Salvini telefona, Durigon si dimette: “Ma non sono fascista”

La lettera con cui Claudio Durigon si dimette. L'accusa a chi ha strumentalizzato le sue parole. L'impegno a continuare. Roma e la regione nel mirino

Getta la spugna ma non si arrende. Si dimette ma non sparisce dalla scena. Rilancia, attacca, si difende: Claudio Durigon ha rinunciato all’incarico di Sottosegretario di Stato alle Finanze. Lo ha fatto “Per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno”. Claudio Durigon, fatta questa premessa, annunciaho deciso di dimettermi dal mio incarico di Governo che ho sempre svolto con massimo impegno, orgoglio e serietà“.

La lettera arriva dopo una telefonata con Matteo Salvini. Nelle ore precedenti Mario Draghi aveva dato le ore contate per risolvere la questione dicendo in modo esplicito che se non l’avesse sistemata la Lega ci avrebbe messo mano lui. (Leggi qui ”Matteo, o spicci tu la faccenda Durigon o faccio io”).

Gli italiani non vogliono polemiche

Claudio Durigon (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Il deputato leghista nella sua lettera aperta spiega che “Gli italiani da noi e dal Governo si aspettano soluzioni, non polemiche. Quindi faccio un passo a lato, per evitare che la sinistra continui a occuparsi del passato che non torna, invece di costruire il futuro che ci aspetta. Io continuo, anche senza il ruolo di sottosegretario, a lavorare per difendere Quota 100 e impedire il ritorno alla legge Fornero. Per ottenere saldo e stralcio, rottamazione e rateizzazione per i 60 milioni di cartelle esattoriali che rischiano di partire da settembre, massacrando famiglie e imprese“.

Non solo gli obiettivi nazionali. Ora nel mirino ci sono le elezioni di Latina. Poi – forse – la corsa per fare il Governatore della Regione Lazio. “Il tempo che non passerò più al ministero lo dedicherò anche alle mie amate comunità di Latina e Roma: hanno bisogno di progetti, efficienza, sicurezza e lavoro, non di incapacità e polemiche. Da militante fra i militanti, avrò anche più tempo per raccogliere firme per i referendum sulla giustizia fino a settembre, così da arrivare a un milione di firme“.

Il suo posto da Sottosegretario faceva gola a molti. Soprattutto dentro la Lega. L’ala nordista da giorni aveva iniziato a prenderci le misure. Durigon non se ne preoccupa: “Auguro buon lavoro a chi prenderà il mio posto. In un grande Partito come la Lega siamo tutti sostituibili, tranne Matteo Salvini che ringrazio per il sostegno, la vicinanza politica, morale e umana che ha avuto nei miei confronti. Non da ultimo, ringrazio i tanti militanti, simpatizzanti o elettori che mi hanno inviato messaggi di vicinanza in questi giorni“.

Sul parco, errore di comunicazione

L’ormai ex sottosegretario ammette che sul caso del Parco di Latina da re intitolare ad Arnaldo Mussolini c’è stato un errore di comunicazione, un’ingenuità. “Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio: è chiaro che, nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso”.

Non ci sta a passare per nostalgico o per fascista.Mi dispiace che mi sia stata attribuita un’identità ‘fascista’, nella quale non mi riconosco in alcun modo. Non sono, e non sono mai stato, fascista. E, più in generale, sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra: sono cresciuto in una famiglia che aveva come bussola i valori cristiani“.

Meno ancora ci sta a passare per uno che non abbia rispetto per la memoria dei giudici Falcone e Borsellino. O per uno che non abbia a cuore la lotta alle mafie. “Mi dispiace soprattutto che le mie parole, peraltro lette e interpretate frettolosamente e superficialmente, abbiano potuto portare qualcuno a insinuare che per me la lotta alla mafia non sia importante. È infatti vero esattamente il contrario: la legalità, e il contrasto alle organizzazioni criminali, sono per me dei valori assoluti, nei quali credo profondamente. Per questo, anche se le mie intenzioni erano di segno opposto, mi scuso con quanti, vittime di mafia (o parenti di vittime di mafia), possono essere rimasti feriti dalle mie parole”.

Interpretazioni malevole

Ribadisce il concetto: intendeva dire altro. L’interpretazione è stata diversa.Per essere più precisi, mi scuso con chi può essere stato ferito da una certa interpretazione che è stata data alle mie parole. E sottolineo che le mie scuse in questo senso, in particolare alle famiglie Falcone e Borsellino, e a quelle degli agenti di scorta caduti insieme a loro, sono sentite e profonde (come sentita e profonda è, per me, la convinzione nel valore della legalità)“.

È per questo che mi indigna veramente -aggiunge- il fatto che qualcuno, forzando il senso delle mie parole, mi abbia accusato di mancanza di rispetto e di ingratitudine nei confronti dei giudici Falcone e Borsellino. Che invece, per me (e per moltissimi della mia generazione), sono non solo due figure eroiche, ma anche dei modelli di etica, di civismo, di senso dello Stato. Anche per questo, sono disgustato da alcuni media che mi hanno addirittura accostato ai clan rovistando nella spazzatura al solo scopo di infangarmi“.

Ho dovuto constatare sulla mia pelle, con grande amarezza, che esistono professionisti della strumentalizzazione. Hanno usato le mie parole per attribuirmi a tutti i costi un’etichetta che non mi appartiene. Lo hanno fatto con l’unico fine di colpire me e il Partito che rappresento. Si tratta di un’operazione che mi ferisce profondamente e che non posso più tollerare. Aggiungo che tutta questa polemica sta diventando l’alibi di chi, in malafede, intende coprire altri problemi: mi riferisco in particolare ai limiti del Viminale (più di 37mila sbarchi dall’inizio dell’anno contro i 17.500 del 2020 e i 4.800 del 2019, per non parlare dello scandalo del rave abusivo), o delle incredibili parole di Giuseppe Conte sul dialogo con i Talebani“.

E i vari professionisti della strumentalizzazione -aggiunge- sono gli stessi che ancora oggi troppo spesso tacciono quando si negano i massacri delle Foibe, o appoggiano Paesi e organizzazioni che inneggiano all’uccisione degli ebrei e alla cancellazione dello Stato di Israele“.

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