“Onorevole presidente, il mio Partito è deluso…”

Fratelli d'Italia lancia nella mischia Massimo Ruspandini. A lui ha affidato il dibattito in Senato nel giorno in cui parlava Matteo Renzi. E bisognava dire no a Toninelli con il pugno alzato

«Noi siamo molto delusi per il modo in cui è stato composto questo provvedimento»: Fratelli d’Italia marca le sue distanze dal decreto su Genova messo a punto dal Movimento 5 Stelle ed approvato dalla Lega. È quello diventato famoso per il pugno chiuso del ministro Daniele Toninelli in segno di esultanza, per le polemiche sul condono con cui sanare le case di Ischia inserito nel testo e denunciato in aula da Matteo Renzi.

In quel dibattito, Fratelli d’Italia affida il compito di rappresentare e difendere in Aula la sua posizione a Massimo Ruspandini. È il senatore di Ceccano a finire su tutti i Tg nazionali con la frase che ribadisce le distanze dalla maggioranza di governo.

Un intervento che è una stilettata ai Cinque Stelle ma anche ai loro alleati.

«Signor Presidente – esordisce Ruspandini – di fronte ad una reale emergenza i patrioti ci sono, non possono non esserci, e dunque dichiarano il voto favorevole.

Il decreto-legge però è molto deludente e lo diciamo con spirito costruttivo: è deludente innanzitutto per la tempistica. Ricorderemo quanto impiegò il Governo di centro-destra rispetto al drammatico terremoto dell’Aquila e quanto il cosiddetto Governo del cambiamento impiega per approvare un decreto-legge.

Il primo, il Governo di centrodestra, lo fece in dodici ore, questo partorisce una risposta dopo ben quarantacinque giorni di lotte intestine.

Abbiamo avuto una reazione celere solo sui social network, ma di fatto molto deludente per come si è articolata e composta.

Massimo Ruspandini punta il dito sulla parte del decreto dedicato a Genova ma che interviene su Ischia e sui fanghi. Accusa la maggioranza di governo d’avere preso come esempio il peggiore modus operandi della vecchia politica. Quella che era stato mandato a sostituire.

Il senatore parla di «una triste liturgia che è tipica della cattiva politica, lasciatemelo dire, cioè quella a cui stiamo stati abituati in questi anni dai Governi del PD. Ricordate il decreto-legge sull’IMU? Si doveva parlare di abolizione dell’IMU, poi quel provvedimento conteneva norme sulla cessione di Banca d’Italia ai privati, una cosa gravissima».

Ora, per Ruspandini si replica. «Oggi quella polpetta avvelenata è costituita dal condono a Ischia e dalla preoccupante modifica della normativa sui fanghi. Con l’innalzamento dei limiti consentiti della prescrizione di idrocarburi si rischia infatti di trasformare i nostri campi in discariche a cielo aperto».

L’attacco al ministro Toninelli ed al suo Partito politico è totale. Gli rinfaccia anche le dichiarazioni fatte a caldo, con le quali individuare subito un colpevole al quale addossare la colpa del crollo del ponte Morandi.

«Inoltre, dopo il crollo del ponte Morandi, una delle bandiere della ricostruzione italiana, uno dei simboli del boom economico, noi, come credo tanti in quest’Aula, avremo difficoltà a spiegare che fine ha fatto la revoca delle concessioni alla società Autostrade per l’Italia SpA».

 

Terminato l’intervento di Massimo Ruspandini alza la mano un senatore della Toscana e chiede la parola per fare la dichiarazione di voto. È Matteo Renzi.

 

Già questo è sufficiente a dare la dimensione dell’importanza della seduta. La decisione di affidare l’intervento a Ruspandini rappresenta un segnale di fiducia all’interno del Gruppo.  Soprattutto in considerazione del fatto che è un ‘esordiente‘ in Parlamento.

 

Nella scorsa Legislatura era toccato ai senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte intervenire in aula a nome del Partito. Il primo era intervenuto in cinque occasioni per presentare altrettante interrogazioni; aveva sostenuto le posizioni del Pd nella presentazione di cinque disegni di legge. La senatrice è intervenuta in Aula per tre mozioni, due interventi; sei volte è stata relatrice di disegni di legge.

Ruspandini non è al primo intervento: a giugno è intervenuto sul Documento di Economia e Finanza, a luglio su “argomenti non iscritti all’ordine del giorno”; sei volte è stato relatore di Disegni di Legge.

Ora è stato lanciato nella mischia: quella dove c’è il rischio di finire in prima serata nei Tg nazionali, dove si rischia una replica affilata dagli avversari e non c’è spazio per errori né politici né sul contenuto dell’intervento.

 

Essere sopravvissuto a Franco Fiorito, Mario Abruzzese, Sandro Foglietta, Antonello Iannarilli è un curriculum sufficiente per rischiare.