Saf, lo spettro del liquidatore si agita sui sindaci

I sindaci ad un bivio. La nuova stangata sui Rifiuti non intendono approvarla. Anche perché le bollette dovrebbero spedirle loro ai cittadini. Su carta intestata del Comune. Ma se non lo fanno, si rischia l'arrivo del Commissario. Che non andrebbe per il sottile.

Davvero i sindaci si assumeranno la responsabilità di non votare il bilancio della Saf e di determinare la messa in liquidazione della società? (leggi qui La Saf inciampa sul bilancio. Muro dei sindaci).

 

I ricorsi

Intanto partiamo dai Comuni che hanno presentato ricorso contro l’aumento delle tariffe: Frosinone, Cassino e Piedimonte San Germano si sono mossi per primi. Poi, come riportato dalle cronache de Il Messaggero, Veroli, Anagni, Ferentino, Paliano, Ceprano, Castelliri, Castro dei Volsci e Fiuggi hanno dato mandato ad un avvocato di presentare ricorso al Tar.

E’ difficile pensare che chi ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, possa votare un bilancio che si fonda sull’aumento tariffario, da 102,94 a 138,68 euro a tonnellata per il conferimento dei rifiuti a Colfelice.

L’operazione messa in atto però è trasversale e ai massimi livelli, perché se a Frosinone e Cassino ci sono sindaci forzisti come Nicola Ottaviani e Carlo Maria D’Alessandro, a Ferentino, Veroli e Ceprano i primi cittadini sono nientemeno che il presidente della Provincia Antonio Pompeo, Simone Cretaro e Marco Galli, tutti esponenti di punta del Partito Democratico, lo stesso che esprime il presidente della Saf Lucio Migliorelli, fedelissimo di Francesco De Angelis.

A Paliano poi il sindaco è Domenico Alfieri, segretario politico reggente dei Democrat. Mentre ad Anagni e Fiuggi ci sono i nuovi, entrambi di centrodestra: Daniele Natalia e Alioska Baccarini.

 

Comuni e non esattori

Il problema dei sindaci, di qualunque colore politico, è pratica: la cartella di pagamento dei rifiuti arriva su carta intestata del Municipio.

In questo caso l’aumento, già operativo per il 2018, si riverbera pure sugli arretrati: 2015, 2016 e 2017. In totale 10 milioni di euro.

Una stangata per famiglie e imprese, che nessuno vuole intestarsi, sia chi è stato appena eletto sia chi il prossimo anno si presenta per il bis, sia chi invece non ha le elezioni nell’orizzonte immediato.

In queste condizioni il via libera al bilancio il prossimo 20 luglio potrà esserci soltanto se Lucio Migliorelli riuscirà ad ottenere dalla Regione, nero su bianco, un contributo per l’ammodernamento dell’impianto.

In quel caso si libererebbero somme da investire per azzerare il conguaglio tariffario.

 

La Saf ai privati?

Resta sempre però l’ipotesi della messa in liquidazione della società in caso di bocciatura del documento  contabile. Un liquidatore, magari nominato dal tribunale, dovrebbe rispondere soltanto al codice civile.

Il primo atto sarebbe quello di chiedere ai Comuni le somme arretrate. Non poca cosa da quanto si mormora negli ambienti di Colfelice. Finora i presidenti della Saf hanno mediato con i Comuni, rendendosi conto delle difficoltà di questi ultimi anni. Un liquidatore non avrebbe la stessa sensibilità. 

Davvero i sindaci si assumeranno la responsabilità di non votare il bilancio della Saf e di determinare la messa in liquidazione della società?

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