Roma: «Pompeo farebbe bene a dimettersi. Patrizi? Due cose che so di lui…»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

 

Un motivo giuridico ed uno politico. Entrambi per dire al presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo «E’ meglio se ti dimetti e lo fai in fretta». A consigliare le dimissioni al numero uno ‘pro tempore’ di Palazzo Iacobucci è Adriano Roma, già consigliere regionale del Lazio (per una notte), ex coordinatore provinciale di Forza Italia ed ex numero 2 del Popolo delle Libertà in provincia di Frosinone.

Alessioporcu.it – Qual è il motivo giuridico?
Adriano Roma – No comment. Ma a prescindere, il presidente Antonio Pompeo avrebbe anche un altro buon motivo per fare le valigie

E quale?
Tutta la polemica che si è scatenata in questi giorni: è stato eletto con i voti di Forza Italia, li ha sfruttati per arrivare alla presidenza dove non sarebbe mai arrivato senza di noi. E adesso che hanno sistemato i fatti loro all’interno del Pd vorrebbero rivedere le cose. Facciamo in un altro modo: ad ottobre Pompeo si dimetta ed insieme ai consiglieri provinciali che scadono per il naturale esaurimento del loro mandato rieleggiamo anche il presidente, su basi politiche più chiare e definite.

Adriano Piacentini ha fatto bene a sollevare la questione dei rapporti interni a Forza Italia e con quelli che dovrebbero essere gli alleati? (leggi qui il precedente)
L’amico Piacentini è persona troppo intelligente: sa benissimo che il dibattito è il sale della democrazia in un Partito.

Allora sbaglia Giuseppe Patrizi ad accusarlo di incoerenza? (leggi qui il precedente)
L’amico Peppe Patrizi entrò in Consiglio Provinciale girando le spalle all’ala forzista del PDL, difatti si accordò con Fiorito e fecero scorrere la lista.

Non è chiaro: spieghiamo.
I fatti risalgono a pochi giorni dopo la vittoria di Antonello Iannarilli alle elezioni provinciali: tempo prima, nella sede di Forza Italia, decidemmo con gli altri alleati che in caso di vittoria gli assessori di Antonello dovevano essere tutti esterni, figure di alta professionalità e tecnici. In questo modo, Peppe Patrizi non sarebbe entrato in consiglio provinciale perché non aveva raccolto abbastanza consensi. Invece, si mise d’accordo con l’ala Pdl di Franco Fiorito e contribuì al braccio di ferro che portò a nominare una giunta fatta di assessori eletti: in questo modo, gli eletti dovevano lasciare il Consiglio per passare in Giunta e liberavano il posto in aula lasciandolo libero ai primi dei non eletti. Così entrò Peppe. Con un atto di incoerenza.

Beh, potrebbe essere una legittima scelta politica: lei non avrebbe fatto lo stesso?
Va bene, diamola per buona. Allora diciamo quest’altra: quando arrivò il momento di rinnovare il Consiglio d’Amministrazione del consorzio Asi fui io a fare il nome di Patrizi per assegnargli il ruolo di vice presidente. Lo feci in assemblea, dietro la promessa dello stesso Peppe a dimettersi entro 30 giorni come consigliere provinciale per far posto a Stefano Belli. Non la mantenne la promessa.

Così però dipinge l’immagine di una persona che ottiene l’incarico solo per una questione politica e non per le sue esperienze manageriali: allora perché lo faceste presidente reggente della Provincia quando era chiaro che Iannarilli sarebbe andato via?
Iannarilli credeva così di accaparrarsi simpatie presso l’onorevole Tajani.

Cosa prova nel vedere una persona che comunque ha dato tanto al centrodestra, ritrovarsi in un Partito come Ncd che è vicinissimo al Centrosinistra?
Per Peppe non è un problema stare vicino al centrosinistra: ci bazzicava da tempo e sperava che il Pd candidasse lui alla Provincia. Dopo le elezioni provinciali è andato dal neo presidente e gli hai chiesto di essere nominato suo capo di gabinetto. Me lo ha detto Antonio Pompeo davanti a testimoni.

C’è un po’ di risentimento…
Comunque, Peppe resta sempre un amico

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