Sanremo, Di Maio e Salvini. Sono solo canzonette

I Cinque Stelle si sono ricompattati “contro” il Capitano del Carroccio, mentre quest’ultimo attende le europee per regolare i conti con quelli che è davvero arduo definire alleati. Nel frattempo si va avanti in una “guerra” quotidiana. Meno male che arriva il Festival, che è una cosa seria.

Meno male che domani comincia il Festival di Sanremo. Per una settimana sarà quello l’evento principale. Meglio le canzoni di una politica ormai ripetitiva, che si gioca tutta all’interno della maggioranza (ci vuole coraggio a definirla tale) di governo.

Il Movimento Cinque Stelle si sta ricompattando “contro” Matteo Salvini e la Lega sta aspettando le europee per ridimensionare gli alleati (ci vuole coraggio a definirlo tali) e provare altre strade.

Intanto però dicevamo che i Cinque Stelle si sono ricompattati nella linea “contro” Matteo Salvini. Roberto Fico, presidente della Camera (eletto anche con i voti del centrodestra) ha telefonato al vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio per avvertirlo di quello che da lì a pochi minuti sarebbe diventato l’ennesimo affondo. Cioè. “Salvini farebbe meglio a farsi processare e il Tav non si farà mai”.

Stessa posizione di Alessandro Di Battista, che aveva invitatola Lega a non rompere i “c….” oppure a tornare da Silvio Berlusconi. Sempre sul Tav. Posizione peraltro condivisa da Luigi Di Maio, che era presente quando Di Battista si lanciava nella crociata anti Carroccio.

La Lega per ora non reagisce, si prepara all’ennesima vittoria alle Regionali, in compagnia di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni.

In passato è successo di tutto, ma non è che Giulio Andreotti mandava a quel paese Bettino Craxi. Neppure Silvio Berlusconi si è comportato in questo modo nei confronti di Gianfranco Fini o Pierferdinando Casini. Nemmeno Romano Prodi con Fausto Bertinotti. O Matteo Renzi con Angelino Alfano. Quando arrivava il momento della rottura, si faceva saltare l’alleanza: ma senza arrivare a questi livelli di ‘dialettica’ nelle settimane precedenti.

I Cinque Stelle dicono  no a tutto, soprattutto al progresso. Forse perché meno si fa, meno si sbaglia. Ma due sì li dicono: Salvini va processato e i migranti vanno accolti. Due sì per dire no alla Lega.

Meno male che c’è il Festival, meno male che arrivano Claudio Baglioni, Claudio Bisio e Virginia Raffaele. Attenzione alle imitazioni però. Quelle dei politici di Lega e Cinque Stelle intendiamo. Hanno dimostrato di essere suscettibili e di non avere il senso dell’umorismo.

Perché in fondo aveva ragione Edoardo Bennato: sono solo canzonette.