Salvati arresto solo sulla carta: il giudice dice no, il Riesame dice si. Si va in Cassazione

Il Riesame dice si all'arresto dell'ex sindaco di San Giovanni Incarico Antonio Salvati. Il Giudice aveva detto no. Il provvedimento non è esecutivo. Si attende la Cassazione. Venerdì il prefetto gli aveva notificato 7 procedimenti disciplinari. Congelati pure quelli.

Lo hanno arrestato: senza clamori, senza folle. E solo sulla carta. Un brutto contrappasso per un uomo abituato alle masse, ai comizi oceanici, a centinaia di persone che o lo amavano. O lo odiavano. Volevano portarlo in carcere Antonio Salvati, ex sindaco di San Giovanni Incarico ed ex presidente dell’unione di Comuni Antica Terra di Lavoro. I carabinieri gli hanno notificato il provvedimento emesso dalla magistratura di Cassino e già convalidato a Roma. Ma quel provvedimento per ora è solo sulla carta. Non è esecutivo. E rischia di non esserlo mai. Antonio Salvati è un ‘arrestato a piede libero’.

L’accusa

Alla base delle accuse c’è una lunghissima attività d’indagine condotta di carabinieri del Comando Provinciale di Frosinone e dai loro commilitoni della Compagnia di Pontecorvo.

C’è un po’ di tutto in quel fascicolo. Sono sette le ipotesi di accusa a suo carico. Si va da reato di concussione alla corruzione elettorale, fino all’intralcio alla Giustizia. Ma solo una è stata ritenuta abbastanza consistente da essere poi proposta ai magistrati.

È il caso più eclatante. Sono i 250mila euro che Salvati è sospettato di avere chiesto, un po’ alla volta, ad un imprenditore del posto. La vittima individuata dalle indagini è il legale rappresentante di una cooperativa: avrebbe preteso i soldi per fargli ottenere i pagamenti delle fatture di vitto e alloggio dei richiedenti asilo politico alloggiati nelle strutture gestite dalla coop.

I 7 procedimenti disciplinari

Non solo. Paralleli ai 6 avvisi di garanzia emessi nel tempo dalla Procura della Repubblica, Antonio Salvati ha ricevuto la notifica dell’avvio di 7 procedimenti disciplinari.

Alla base dei procedimenti c’è sempre l’iniziativa della Procura della Repubblica di Cassino. Che ha informato il ‘datore di lavoro’ dell’ex sindaco. Salvati è Segretario Comunale e pertanto i magistrati hanno comunicato l’esistenza dei 6 avvisi di garanzia a suo carico l’Agenzia Nazionale dei Segretari Comunali con sede a Roma.

Da lì sono partiti i 6 procedimenti (uno per ogni avviso di garanzia) più un settimo per non avere egli stesso informato il datore di lavoro. A notificarli è stata la prefettura di Frosinone.

Ma sono tutti sospesi. Esattamente come l’arresto. Sono solo sulla carta.

Antonio Salvati ed il prefetto Ignazio Portelli avevano avuto modo di conoscersi appena il rappresentante del Governo si era insediato a Frosinone. Aveva sospeso l’ex sindaco, contestandogli “Gravi e persistenti violazioni di legge“. (leggi qui «Gravi e persistenti violazioni di legge»: il prefetto revoca il presidente Salvati). La risposta di Salvati era stata una diffida al prefetto, intimandogli di revocare entro tre giorni quella sospensione. E scrivendo al Ministero dell’Interno contestando il comportamento del suo funzionario. (leggi qui Salvati sfida il prefetto: tre giorni per revocargli la sospensione).

Il cavillo fino alla fine

Che lo si ami o lo si odi, Antonio Salvati nella sua carriera è stato un politico sul filo del cavillo. Laurea in Giurisprudenza, accompagnata da quella in Scienze Politiche, presto ha rinunciato alla carriera forense per concentrarsi su quella di Segretario Comunale. La scelta più logica: è uno che non si è mai fermato di fronte alle norme. Ma ha cercato di interpretarle.

Arrivando a infilarsi dentro i recessi più profondi. E muovendosi con abilità al loro interno. I magistrati della Procura sospettano che lo abbia fatto a proprio vantaggio.

Ha cavillato anche quando hanno chiesto di arrestarlo.

La Procura della Repubblica di Cassino ci aveva provato nei giorni scorsi. Il fascicolo è arrivato sul tavolo del Giudice delle Indagini preliminari Gabriele Montefusco. Il magistrato lo ha letto in maniera molto attenta. Ed ha respinto la richiesta di carcerazione per Salvati.

Il non arresto di Salvati

La Procura a questo punto impugna il diniego del giudice. E ricorre al Riesame di Roma. All’udienza partecipa Antonio Salvati con il suo difensore Ivan Santopietro. Spiegano che non ci sono gli elementi per procedere alla carcerazione dell’ex sindaco.

Perché no? Perché per privare della libertà una persona occorre che ci sia almeno uno dei tre elementi fondamentali: il concreto rischio che possa scappare, possa continuare a commettere il reato, possa nascondere o truccare le prove.

Nel corso dell’udienza al Riesame, Salvati e Santopietro fanno notare che l’ex sindaco non aveva alcuna intenzione di partire manco per andare a Falvaterra, figuriamoci allontanarsi per sottrarsi alla Giustizia.

Inoltre fanno notare che è impossibile sostenere l’accusa di Estorsione o Concussione. Perché? Il motivo è banalissimo: l’Unione dei Comuni guidata da Salvati pagava in anticipo le fatture alla Cooperativa e poi aspettava che il ministero gli inviasse i soldi. Faceva così per evitare interruzioni nel servizio e problemi con i migranti, dal momento che nel passato c’erano state due rivolte proprio a San Giovanni Incarico a causa dei ritardi del Ministero.

Il Riesame studia le carte. E dice che ha ragione la Procura della Repubblica. E che Salvati può essere arrestato.

L’atto gli deve essere notificato. I carabinieri vanno e notificano. Dicendo in sostanza: guardi, il Riesame dice che ha ragione la Procura e che lei deve essere arrestato. Ma non è un giudizio definitivo perché manca il relativo ordine di custodia. Faccia un po’ lei.

Il caso in Cassazione

Tutto sospeso anche perché

L’esecuzione della decisione con la quale il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero dispone una misura cautelare, è sospesa fino a che la decisione non sia divenuta definitiva“.

Il caso ora passa in Cassazione. Nel frattempo, Antonio Salvati è un arrestato potenziale, solo sulla carta.