Saf non ce la fa più: i rifiuti organici vanno fuori regione

L'azienda pubblica Saf ha annunciato ai sindaci che non ce la fa. Nemmeno lunedì potrà riprendere la lavorazione della frazione organica. Per un po' sarà necessario portarla fuori regione. Frosinone non ci sta e farà da sola. Anche Roccasecca. Il nodo dell'ammodernamento

La provincia di Frosinone rischia di scivolare nell’emergenza rifiuti: ma solo la parte umida.

Lunedì non ripartirà la lavorazione degli ‘organici’: residui di cibo, tovaglioli di carta unti, residui di frutta e di verdura, fondi di caffè…

Gli impianti dello stabilimento pubblico Saf di Colfelice sono troppo vecchi, faticano a lavorare i rifiuti organici rispettando in pieno tutta la nuova normativa.

 

L’annuncio ai Comuni

La comunicazione è arrivata giovedì sera ai Comuni. Il servizio stava andando avanti a scartamento ridotto già da alcuni giorni, si prevedeva però che i disagi sarebbero durati solo fino a sabato.

Invece la soluzione non c’è. Dopo una settimana di tentativi, Saf ha dovuto gettare la spugna annunciando ai sindaci che non è ancora in grado di riprendere il servizio. Soprattutto non ha una data precisa in cui tutto potrà tornare alla normalità.

Per evitare l’emergenza, Saf ha annunciato che «si è prontamente attivata per individuare impianti idonei, regolarmente autorizzati, disponibili a ricevere l’intero quantitativo di rifiuti conferiti presso l’impianto di Colfelice».

 

Uno solo disponibile

L’azienda pubblica composta da tutti i Comuni e dalla Provincia di Frosinone in parti uguali ha ricevuto la disponibilità di un solo impianto. È fuori regione. Ma ha bisogno delle autorizzazioni amministrative indispensabili per ricevere quei rifiuti dalla Ciociaria.

Le previsioni dicono che il disco verde arriverà entro pochi giorni.

Da quel momento, i Comuni della provincia di Frosinone potranno fare il contratto con il nuovo impianto ed inviare lì la frazione organica dei loro rifiuti.

E perché ognuno deve vedersela da solo? Non era possibile lasciar fare tutto a Saf, contrattando così un prezzo più vantaggioso per tutti?

Per ora non può, «non disponendo dell’iscrizione all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali (Cat. 8) per attività di intermediazione dei rifiuti».

Tradotto: non può farlo perché fino ad oggi si è sempre e solo occupata di lavorare i rifiuti e non di cederli ad altri. Per fare l’intermediazione di rifiuti bisogna essere iscritti in un apposito Albo. Saf però «Si è già attivata per la presentazione della domanda di iscrizione alla competente sezione regionale».

 

C’è chi dice no

Già nella serata di giovedì, il Comune di Frosinone aveva risposto a Saf dicendo: no grazie, facciamo da soli.

Il sindaco Nicola Ottaviani ha individuato la disponibilità della Eco Consul, ad Ancarano in provincia di Teramo. ha evitato così qualsiasi interruzione del servizio. Per ora ha un contratto fino a fine mese ma sta già predisponendo gli atti per un accordo della durata di 6 mesi.

Durissima la posizione di Ottaviani: ha accusato Saf di non avere saputo gestire la situazione, di non avere pianificato una soluzione, di non essersi adeguata al nuovo concetto di raccolta differenziata.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda è sintonizzata Roccasecca. Anche il sindaco Giuseppe Sacco sta definendo una soluzione autonoma che non passi attraverso la Saf.

Nel suo caso sarà la Sangalli a ritirare la frazione umida dei rifiuti ed a conferirla ad una società per il trattamento. La stessa cosa avverrà per quei Comuni nei quali la raccolta viene assicurata dall’operatore lombardo.

«Da mesi – ricorda il sindaco Sacco – chiedevamo di affrontare questo tema in Assemblea, sia alla governance e sia ai sindaci degli altri Comuni. Non è stato fatto: con molta probabilità il problema è stato sottovalutato. Se ci si fosse organizzati prima, oggi la società pubblica avrebbe già acquisito l’iscrizione all’Albo necessaria per proporre tutta la frazione organica ad un unico gestore, ottenendo un trattamento più favorevole a vantaggio di tutti».

 

Il progetto c’è

In effetti, Saf nei mesi scorsi aveva annunciato ai sindaci – soci che c’era la possibilità di arrivare a questo punto.

Proprio per questo motivo aveva avviato la progettazione di un impianto più moderno. Un primo piano industriale era pronto per essere illustrato durate la famosa assemblea che invece si è stoppata rifiutando di approvare il bilancio.

I mesi sono passati nel tentativo di ottenere uno sconto sugli aumenti. Alla fine, la tariffa è aumentata. Con qualche sconto, attraverso operazioni di architettura contabile. Ma non si è arrivati in tempo affrontare il nodo dell’ammodernamento degli impianti.

 

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