Roma annuncia che si farà un termovalorizzatore. Senza commettere gli 'errori' di San Vittore del Lazio: non solo energia ma anche riscaldamento. La norma che vietava nuovi impianti? "Nata da cifre del tutto sbagliate fornite dall'amministrazione Raggi”. Verso una revisione del piano? In dubbio le scelte su Colleferro
Roma si doterà di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate per eliminare dalle sue strade i rifiuti e trasformarli in energia elettrica e calore con cui riscaldare le case. Annessa all’impianto ci sarà una discarica di servizio da 60mila tonnellate. Lo ha annunciato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri nel corso della seduta straordinaria dell’Assemblea capitolina dedicata alla vicenda dei rifiuti.
Termovalorizzatore pubblico
Roma seguirà il modello che da anni sta evitando crisi nella gestione dei rifiuti in provincia di Frosinone. In pratica, a gestire il termovalorizzatore sarà una società pubblica.
“Dopo un’attenta e approfondita valutazione delle tecnologie disponibili abbiamo deciso di dotarci di un nuovo impianto per la valorizzazione energetica dei rifiuti che produca calore ed energia” ha spiegato Gualtieri. Già qui c’è un segnale preciso: non verrà ripetuto l’errore commesso a Cassino quando si realizzò l’impianto di San Vittore del Lazio. All’epoca si decise di buttare in aria i vapori generati dall’impianto anziché fare come nei moderni centri europei: incanalarlo in una rete di tubi che coprono l’intera città, riscaldando le case con un semplice termostato per regolare la temperatura senza bisogno di caldaie.
Quel progetto del professor Paolo Vigo dell’università di Cassino non venne fatto. E oggi in città si paga la bolletta del gas. A Roma invece si faranno il teleriscaldamento abbattendo l’inquinamento generato da migliaia di caldaie condominiali. (Leggi qui: Paolo Vigo: “Tutte le sfide che ho perso e con me l’intero territorio“).
Un colpo alle discariche
Roberto Gualtieri ha confermato che Roma si doterà di “Un termovalorizzatore a controllo pubblico da attuare con le migliori competenze industriali disponibili. Il nuovo impianto da 600mila tonnellate che intendiamo realizzare in tempi molto rapidi ci permetterà di chiudere il Tmb di Rocca Cencia”.
Non solo. Bruciando i rifiuti non ci saranno montagne di scarti da avviare alle discariche. Roberto Gualtieri prevede di “abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche, rendendo così necessaria solo una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti. Potrà limitarsi a 60mila tonnellate l’anno e avrà un impatto ambientale sostanzialmente nullo. Perché le ceneri pesanti prodotte dal termovalorizzatore sono recuperabili al 90% e quelle leggere da smaltire in discarica sono pari al 4% della massa iniziale“. (Leggi qui Napoli prende i rifiuti di Roma: grazie ad Acerra).
Ma la Regione aveva posto la moratoria
La decisione del sindaco Roberto Gualtieri aprirà un confronto con la Regione Lazio per forza di cose. L’ente guidato da Nicola Zingaretti nei mesi scorsi aveva approvato un emendamento del consigliere Marco Cacciatore con cui si impegnava a non realizzare nuovi impianti sul suo territorio. E ora?
Una spiegazione l’ha data l’assessora capitolina ai Rifiuti Sabrina Alfonsi. Lo ha fatto nel suo intervento durante la seduta straordinaria dell’Assemblea Comunale sui rifiuti. Ha detto che “dal punto di vista pianificatorio il piano regionale dei rifiuti si basa su uno scenario previsionale che appare già superato”.
Quel piano si basava su dati che aveva fornito l’amministrazione della sindaca Virginia Raggi. Puntava a aggiungere il 70% della raccolta differenziata a livello regionale entro il 2025. Ma l’assessora Alfonsi oggi ha messo in chiaro he quel piano è stato “costruito in parte sulla base di dati non fondati sulla realtà dei fatti, forniti dalla precedente amministrazione di Roma”.
I dati sballati dissero no al termovalorizzatore
Perché quei dati non sono credibili? “Roma produce quasi due terzi del rifiuto totale della Regione. Viaggia su percentuali prossime al 46% di raccolta differenziata. Si comprende come l’obiettivo del piano sia più un desiderio che altro“.
Insomma, l’amministrazione Raggi nel 2020 ha fornito alla Regione Lazio previsioni di chiusura del ciclo dei rifiuti di Roma inarrivabili, contaminando in questo modo anche il piano regionale poi approvato dall’amministrazione Zingaretti nell’agosto 2020.
Cosa c’entra questo con lo stop ai termovalorizzatori? È un punto chiave. La Regione Lazio ha scelto di abbandonare l’opzione dei termovalorizzatori anche in forza dei dati arrivati dalla capitale. Proprio quelle cifre avevano indotto a puntare con convinzione sulla realizzazione della Fabbrica dei Materiali a Colleferro da parte di Lazio Ambiente. Un impianto votato prevalentemente al recupero di materia e di biocarburanti dai rifiuti indifferenziati, con annesso impianto di vetrificazione degli scarti.
Rivedere Colleferro?
Dal Consiglio di oggi è emerso che il piano messo a punto dalla Regione sulla base dei dati forniti dall’amministrazione Raggi “non prevede alcun incremento delle capacità di recupero di energia, nemmeno dall’organico”. In pratica, niente biometano. Una scelta che oggi l’Italia non può più permettersi considerata la situazione in Ucraina.
“Siamo di fronte a una sottovalutazione piuttosto seria del fabbisogno reale di recupero e smaltimento necessario per garantire il pieno rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità nella gestione dei rifiuti per allineare Roma alla normativa comunitaria in materia di economia circolare. Una situazione che deve essere corretta al più presto“.
Cambierà molto. Cambierà in fretta. E riguarderà la mappa della gestione dei rifiuti in tutto il Lazio.