Sapore di mare un anno dopo

Rispetto al 2017 le differenze sono notevoli: niente siccità e nuovo piano tariffario del servizi idrico. I rifiuti di Roma possono portare un abbassamento della tariffa per i ciociari. E in parlamento non ci sono più Scalia, Spilabotte e Pilozzi ma le truppe pentaleghiste. Resiste Nicola Zingaretti, che si appresta a sfidare Matteo Renzi, un altro immortale. Ma alla rovescia.

In dodici mesi è cambiato tutto. Basta fare un raffronto per capire che di acqua sotto i ponti ne è davvero passata molta.

 

Dodici mesi fa la Ciociaria era nella morsa di una siccità senza precedenti, con il gestore del servizio idrico impegnato a fronteggiare l’emergenza. In un clima di forte scontro con l’assemblea dei sindaci.

Adesso invece è stata approvata la nuova articolazione tariffaria, con evidenti risparmi sulle bollette e con una votazione dell’Ato 5 che ha definitivamente ribaltato quella con la quale si chiese la risoluzione della convenzione con Acea. I tempi sono cambiati.

 

Alla Saf un anno fa, nonostante l’approvazione del bilancio, si consumava lo strappo tra l’allora presidente Mauro Vicano e i sindaci che avevano appena firmato un documento per dire no in maniera categorica al trattamento dei rifiuti di Roma.

Pochi giorni fa l’attuale presidente della Società Ambiente Frosinone ha salutato l’approvazione di un bilancio nel quale il trattamento dell’immondizia romana potrebbe determinare una diminuzione della tariffa per i Comuni ciociari. Anche in questo caso la votazione ha rappresentato una svolta.

 

Ma è sul fronte politico che sono avvenuti i maggiori cambiamenti. Nell’estate 2017 sotto l’ombrellone, da onorevoli, c’erano Francesco Scalia, Maria Spilabotte, Nazzareno Pilozzi. Tutti del Pd, tutti renziani, tutti proiettati all’ennesima Leopolda.

Adesso, dopo lo tsunami del 4 marzo, loro non ci sono più e al Senato sono stati eletti Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) e Gianfranco Rufa (Lega). A Montecitorio, invece, l’unico confermato rispetto alla scorsa legislatura è stato Luca Frusone, del Movimento Cinque Stelle. Ma ci sono pure Ilaria Fontana ed Enrica Segneri, sempre dei Cinque Stelle. E Francesco Zicchieri e Francesco Gerardi, della Lega.

Anche in Ciociaria l’onda gialloverde ha travolto tutto.

 

Mutata di molto perfino la rappresentanza alla Regione Lazio.  Il solo a resistere è stato Mauro Buschini, non più assessore ma capogruppo del Pd. Con lui Sara Battisti, sacerdotessa del rito orfiniano convertitasi a quello deangelisiano e zingarettiano. Poi Loreto Marcelli, dei Cinque Stelle, e Pasquale Ciacciarelli (Forza Italia), che ha ricevuto il testimone da Mario Abbruzzese.

Già, Mario Abbruzzese: dove sedere alla Camera dei deputati, poi il ciclone Cinque Stelle e qualche “franco tiratore” ha rovinato tutto. Ma lui ha reagito: presidente del Cosilam e vice responsabile nazionale degli enti locali di Forza Italia.

 

Cambi anche alla guida dei partiti. Al timone di Forza Italia c’è Adriano Piacentini e non più Pasquale Ciacciarelli. Sulla tolda del Pd troneggia Domenico Alfieri e non più Simone Costanzo. Chi lo dice che non c’è ricambio?

 

Infine, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, pronto a prendersi la segreteria del Pd. Lui è uno che ha mantenuto ruolo e posizione in virtù di una vittoria in controtendenza. Vuole provare a rilanciare il Partito Democratico. Per farlo dovrà sfidare e battere un altro “immortale”: il senatore Matteo Renzi. Lui rimane imperterrito alla guida (formale o sostanziale del Pd).

Lo fa sull’onda lunga di sconfitte a raffica. Se vogliamo, anche questa è controtendenza.

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