Ruspandini: “Da destra un vento inarrestabile”

I sondaggi indicano con chiarezza che il risultato del centrodestra passerà dalle province. Frosinone è catapultata in prima linea nelle Regionali. La sfida di Massimo Ruspandini

Aldo Simoni

Veritas in verbis

I numeri degli ultimi sondaggi dicono che la vittoria del centrodestra passa dalle province: a Roma è ormai un testa a testa tra il candidato del centrosinistra uscente Alessio D’Amato e quello del centrodestra con il vento in poppa Francesco Rocca.

I territori del Lazio diventano ancora più strategici. Come avvenne per la vittoria di Renata Polverini, come è stato in molti altri risultati delle elezioni Regionali. Frosinone si trova in prima linea: questa è terra di centrodestra nel quale però spesso e volentieri vince il centrosinistra. la sfida più difficile passa da Frosinone.

Sulla linea del fronte per la destra c’è il deputato Massimo Ruspandini.

Chi è Ruspandini

Massimo Ruspandini

È cresciuto a pane e politica. Una passione nata in casa: anche se quella di Massimo Ruspandini (classe 1973) era apertamente schierata sul fronte opposto. Il papà era militante comunista, già assessore a Ceccano con il Pci e poi socialista. Il nonno materno è stato uno dei fondatori della sezione del Pci di Patrica.

«I miei genitori – confessa – mi hanno sempre dato la libertà di professare il mio credo politico. Né mi hanno ostacolato in questa passione. Però, in silenzio, ci soffrivano proprio perché alcuni amici lasciavano serpeggiare la vergogna  nell’avere un figlio che, a Ceccano, frequentava la sezione del Msi».

Comincia il suo percorso politico da tutt’altra parte: nel Movimento Sociale. Per poi confluire in Alleanza Nazionale (prima) e nel Popolo della Libertà (poi).
In quegli anni ci vogliono audacia e temerarietà per salire su un palco di destra nella Ceccano “Roccaforte rossa”. (Leggi qui: Da Stalingrado ciociara a roccaforte di patrioti; leggi anche Se la nuova Stalingrado d’Italia è la Ciociaria).

La  prima sfida inizia nel 2002: a 29 anni viene eletto consigliere comunale di Ceccano per Alleanza Nazionale. Nel 2009 approda in Provincia con il Popolo della Libertà (28,85%)  venendo poi nominato assessore provinciale a Politiche giovanili, Sport, Spettacolo e Turismo nella giunta di centrodestra guidata da Antonello Iannarilli.

Visioni strategiche

Massimo Ruspandini e Roberto Caligiore

Alle elezioni comunali del 2015 compie l’operazione con cui dimostra di avere visione politica: rinuncia alla sua aspirazione di candidarsi a sindaco, lancia il civico Roberto Caligiore. Così a Ceccano si afferma, per la prima volta,  una maggioranza di centrodestra. Lui viene riconfermato consigliere comunale ed è nominato vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici. Si dimette nel 2018, quando approda in Parlamento.

Alle politiche di quell’anno, infatti, viene eletto al Senato, nella coalizione di centro-destra (in quota FdI): ottiene il 40,13% e sopravanza Giuseppe Marrocco, del Movimento 5 Stelle (36,63%)  e Maria Spilabotte del centrosinistra,  (16,78%). Il taglio di 350 Parlamentari gli impone una scelta: decide per Montecitorio. Entra alla Camera con il 54,54% dei voti, davanti ad Andrea Turriziani del centrosinistra (18,47%) e a Ilaria Fontana del Movimento 5 Stelle (16,61%), risultando il candidato più votato del Lazio.

Coerente con  le sue idee, talvolta estrose, si lascia andare ad iniziative clamorose. Come quando nel 2006 assieme al consigliere comunale Stefano Gizzi, brucia in piazza, a Ceccano,  una copia deIl Codice da Vinci” di Dan Brown, reputandolo blasfemo.

 Oggi Ruspandini è, in Ciociaria,  il principale sponsor di Francesco Rocca. La vittoria del centrodestra, dicono i sondaggi, passa da qui.

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Onorevole, durante la presentazione del candidato-presidente Francesco Rocca la sala del Fornaci ha registrato il pieno. Erano più i curiosi o i fedelissimi?
La sala del Fornaci per Rocca

Direi fedelissimi. Perché mai, come in queste elezioni, il centrodestra provinciale è fortemente mobilitato. Sa perfettamente che questa è una grande opportunità per la nostra  terra, visto anche il forte legame che Francesco Rocca ha con la Ciociaria. E in particolare, con Ceccano, da dove partì suo nonno quando poi si trasferì a Roma.

I sondaggi vi danno in parità su Roma e vincenti nelle province: ma D’Amato replica dicendo che la rimonta è iniziata e comunque voi vincete i sondaggi mentre lui preferisce vincere nelle urne….

È una battuta altamente infelice. Comunque gli do un consiglio: di farsi un giro nella Regione, di stare in mezzo alla gente, nelle strade e allora, forse, capirà.

Quanto possono influire le ombre sul passato di Rocca, mi riferisco alla condanna (quando aveva 20 anni)  per spaccio di eroina e al suo coinvolgimento nell’inchiesta Mondo di Mezzo (quando era a capo della Croce Rossa).

Ognuno di noi ha qualche piccolo peccato di gioventù. Inutile nasconderlo. Anzi, a volta sono proprio questi che fanno crescere. Io oggi conosco una persona che ha guidato la Croce Rossa con grande sacrificio e umanità, ottenendo risultati che tutti gli riconoscono, anche a livello internazionale. Chi lo conosce, come me, sa bene che è un grande manager”.

Ieri  al tavolo di Lucia Annunziata, su Rai 3, Rocca ha attaccato il suo antagonista, Alessio D’Amato, proprio sulla sanità, cavallo di battaglia dell’assessore uscente…
Francesco Rocca (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ed è giusto. Perché D’Amato si vanta dei successi della vaccinazione durante i mesi della pandemia. Ma dimentica che in quel particolare periodo storico mezza Regione era mobilitata: penso alla Croce Rossa, alla Protezione Civile, alle tante associazioni di volontariato del territorio. Ecco, questi ultimi hanno fatto la differenza. Per il resto è sciocco, oggi, vantarsi della sanità: sarebbe come chiudere gli occhi di fronte alle liste di attesa, di fronte ai malati dimenticati sulle barelle, agli incarichi clientelari. Basta farsi una passeggiata nei corridoi della direzione Asl per farsene un’idea.

Lei una volta ha detto che al liceo, avere professori dell’ultra sinistra, è stato particolarmente formativo.

Sì, è vero. Io, che venivo da una estrazione popolare, non riuscivo a capire come mai parlavano della classe operaia quando a casa avevano la colf. Parlavano di lavoro, ma non si erano mai sporcati le mani. Parlavano di sacrifici, ma al massimo lavoravano poche ore al giorno. E qualcuno, poi, se ne andava pure in vacanza a Cortina.

Gianfranco Fini amava i salotti buoni della borghesia romana, ma poi è caduto proprio in un appartamento di Montecarlo. Quanto siete diversi voi?

Noi siamo diversi semplicemente perché siamo sempre gli stessi.  Non ci interessano i divani o i salotti, perché siamo le persone di sempre. Io, ad esempio, non ho mai frequentato i locali più esclusivi e mai mi ci vedrete. Semmai esco con gli amici di sempre. Ecco, mi piace accorciare le distanze con gli elettori. Sì, con la gente della strada.

E’ ancora difficile, oggi, dire che si è di destra?
(Foto © Stefano Strani)

A differenza di prima, oggi non lo è più. E’ stata definitivamente sdoganata questa appartenenza politica. Sono state superate tante barriere. Solo alcuni giornali continuano ad avere una visione miope, direi ottusa.  Al contrario, la gente condivide, con noi, valori essenziali come la Patria, la Nazione, la Solidarietà.  

State aprendo le porte a molti amministratori che provengono da altri Partiti di centro destra. Salvini, in particolare, ha ormai perso il suo carisma?

Diciamo che il nostro è un Partito “aperto”, dove valori come la meritocrazia hanno ancora un peso. Siamo lontani dalla politica fatta sui social, dove si gareggia a chi insulta di più. Giorgia Meloni, poi, rappresenta un punto di arrivo. E, con i fatti, sta dimostrando concretezza e capacità. Proprio quello che serve, ora, in Regione. Dai Comuni alle Province, ormai il vento è inarrestabile. Tra due settimane la conferma.

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