua vita dedicata ai ragazzi che, bracciata dopo bracciata, conquistano la fiducia in loro stessi. E qualcuno diventa anche un piccolo campione.

Una mamma in un tweet si rivolge al “bulletti” che hanno preso in giro sua figlia. Gli scrive che mentre la sua bambina è felice, perché sta imparando con difficoltà a nuotare, loro rimarranno “tristemente” nella loro ignoranza.

Il nuoto come fonte di felicità, come ancora di salvezza e di gioia per una bambina disabile, e anche per la sua famiglia.

Il cinguettio arriva da lontano, non serve neanche citare il nome della mamma in questione: è una storia che accomuna tanti genitori, che ogni giorno lottano contro i limiti della nostra società, limiti culturali ma anche strutturali.

Perché troppo spesso non ci sono realtà in grado di accogliere i ragazzi speciali, che invece hanno voglia, desiderio e necessità di dedicarsi allo sport, esattamente come tutti i loro coetanei.

 

Hyperion c’è

A Latina esiste: dal 2000 nel capoluogo pontino opera la Polisportiva Hyperion Onlus. Nuoto, atletica e tennis: discipline diverse, con un denominatore comune, i ragazzi cui sono rivolte. Che rendono speciali questa associazione.

Uno dei fondatori è Roberto Cavana, una vita la sua dedicata al nuoto prima, agli atleti disabili poi. Con loro ha tagliato tanti traguardi, percorso piccoli passi insieme, raggiunto grandi risultati. La squadra di nuoto con lui ha partecipato a campionati regionali, nazionali ed internazionali, conquistando addirittura un record del mondo nel 2010. Ma questa è la storia di Paolo, tra poco ne parleremo.

 

La vasca vuota

Roberto in questi giorni è nel suo ambiente naturale, cioè la vasca del Palazzetto dello sport in via dei Mille.

È praticamente vuota. I ragazzi si sono presi anche loro qualche giorno di vacanza. Qualcuno era a Parigi qualche settimana fa, impegnato insieme alla delegazione azzurra, altri invece, con il loro allenatore, hanno trascorso dei giorni in Canada. C’erano i campionati del mondo di nuoto DSISO (Down Syndrome International Swimming Organisation). Un’altra grande esperienza per gli atleti della Hyperion.

 

Ragazzi da record

Con loro inizia la sua giornata Roberto. Alle otto è già in piscina: Paolo Alfredo Manauzzi si allena a quell’ora, perché poi lo aspetta il suo lavoro, in un Conad di Latina.

Grandi sacrifici in vasca, che negli anni hanno portato enormi risultati. Nel 2010 a Taiwan, ha conquistato il record del mondo nei 100 metri farfalla, abbassando il tempo di 4 secondi e mezzo.

È stato Roberto ad insegnargli a nuotare, quando aveva cinque o sei anni: e da quel momento il loro rapporto è diventato speciale. È fatto di allenamenti quotidiani, sacrifici condivisi, piccoli passi avvenuti giorno dopo giorno, che hanno portato Paolo a consolidare la sua forza d’animo e la sua voglia di indipendenza.

Lui è un esempio per gli altri ragazzi, e per gli altri genitori: il suo cromosoma in più non gli ha impedito di trovarsi un lavoro, di tagliare traguardi nello sport, di condurre la sua vita tra parenti e amici che lo adorano. E Roberto è sicuramente uno di loro.

 

La fiducia vasca dopo vasca

Ma Paolo è solo uno dei suoi ragazzi: al pomeriggio si torna in piscina e si comincia un nuovo allenamento, con gli altri atleti della squadra.

Quelli che vasca dopo vasca acquistano fiducia in se stessi, rafforzando quel legame che li unisce tra loro, consolidato anche grazie alle tante attività “extra” che fanno insieme.

Rafting, per esempio, ma anche una semplice pizza, con balli di gruppo annessi. I nuotatori, i ragazzi che invece corrono in pista, quelli che hanno scelto il tennis tavolo: tutti insieme. Per poi tornare ad allenarsi, con serietà e costanza.

C’è anche Valerio con lui, Valerio Catoia: il ragazzo con la sindrome di down che è diventato un eroe perché ha salvato una bambina che rischiava di annegare nelle acque di Sabaudia.

Prima delle gare, tutti in silenzio ascoltano le parole del loro allenatore: lui dispensa consigli, infondendo loro quella forza d’animo che li aiuta ad andare avanti, nella vasca, sulla pista, nella vita. Perché loro non saranno mai come quei bulletti del tweet, condannati a restare nella loro ignoranza. Bracciata dopo bracciata, i ragazzi dell’Hyperion si stanno costruendo una vita.

§

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright