Saf, il bilancio è in ordine ma il voto salta

I sindaci non votano i conti della Saf. Sono in ordine. ma c'è un tema politico: le bollette aumentate dalla Regione nonostante la differenziata, i bilanci in attivo, i rifiuti da Roma. Stop alla votazione. Alfieri anche contro il piano.

I conti della Saf SpA sono in ordine. Ma i sindaci non li votano. È la decisione politica presa in serata dall’assemblea dei soci della società pubblica composta dai Comuni della Provincia di Frosinone per gestire insieme la raccolta e la lavorazione delle immondizie che producono.

Il presidente Lucio Migliorelli ha portato all’esame dell’assemblea il bilancio 2017. Non ci sono debiti, i cittadini non devono mettere mano al portafogli. I conti dello scorso anno si sono chiusi con 1,1 milioni di utile netto (1.108.965 di euro); prima delle tasse l’utile era addirittura di 2,5 milioni (2.578.829 euro).

Allora, perché i sindaci non hanno votato quel bilancio?

 

Non lo votiamo

Perché c’è una questione politica. Che i sindaci hanno fatto notare al presidente Lucio Migliorelli prima di riunire l’assemblea.

Qual è il nodo? I conti sono in ordine, nessuno li discute. Ma in una delle scese assemblee i sindaci avevano fornito al presidente un’indicazione precisa. In base alla quale poteva accettare per alcuni mesi una quota di rifiuti del Comune di Roma, in modo da evitare l’aumento delle tariffe a carico dei cittadini. Nonostante questo sono arrivati gli aumenti delle tariffe regionali.

Un aumento che i sindaci non vogliono nemmeno sentire. Proprio perché i conti Saf sono in ordine, i bilanci sono in attivo, anche quelli degli anni precedenti.

L’aumento delle tariffe ha il sapore di una beffa. Tutti dovrebbero riaprire i vecchi bilanci comunali e correggere i dati relativi alle somme pagate per lo smaltimento dei rifiuti, come se avessero sbagliato.

Non se ne parla nemmeno, hanno detto al presidente Migliorelli.

 

Il rischio dissesto

C’è poi un altro dubbio. Lo ha sollevato il presidente del Consiglio Comunale di Frosinone, Adriano Piacentini. Ha esaminato il Bilancio. E pure quelli degli anni precedenti. Ha fatto notare che la tariffa considerata nel Conto è proprio quella che era stata aumentata, poi sospesa, poi reintrodotta, quindi contestata, infine riapplicata con effetto retroattivo.

«Se approviamo il Bilancio così com’è – ha fatto notare Piacentini – implicitamente riconosciamo come valida la tariffa retroattiva. E poi non la potremo contestare. Molti Comuni dovranno versare la differenza. E quasi tutti rischiano di finire in dissesto».

Ed ha sollevato anche un’altra perplessità. «Ma se rifacciamo il Bilancio applicando la tariffa vecchia, quella senza aumento e che vogliamo reintrodurre, siamo sicuri che alla fine il Conto chiuda ancora in attivo e non vada in passivo?»

 

La mediazione di Lucio

Un nodo che il presidente ha tentato di sciogliere in ogni modo. Ha convocato una riunione informale nella sala Giunta della Provincia. Talmente accesa da far slittare l’assemblea ben oltre l’orario di convocazione. Bisognava iniziare alle 15. Invece i sindaci ed il presidente hanno discusso e mediato fino alle 16.

Trovando un punto di equilibrio.

La posizione del presidente Migliorelli: non approvare i conti significa bocciarli eppure sono a posto. Allora approviamo il bilancio e poi andiamo in Regione per contrattare il ritiro degli aumenti delle tariffe.

La posizione dei sindaci: non approviamo i conti, andiamo in Regione.

La via di mezzo che è stata individuata: oggi si esaminano i conti, poi la seduta non si conclude ma si aggiorna per proseguire i lavori. Nel frattempo si va in Regione e si vede di cancellare gli aumenti.

 

La barricata di Alfieri

Uno dei no più fermi è arrivato da Domenico Alfieri, sindaco di Paliano, presidente provinciale e reggente del Partito Democratico. Che è lo stesso Partito del presidente Lucio Migliorelli. Entrambi sono nella stessa componente: quella di Francesco De Angelis e Mauro Buschini.

Il niet di Alfieri è fermo ed irremovibile. «Come Amministrazione non voteremo mai un bilancio SAF che prevede la retroattività dell’aumento delle tariffe per il conferimento dal 2015 ad oggi che vada a pesare nelle tasche dei nostri Cittadini».

Il problema è di metodo, di forma e di sostanza. Perché «I cittadini che fanno la raccolta differenziata e dovrebbero avere bollette diminuite e non aumentate».

Ma c’è anche un altro punto di attrito. È il nuovo piano industriale. Quello che punta a trasformare in maniera radicale l’attuale stabilimento Saf.

 

Il piano di trasformazione

Infatti, durante l’assemblea bisognava esaminare anche il progetto che trasformerà l’attuale stabilimento Saf. Lo renderà una Fabbrica dei Materiali. In pratica: via la lavorazione che produce cattivi odori, impianti di ultima generazione, riciclo di tutti i materiali possibili. (leggi qui tutti i dettagli: «Ingegnere, voglio chiudere la Saf». Pronto il progetto per la nuova Fabbrica dei Materiali)

Il sindaco di Paliano si è messo di traverso ancora più che per le tariffe. Eppure quel progetto prevede inquinamento zero, impianti certificati dalle associazioni ambientaliste, riciclo totale e niente puzza.

Cosa vuole Domenico Alfieri? «Non voteremo mai un piano industriale Saf che prevede il conferimento dei rifiuti della provincia di Frosinone nella discarica di Colle Fagiolara. Il Principio per cui ogni provincia deve smaltire i propri rifiuti nel proprio territorio deve valere anche per la nostra Provincia. Colle Fagiolara deve chiudere e dico già da oggi che utilizzerò tutti i mezzi leciti affinché ciò avvenga al più presto».

Anche l’esame del progetto è stato spostato alla prossima seduta.

 

Il confronto in Regione

Ora il confronto si sposta in Regione. Lì dove il presidente Lucio Migliorelli ha lavorato per anni come capo della segreteria proprio all’assessorato ai Rifiuti. E dove ha capacità di interlocuzione con il governo regionale.

La mission che i soci gli hanno affidato, ora, come presidente, è a ridosso dell’impossibile: azzerare l’aumento delle tariffe a carico dei cittadini.

Perché ci siamo presi i rifiuti di Roma. E abbiamo già fatto la nostra parte.