C’è spazio per Petrarcone: «Come padre nobile. E come sindaco? Dipende»

Il dibattito nel centrosinistra per individuare il candidato sindaco. Parla Salera. Petrarcone? "Si metta a capo di questa operazione di unificazione". Candidato? "Se riuscisse ancora ad unire tutti saremo con lui".

«Peppino è un amico. Con lui abbiamo condiviso momenti importanti per la crescita di Cassino. Cinque anni in cui abbiamo riportato Cassino ad essere il centro politico, economico e culturale di un intero territorio. Lui è stato ed è un riferimento per un gruppo di persone che ha messo in campo la propria competenza, il proprio tempo e l’entusiasmo in cinque anni per migliorare la qualità della vita dei cittadini di Cassino».

Enzo Salera è dottore commercialista. Ed è amico da antica data dell’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone. È lui ad avere tenuto in equilibrio i conti di Cassino durante l’ultimo mandato del centrosinistra, fino a tre anni fa. Lui ha fatto parte della ristretta cerchia di consiglieri fidati: quella guardia pretoriana rimasta accanto a Peppino anche nei momenti più difficili. È lui che la settimana scorsa si è assunto il compito di dirgli che questa volta non poteva essere il candidato sindaco.

«Il problema non è né personale né politico».

Allora?

«Se Peppino Petrarcone riuscisse ancora oggi ad aggregare intorno alla sua figura e al suo progetto l’intero centrosinistra io, insieme a tutta la “guardia pretoriana” come la chiama lei, saremmo senza alcun dubbio con lui».

Dove sta il problema?

«Il problema è che in un quadro di ricomposizione a livello nazionale del centrosinistra avvenuta con l’elezione di Zingaretti a segretario del PD, questa ricomposizione non è avvenuta a Cassino. Anzi si sono acuiti i rancori, i risentimenti, le rivendicazioni personali, con uno sguardo rivolto al passato. Che non porta sicuramente ad avere possibilità di successo per il futuro. In più questa volta, quando siamo andati a formare le liste a sostegno della candidatura di Peppino, per la prima volta abbiamo trovato difficoltà».

Che difficoltà?

«Ci sono state persone, girando per la città, che ci hanno sollecitato un cambiamento. Non hanno criticato l’uomo Petrarcone né il sindaco Petrarcone. Hanno criticato l’assenza di un ricambio generazionale. Chiedevano un volto nuovo».

Il che si somma al problema che tre anni fa vi ha fatto perdere le elezioni: l’inconciliabilità con l’altra ‘sensibilità’ del Pd, quella che si riconosce nelle posizioni di Francesco Mosillo.

«Oggi siamo presenti di fronte ad un nuovo quadro a livello nazionale e regionale. Abbiamo tutti appena fatto una campagna elettorale per le primarie del PD che hanno riportato il popolo di centrosinistra entusiasta a confrontarsi con la democrazia. È chiaro e vivo negli occhi di tutti però, la grande sconfitta del 4 marzo dello scorso anno, quando un centrosinistra distrutto e dilaniato al suo interno, ha raggiunto il punto più basso della propria storia politica. Ecco che il mio impegno è oggi e fino ad un minuto prima della presentazione delle liste, la ricerca dell’unità del centrosinistra. Perché, attenzione, se si viaggia divisi già dal primo turno, alla fine si perde, come avvenuto nel 2016. E si riconsegna la città nelle mani della destra più incompetente e reazionaria».

Perché questa soluzione non è stata formalizzata?

«Un gruppo importante di ex amministratori con molti ex assessori e consiglieri che hanno condiviso con Petrarcone il percorso amministrativo e anche di vita, mi hanno chiesto di lavorare per fare in modo che si possa evitare la frattura del 2016. E questo sto cercando di fare, sia all’interno del nostro gruppo che all’esterno. Per esempio con coloro che militano nel Partito Democratico e che fanno a capo all’area di Francesco Mosillo ma che non hanno condiviso l’imposizione di un documento votato dal Direttivo che punta a spaccare piuttosto che ad unire. E poi con tutte le altre forze del centrosinistra, a partire dai socialisti, Mdp, ex Sel, il movimento Demos, e da tutti coloro che a livello civico condividono il percorso riformista da poter apportare nella nostra città. Ma anche alle forze più centriste che però negli ultimi anni hanno fatto un importante percorso amministrativo, come l’ex vicepresidente della Provincia Massimiliano Mignanelli, eletto nelle liste del PD alle scorse provinciali. Sulla scia, d’altronde, del lavoro di ricomposizione del quadro di centrosinistra portato avanti in tutti questi anni dal Presidente Zingaretti».

La candidatura di Petrarcone è stata in qualche modo ‘pilotata’?

«Il documento che appare all’improvviso dal nulla, una delle firme a sostegno che viene disconosciuta, la votazione praticamente senza tentare di ricomporre il quadro… Se vogliamo pensare che sia un’azione pilotata possiamo anche immaginarlo. Ma tanto cambia poco».

Il problema è che Petrarcone voleva cambiare la squadra e rinnovarla?

«No. Il problema è che non c’è stata condivisione. Né sul documento, né tantomeno sul percorso di candidatura. Questo però lo abbiamo comunicato in modo diretto e franco, in più occasioni anche prima del direttivo del PD a Petrarcone, che non era il caso di procedere con colpi di mano. Ma così non è stato, purtroppo e si è deciso di forzare la mano».

Ora come procederete?

«Noi ci stiamo consultando con gli altri Partiti del centrosinistra e con gli altri movimenti ma anche con Peppino Petrarcone e la segreteria del Partito Democratico. Vogliamo arrivare ad una candidatura che sia il più ampia e condivisa possibile. Presentarci divisi, ripeto, è stato un limite che tre anni fa abbiamo pagato a carissimo prezzo».

Quel nome unitario potrebbe essere Enzo Salera?

«Mettiamo in chiaro anche questo: io non cerco di fare il sindaco. Cerco di realizzare una coalizione che sia in grado di vincere le prossime elezioni. Se dovesse emergere che l’elemento unificante sia io, non mi tirerei indietro. Ma la mia candidatura non è all’ordine del giorno: è importante, ripeto, trovare una sintesi unitaria».

Vi sentite traditi?

«No. Qui non c’è stato tradimento né da una parte né dall’altra. C’è stata una divergenza di vedute. In politica ci sta. Può dispiacere umanamente. Ma qui non ci sono traditori, non ci sono traditi. E soprattutto c’è una città da governare e che purtroppo durante questi due anni e mezzo è stata completamente abbandonata».

C’è ancora spazio per una mediazione?

«Lo spazio per la mediazione c’è sempre. E c’è sempre lo spazio per Peppino. Glielo dico ancora una volta, con il cuore in mano: si metta a capo di questa operazione di unificazione del centrosinistra, renda possibile la creazione di una maggioranza forte politicamente e moralmente. Faccia il padre nobile di questa coalizione».