Il bluff dei rifiuti, parte seconda

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il vero obiettivo non erano i giornalisti. Quando il presidente Mauro Vicano mercoledì ha aperto le porte dell’Assemblea Soci solo ai sindaci, voleva tenere fuori dall’aula ben altro che la Stampa. Il suo bersaglio erano i consulenti che si erano portati appresso i sindaci nella loro veste di soci della Saf – Società Ambiente Frosinone.

In corridoio c’erano ingegneri ambientali ed esperti nel ciclo dei rifiuti. Alcuni di loro sono assessori in carica.

Il sospetto che li abbia tenuti fuori apposta nasce da un elemento banale. Fuori la Stampa? Ci può stare: all’Assemblea Soci di una società per azioni partecipano gli azionisti, non sono riunioni aperte al pubblico. Giornali e Comitati, possono trasformare tutto in uno spettacolo. Ma assessori e consulenti? Non sono espressione del socio?

 

A portarli sono stati alcuni dei 22 sindaci che intendevano mettere i bastoni tra le ruote di un’Assemblea che ha visto in piena forma l’asse Scalia – De Angelis – Abbruzzese

I 22 sindaci si erano consultati fino alla sera prima. Sono collegati tra loro tramite una chat su Whatsapp. Sapevano benissimo di non avere i numeri per ribaltare alcunché. Ma volevano rompere il silenzio, scalfire il patto a tre, aprire una breccia nel fronte degli amministratori.

Con loro avevano la bozza di un documento molto articolato. A metterlo a punto, facendo la sintesi tra le varie sensibilità dei 22 Comuni, è stato l’assessore all’Ambiente del comune di Ceprano. E’ ingegnere ambientale, preparata sul tema, con molti dubbi sulle procedure Emas legate all’impianto. L’assessore è uno di quelli che all’Assemblea Soci non è stato fatto entrare. Il documento era articolato, punto per punto: già pronto per essere trasformato in delibera.

Insieme all’assessore di Ceprano sono rimasti nel corridoio quegli assessori all’Ambiente competenti per materia, arrivati a Frosinone per assistere i loro sindaci nella discussione. Una decina in tutto.

All’interno, i sindaci cercano di contattarli, stabilire un cordone ombelicale attraverso lo smartphone o la chat. Ma il segnale telefonico nel Salone di Rappresentanza e poco o nulla. E la wireless non c’era modo di farla funzionare.

Al punto che un assessore telefona al Palazzo di Governo e chiede se è possibile un intervento di sua eccellenza il prefetto per far aprire le porte del Salone almeno agli assessori. Ma la risposta non arriverà. Con certezza, dalla prefettura è partita una serie di telefonate al responsabile dell’ordine pubblico: il funzionario della digos assicura che i lavori stanno procedendo regolarmente.

Dentro al Salone, intanto, i sindaci possono essere raggruppati in tre aree. Gli indecisi. Chi aveva approfondito il carteggio e si era portato appresso tanto di osservazioni e precisazioni ben dettagliate. Chi aveva già deciso di votare a prescindere per l’attuale presidente, portando ad occhi chiusi la terna De Angelis (il presidente Vicano), Scalia (Marco Di Torrice nel CdA), Abbruzzese (Daniela Mancinelli di Pontecorvo nel CdA vicina al sindaco Rotondo).

Proprio quest’ultimo gruppo, con il passare delle ore ha cominciato a preoccuparsi- Perché chi era andato in Assemblea tenendo la baionetta tra i denti ha cominciato a smontare poco alla volta le argomentazioni di una Saf «che anziché perseguire la mission del futuro, cioè quella di incentivare la crescita della differenziata vuole andare sciaguratamente in direzione contraria».

Si iniziano a snocciolare le cifre. Il presidente Vicano avverte che senza i rifiuti romani, lui non potrà pareggiare il prossimo Bilancio e sarà costretto a licenziare. Viene posta allora la questione dei rifiuti differenziati: invece di venderli ad altre ditte possono essere conferiti a Saf se la società si attrezza per farlo. A questo punto c’è più di qualche sindaco che impallidisce: quei rifiuti ora li vendono all’esterno. Se volessero portarli a Saf, basterebbe indicare nei bandi comunali proprio questa condizione alle ditte aggiudicatrici del servizio.

Gli assessori rimangono sugli scalini al sole. In sala viene così presentato il documento Alfieri. E’ molto diverso da quello sviluppato dai 22 sindaci. Riescono però ad inserire un punto estrapolato dal loro documento. E’ il punto in cui si chiede a Saf di organizzarsi per ricevere anche il differenziato e si chiede ai Sindaci di modificare i loro bandi, facendo in modo che sia il loro stabilimento ad occuparsi dei loro rifiuti. I sindaci compatti e in perfetta buona fede lo sostengono.

Il testo del documento poi dice che i rifiuti non arriveranno più da Roma, una volta scaduti i contratti. Ma da subito il sospetto è che si tratti di un bluff. E dopo che Alessioporcu.it ha portato alla luce del sole quei dubbi  (leggi qui ‘Il bluff dello stop ai rifiuti in arrivo da fuori’) si aggiungono altre tessere al mosaico.

Alcuni, infatti, solo ora si sono accorti che non è stato domandato al presidente Mauro Vicano se in quei contratti con Roma sono previste penali a carico della Saf (e quindi dei cittadini) nel caso in cui non avvenga il rinnovo. Se negli accordi siano previste clausole di tacito rinnovo.

Tutto si giocherà con il prossimo Contratto di Servizio che il mese entrante Mauro Vicano porterà in CdA.

Lì si vedrà la sua abilità politica, la sua capacità di rincollare i cocci. Adesso sta a lui decidere se azzerare il progetto con il quale aveva iniziato i lavori dell’Assemblea, se ridisegnare completamente la strategia aziendale.

Oppure se, rispettoso delle indicazioni fornite dai soci, resterà suo malgrado impigliato nei superiori ordini che dovessero arrivare dal Ministero o da un prefetto, per evitare il caos immondizie a Roma.

A sua insaputa e suo malgrado.

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