I tempi non sono maturi per un patto M5S-Pd a Roma

L'incontro tra M5S e Pd a Roma? I tempi non sono maturi per un cambio di amministrazione nella Capitale. Ne è convinto il consigliere comunale Giovanni Zannola. Con un ragionamento pieno di spunti anche per la dimensione nazionale

Predica pazienza. L’incontro dell’altro giorno tra M5S e Pd a Roma Capitale è stato poco più di una ‘visita dovuta’ (leggi qui Ciao nemico: prove tecniche di disgelo Pd-M5S a Roma) Il consigliere comunale Giovanni Zannola, che siede tra gli scranni del Consiglio Comunale di Roma è convinto che i tempi non siano ancora pronti per un’alleanza tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle nella Capitale. Serve prima “immaginare” e “progettare”. Insomma, la strada è lunga, ma il percorso, considerando pure quanto accaduto a livello nazionale, pare avviato.

La Lega sostiene che l’abbraccio tra MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico segnerebbe il declino definitivo di Roma…
Il Patto della Pajata

Il centrodestra, Lega compresa, ha governato il Paese, la Regione Lazio e Roma. Ricordo molto bene alcune immagini ridicole del recente passato, quelle dell’allora sindaco Gianni Alemanno accendere il sigaro a Umberto Bossi mentre la governatrice del Lazio Polverini lo imboccava di polenta e rigatoni. Immagini che hanno caratterizzato il famoso quanto indimenticabile patto della pajata.

Per la Lega Roma è sempre stata una città “ladrona”, l’antagonista da combattere. Matteo Salvini annunciò addirittura il pedaggio sul Grande Raccordo Anulare e conscio di aver detto l’ennesima stupidaggine smentì accusando i giornalisti di non aver compreso bene le sue parole. 

Alemanno accende il Toscano a Bossi

Nei recenti 14 mesi di governo gialloverde il partito di Salvini, e lui in prima persona, non hanno mosso un dito per la città, ma hanno semplicemente riorganizzato la classe dirigente che ha governato insieme ad Alemanno, in gran parte diventata leghista, risolleticandone gli appetiti nel tentativo di un nuovo assalto su Roma. Oltre ciò il nulla, nemmeno un provvedimento uno che abbia aiutato la Capitale ad uscire da questo letargo di passioni e funzionalità.  Penso invece che proprio il Partito Democratico che al contrario della Lega ha sempre avuto a cuore la città, consapevole degli errori commessi in passato, possa dare una sterzata positiva al nuovo governo per il rilancio di Roma a partire dalla necessaria riforma dei poteri e delle autonomie della Capitale che abbiamo fortemente voluto fosse inserita nei punti programmatici del nuovo governo. 

Cosa cambierebbe per i romani: ad esempio nel campo dei diritti sociali?  

A Roma l’era delle mancate risposte alle questioni sociali, l’incapacità di analizzare i nuovi bisogni, ascoltare e comprendere la crescita diffusa di marginalità e fragilità sociali è iniziata ben prima della liaison governativa con Matteo Salvini

Lo sgombero del camping River

Lo sgombero del Camping River, l’assurda situazione della Casa Internazionale delle Donne fino ad arrivare ad oggi, alla questione Lucha y Siesta. L’attuale maggioranza non ha spostato di molto il suo asse politico in questi tre anni. Viviamo in una città governata da chi sbandiera la legalità in ogni dove e lo fa, di fatto, spegnendo tante esperienze sociali virtuose che illuminano territori, che costruiscono reti e offrono servizi. Una legalità sprovvista di giustizia sociale, di buon senso, ma soprattutto di una visione complessa della comunità che si amministra. 

Per questo è complicato se non impossibile, come credo, immaginare qualsiasi alchimia politicista per formare nuove maggioranze in città. Certo, partecipando al nuovo governo del paese abbiamo scelto insieme di fermare la politica dell’odio, della diffusione delle paure come strumento di consenso, degli slogan populisti e soprattutto quella ripetuta rozzezza comunicativa che ha favorito scientemente la creazione di un nemico con cui prendersela a tutti i costi. Un capro espiatorio che, il più delle volte, è l’anello debole della società: il diverso, il povero, l’immigrato.

Manifestazione per la Casa delle Donne

Naturalmente non basta la nascita di un governo per tutelare meglio il campo dei diritti sociali. Occorre, nel governare, rendere prioritario il pensiero di un nuovo welfare di comunità che abbia inclusione, accoglienza, sussidiarietà e solidarietà come stella polare in tutte le scelte da compiere. Grazie ad un nuovo clima le sensibilità positive che vivono nel M5S, sottoposte a dura prova durante l’abbraccio con Salvini quanto lo sono stati molti di noi sopportando Alfano e Verdini, potranno lavorare meglio e quindi diventare interlocutori importanti. Dobbiamo promuovere idee, visioni, proposte che possano portare la nave in un porto diverso e, viste le condizioni di partenza, credo sia proprio questo il compito affidato a noi democratici: mettere al centro delle azioni del nuovo governo l’equità, la giustizia sociale ed i diritti. 

Ritiene che l’esperienza governativa possa essere estesa anche alle amministrazioni regionali e comunali? Insomma, siete pronti a un’alleanza pure per le elezioni che stanno per arrivare? Emilia Romagna e Umbria si avvicinano…

Solo pochi giorni fa, in piena frenesia per la possibile costruzione del governo, decine e decine di persone giornalisti in testa, ci hanno contattato per chiederci se l’esperienza (peraltro ancora non nata) del governo “giallo rosso” potesse essere riproposta anche nelle amministrazioni locali e soprattutto se a Roma ci fossero le condizioni e le intenzioni per farlo.

Nelle stesse ore un ragazzo disabile di 21 anni rimaneva bloccato all’interno di una stazione della metro della Capitale d’Italia e, purtroppo, questo gravissimo disagio gli ha impedito di raggiungere l’università e svolgere un esame. Spesso il racconto delle alchimie elettorali tra forze politiche, della convergenza di gruppi dirigenti appassiona molto di più rispetto ciò che conta davvero, almeno per me: la necessità di ritrovarsi in un cammino comune fatto di punti programmatici, di visioni complesse, di soluzioni condivise. 

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

La somma spuria di due forze politiche così diverse non può misurarsi sull’ambizione di una vittoria elettorale, ma deve farlo semmai misurandosi con la capacità di coprogettare, coimmaginare un futuro diverso, migliore. Serve tempo, pazienza, competenze, condivisione e tante passioni. Non credo basti quanto accaduto finora per deciderlo.

 Il Pd di Zingaretti è diverso da quello di Matteo Renzi. Eppure, nell’esecutivo dei giallorossi, c’è una bella pattuglia renziana. L’ex segretario ha cambiato idea? 

A me fa un pò sorridere questa necessità di indicare la provenienza interna del PD così come si fa con i prodotti enogastronomici. Di origine Renziana, Orlandiana, Franceschiniana. Nel nuovo esecutivo, è vero, vedo rappresentata la pluralità interna del nostro Partito, ma soprattutto mi pare emerga una qualificata e rinnovata pattuglia di persone competenti, preparate, appassionate e di centrosinistra. 

I cittadini ci valuteranno per i provvedimenti che prenderanno, per le scelte che compiranno e non di certo per la loro appartenenza interna. Credo che l’ex segretario abbia, scegliendo da subito di favorire la nascita di questo governo, condiviso la necessità di contrastare una possibile vittoria elettorale della destra a trazione Salviniana scongiurando così la possibilità di rendere l’Italia una colonia della Russia di Putin.  

Renzi e Zingaretti

Mi pare lo abbia fatto in un quadro generale di profonda unità, valore per il quale il segretario Zingaretti si è speso senza risparmiare energie e passioni. Cosa non scontata vista la travagliata storia recente del nostro partito. Credo, al contrario,  che Matteo Renzi dimostrerebbe di aver cambiato idea soltanto se scegliesse di terminare la sua esperienza nel Partito Democratico e semmai, dopo aver raggruppato alcuni dei parlamentari a lui più vicini, decidesse di rendere provvisorio e più fragile il governo appena nato. Parliamo di fantascienza, o meglio follia.   

Com’è la situazione ad Ostia? La crisi sociale che era balzata agli onori delle cronache è in fase di risoluzione?

La consapevolezza del fenomeno mafioso è maggiore, più diffusa e senza dubbio più competente, se ne conoscono infatti maggiori dettagli, alcune delle più importanti modalità operative e sono emersi più chiaramente i nomi delle persone coinvolte.  Sinceramente non mi sento di dire che siamo in fase di risoluzione.

Uscire dal buio in cui siamo incappati implica un processo lungo ed una maggiore e qualificata presenza dello Stato. La carenza di servizi, la mancanza di un’offerta culturale pubblica adeguata,  una debole se non inesistente progettazione del territorio incidono negativamente sulla qualità della vita dei cittadini.  Alcuni segnali positivi ci sono stati: il potenziamento ed il cambio di guida del commissariato di Polizia, la nascita della facoltà di ingegneria del mare grazie a Roma Tre, la palestra della Legalità, il futuro Punto Luce di Save the Children. Mancano però le risposte quotidiane, le “manutenzioni” ordinarie della città, le soluzioni ai bisogni sociali pregressi ed emergenti, soprattutto nei luoghi più marginali, più periferici e quindi più fragili.

La testata di Spada

L’incapacità di ripristinare uno stato di legalità rispetto l’accesso al mare e i molti tentativi speculativi che continuano a perseverare nel silenzio (assenso) o nelle migliore delle ipotesi nell’impotenza di chi governa attualmente inoltre continuano a minare la credibilità delle istituzioni.

Salvo rari casi, l’assenza percepibile di visione e competenza della classe dirigente, politica e non, offrono come è accaduto spesso in passato la situazione ideale per il rafforzamento dei soliti noti, oggi travestiti da altro. Insomma, c’è ancora molto da fare. Naturalmente l’impegno, la speranza e l’ottimismo sono gli ultimi a morire. Nel decimo municipio c’è un tessuto sociale, politico e civico che ha saputo reagire. Una generazione nuova che porta con se la capacità di rappresentare le vertenze attuali, il coraggio, le passioni e la giusta vitalità. Penso ai progetti di legalità nelle scuole, ai giovani che organizzano e partecipano ai festival delle associazioni ad Ostia così come a Casal Bernocchi.

Il murales delle polemiche ad Ostia

La recente volontà dell’amministrazione di censurare, cancellandoli, alcuni volti dipinti, tra cui quello di Federica angeli, nel murales realizzato sulla facciata della Stazione Lido Nord è emblematica, ahimè, di come sia necessario lavorare, ancora e molto, per superare la crisi che attraversa il territorio.  

 Il centrosinistra sta cambiando: ma come? Pensa che possa tornare il bipolarismo? Non più Destra – Sinistra ma Sovranisti e Democratici?

In questi anni, l’esperienza ci insegna che ogni qualvolta si è tentato di riproporre uno schema di fusione a freddo di forze politiche differenti per costruire un cartello elettorale, spesso addirittura alternative, abbiamo assistito ad un profondo fallimento. Non posso dimenticare le 281 pagine del programma dell’Unione.

Le buone intenzioni di partenza, ma le tante differenze e le molteplici individualità non disposte a rinunciare a se stessi, all’io, per qualcosa di più grande, il noi. Di fatto, facendo fallire il progetto del centrosinistra. Non dobbiamo illuderci che tutto questo sia oggi più semplice e, da subito, possibile. Peraltro pur considerando il M5S un soggetto elettorale sostenuto da moltissimi nostri elettori delusi, ritengo prematuro se non errato definirlo di sinistra così come avrei difficoltà a percepire il PD come un partito di centro.

Matteo Salvini e Virginia Raggi

E’ vero, il Movimento 5 stelle nasce sulla polemica contro la casta, con una forte impronta ecologista, una sensibilità per i diritti civili e le questioni legate alla giustizia sociale, da questo verrebbe fuori il quadro di un movimento molto più affine alle istanze di sinistra che a quelle di destra. Non sempre però ha prevalso questa caratteristica, anzi. Populismo, demagogia e talvolta spirito sovranista hanno primeggiato nelle scelte politiche e nelle azioni di governo delle amministrazioni e del paese.

Di contro c’è la positiva e recente virata europeista nonché l’atteggiamento responsabile di Conte e di una larga parte del gruppo dirigente grillino in questa fase. Di certo, l’esperienza di governo ci aiuterà a capire se la maturità del movimento consenta di immaginare in futuro un progetto ambizioso come un nuovo centro sinistra.

Dovrebbero però verificarsi alcune condizioni: il ritorno al bipolarismo, ma temo si tenda sempre di più verso un proporzionale puro, la marginalizzazione di quell’ortodossia pentastellata che ha considerato la democrazia rappresentativa uno dei mali del paese e la capacità di smussare i recinti delle proprie convinzioni per coimmaginare un paese migliore anche insieme ad altri. La disponibilità quindi, innovativa, da parte di tutte le forze politiche a cedere alla contaminazione, al confronto, alla condivisione per immaginare una visione possibile del paese.