Saf, si ai rifiuti da Roma. No alla chiusura della discarica Mad

L'assemblea dei sindaci dice si ai rifiuti da Roma. Arriveranno fino a quando non verrà trasformato l'impianto Saf. Due mesi per predisporre il piano. Per i sindaci, la colpa dell'inquinamento è della Mad. Non passa il documento per chiudere la discarica

I rifiuti di Roma potranno continuare ad arrivare alla Saf di Colfelice. I Comuni della provincia di Frosinone, proprietari della società in parti uguali, hanno approvato la proroga. Senza limiti di tempo. Lo hanno fatto votando un Ordine del Giorno di due pagine: nelle quali si dice poco o nulla di nuovo tranne il fatto che le spazzature romane potranno continuare ad arrivare.

 

L’ASSEMBLEA DEI SINDACI

L’assemblea dei soci della Società Ambiente Frosinone si è riunita nel palazzo della Provincia. Riunione a porte chiuse: come tutte le assemblee dei soci nelle SpA. Fuori c’erano a manifestare i comitati.

L’appello parte poco dopo le ore 15. Presenti 56 sindaci su 91: seduta valida a tutti gli effetti.

Inizia il dibattito. Tutto incentrato su un solo tema. È la relazione presentata a fine dicembre 2017 dal neo presidente Lucio Migliorelli. Prende atto dei motivi che hanno indotto il suo predecessore Mauro Vicano a mollare il timone e tornarsene a fare il dirigente Asl: con i vincoli che i sindaci hanno introdotto nei mesi scorsi è impossibile governare la Saf. In pratica, l’assemblea del 28 giugno 2017, all’unanimità, aveva stabilito di di cessare al 31 dicembre tutti i contratti in essere per la lavorazione di rifiuti provenienti al di fuori della Provincia di Frosinone.

Ma senza rifiuti da fuori provincia, sosteneva Vicano e sostiene ora Migliorelli, è impossibile pareggiare i costi e bisognerebbe scaricare tutto sulle tasse per i cittadini.

 

LA RELAZIONE MIGLIORELLI

Nella sua relazione il presidente Lucio Migliorelli a dicembre aveva messo in evidenza che l’interruzione immediata del flusso di rifiuti da fuori provincia espone l’azienda – e di conseguenza i Comuni soci ed i cittadini – a sicuri aumenti della tariffa.

C’è l’esigenza di mantenere il necessario equilibrio economico – finanziario: altrimenti si finisce in tribunale, di fronte alla corte dei conti.

La relazione Migliorelli spiega che la Saf rappresenta un importante punto di riferimento pubblico nel panorama della gestione dei rifiuti, ha garantito negli anni che non si creasse alcuna emergenza immondizie in provincia di Frosinone, a differenza di quello che è accaduto tutto intorno, a nord ed a sud, con il collasso registrato prima da Napoli ed ora da Roma.

 

I PROBLEMI? MAD E NON SAF

I sindaci poi per la prima volta mettono nero su bianco la questione della vicina discarica provinciale dei rifiuti. È quella gestita a Roccasecca dalla società privata Mad.

Per i sindaci l’impatto ambientale che deriva dal trattamento dei rifiuti di fuori provincia è causato principalmente dall’abbancamento dei rifiuti nella discarica di roccasecca.

Proprio il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco invita ad avviare le procedure per la chiusura della Mad «appena tra un anno avrà esaurito i suoi volumi. No alla realizzazione di un nuovo invaso, che sarebbe il quinto, nel quale continuare a gettare immondizie lavorate». Chiede che la Provincia definisca il procedimento con cui individuare la nuova discarica provinciale. Con lui sottoscrive il sindaco di San Giovanni Incarico e poi un’altra serie di primi cittadini.

 

IL DOCUMENTO MATERIALE

Accanto al documento Sacco appare poi il testo messo a punto dal sindaco di Castrocielo Filippo Materiale. È un Ordine del Giorno di due pagine. Nei principi è identico a quello del suo collega Sacco. Chiede che la Saf venga riconvertita, tenendo conto del cambiamento radicale nella lavorazione dei rifiuti avvenuto in questi ultimi anni. Va incontro alla nuova normativa regionale voluta da Nicola Zingaretti: trasformazione dello stabilimento Saf in “fabbrica dei materiali” nella quale produrre materie prime attraverso il riciclo della spazzatura.

Rispetto al documento Sacco, l’Ordine del Giorno Materiale ha un passaggio in più. Con il quale a parole “conferma l’orientamento all’interruzione del conferimento dei flussi di rifiuti indifferenziati provenienti da fuori provincia di Frosinone“.

Nei fatti concede “la prosecuzione del conferimento, a carattere temporaneo e straordinario” dei rifiuti romani.

 

Una retromarcia in piena regola? Sulla carta no. È una proroga di almeno due mesi. Durante i quali mettere a punto un nuovo piano industriale per la Saf.

 

LE LINEE GUIDA

Il piano dovrà seguire alcune precise indicazioni. Il progetto dovrà garantire l’ammodernamento e l’efficientamento dell’impianto Saf. Dovrà essere dimensionato in base alla effettiva produzione provinciale dei rifiuti: non dovrà essere più grande così non ci sarà alcun rischio che vengano da fuori a chiedere di lavorare le loro immondizie. Dovrà prevedere nuove linee di produzione dedicate al trattamento dei rifiuti differenziati, al fine di riciclare i materiali. E dovrà attuare tutte le misure utili a contenere le emissioni di cattivi odori.

Fino alla definizione del piano, alla sua approvazione, alla gara per appaltare i lavori, i rifiuti potranno continuare ad arrivare da Roma.  Perché? «Al fine di garantire la continuità e l’equilibrio economico finanziario dell’azienda, individuando preventivamente tempi e quantitativi specifici. Il flusso da fuori provincia è autorizzato relativamente ai fini della lavorazione e valorizzazione energetica».

 

 

RIFIUTI SI, BLOCCO MAD NO

Si passa ai voti. L’ordine del Giorno Materiale viene approvato con 35 voti a favore, 17 sindaci contrari, 4 si sono astenuti.

Arriva il momento di votare anche il documento Sacco, quello che chiede di avviare l’iter di chiusura della Mad.

Ma non viene votato. I sindaci del centrosinistra lasciano il salone di rappresentanza della Provincia e lasciano all’interno un numero così ridotto di primi cittadini che la seduta non è più valida.

 

Si riparte da qui. Da una proroga che solo apparentemente è di due mesi. I 60 giorni infatti sono per la messa a punto del piano. La proroga invece è valida fino alla realizzazione effettiva del nuovo impianto.