I misteri del sarcofago di Boville e quegli scavi che potrebbero dare risposte

I misteri del sarcofago paleocristiano trovato nel 1943 a Boville Ernica. Con ciò che potrebbe essere la più antica raffigurazione della Natività. Ma con tanti interrogativi ancora senza risposta

Una statuina della Madonna posta all’ingresso principale del Parco dell’Emigrante, simbolo delle radici cristiane di un popolo che non si vergogna di averle. E di portarle con sé ovunque vada, proprio come quegli emigranti che, dal periodo del dopoguerra, hanno avuto il coraggio di andare a cercare fortuna altrove, soprattutto oltreoceano, nel Continente Americano. Moltissimi di loro l’hanno trovata, senza mai dimenticare quei simboli che testimoniano il fortissimo legame con la propria terra, le proprie origini, la propria cultura. La cultura di un paese. Boville Ernica. La cultura di un popolo antico, legata palesemente alla religione, alla fede. Una religione che si trova nella storia, nell’arte, nei monumenti, nelle chiese, nei reperti archeologici. 

È decisamente questo il caso del sarcofago Paleocristiano di Boville Ernica, rinvenuto durante la seconda  guerra mondiale nelle campagne di Sasso, a valle del centro storico, al confine con Monte San Giovanni Campano. Nel 1943 per la precisione, come appurato da don Giovanni Magnante in uno studio che nel 2017 è culminato con la pubblicazione del libro “Il Sarcofago Paleocristiano, profilo storico-documentaristico” edito dalla tipografia “la Monastica” Abbazia di Casamari. 

Nella collina soprastante di Monte di Fico nel X secolo a.C. aveva avuto origine la civiltà. Qui infatti si rinvengono evidenti testimonianze cultuali, fra cui tratti ben conservati di mura ciclopiche, segno della presenza nei dintorni di una civiltà precostituita presumibilmente Volsca. 

Il sarcofago, un monumento funebre, una “cassa da morto”, una di quelle cose che a primo impatto potrebbe apparire banalissima. E invece no. Testimonia le origini della forte presenza cristiana, non solo a Boville Ernica ma in tutta la terra di Ciociaria.

Certo. Ma non solo. Si va oltre. Su tutta la superficie principale di quello che potrebbe sembrare soltanto l’involucro della dimora eterna scelta da un ricco signore di Boville, residente in una villa romana di cui vi sono tracce ovunque in loco, si trova la storia della cristianità: vi è raffigurata, scolpita in un bassorilievo, la Natività più antica d’Europa. Esagerazione? Certamente no. Se è vero, come è stato da più parti accertato, che la sua datazione è del 350 dopo Cristo. Siamo di fronte a un importante “documento” delle radici Cristiane dell’Europa. 

Qualcuno va oltre, sta studiando la presenza di alcuni “strani” simboli presenti sulle immagini in bassorilievo: sarebbero la rappresentazione grafica di una costellazione da cui si potrebbe ricavare l’esatta nascita di Gesù Cristo, il Nazareno. Interessante teoria dello studioso Teodoro Da Brescia: lo studio va avanti. 

Intanto, in attesa di nuovi sviluppi teorici, è meglio fare un passo indietro e tornare alla realtà, che non è poco. Ai fatti accertati da anni di studi e ricerche, dai soprintendi delle Belle arti e da ricercatori locali. A tal proposito appare giusto citare il libro “Il Sarcofago Paleocristiano di Boville Ernica” scritto da Elisa Canetri, edito dal Comune di Boville Ernica nel 2003.   

Il sarcofago ha soltanto una facciata decorata: nella parte bassa c’è una sorta di cancello a due ante. In alto, a sinistra una scena dell’Antico testamento, tratta dal terzo libro di Daniele: gli ebrei finiti nella fornace perché si sono rifiutati di adorare l’immagine del Re Nabucodonosor. La descrizione si ritrova in tutti i documenti, fu curata all’epoca del ritrovamento dalle Belle Arti. A destra sono rappresentate la Natività e l’Epifania, o Adorazione dei Magi, capitolo due del Vangelo di Matteo. Nei primissimi secoli del Cristianesimo i due eventi venivano celebrati con un’unica festività. Chiaro il messaggio sul vero Dio fatto uomo, l’unico Dio che è lecito adorare.

Nella raffigurazione della Natività spiccano il Bambino Gesù in una cesta di vimini. Potrebbe ricordare Mosè bambino abbandonato nelle acque del fiume Nilo. Oppure le fasce con cui è raffigurato potrebbero richiamare la morte di Gesù stesso, come a voler dire che quel Bambino dovrà morire per salvare l’umanità dal peccato. 

A destra c’è la Madonna che è seduta su qualcosa di non definito, poi ci sono le bestie, il bue messo in evidenza per richiamare l’antico culto pagano a Boville del dio Bove, con la differenza che qui il bue riconosce il vero Dio. Poi c’è l’asino e ci sono i tre Magi con i doni. C’è la capanna con la stella e c’è un personaggio vicino alla Madonna che si presta a varie ed ampie interpretazioni. Non è affatto sicuro che sia San Giuseppe. Anzi, qualcuno dei tanti studiosi che si sono occupati del sarcofago, ipotizza che vi sia raffigurata la stessa persona sepolta nel sarcofago, il committente dell’opera, di cui però non esistono né il nome scolpito, come di solito accade, né immagine alcuna. 

Ci sono anche dei piccoli bassorilievi a forma di semisfera. Sulla sommità ci sono dei “fori”. Molto probabilmente sono effetti tecnici per dare il senso del chiaroscuro alle immagini, ossia le ombre che aiutano a non rendere le immagini piatte, quello che oggi chiameremmo un effetto tridimensionale. Tuttavia c’è chi ci vede una costellazione. 

Certo è che siamo di fronte alla rappresentazione della Natività che è una delle più antiche raffigurazioni del Natale e anche il segno della presenza cristiana a Boville Ernica e in tutta la Ciociaria, già nel IV secolo, quindi nei primissimi decenni dopo l’editto di Costantino del 313, che permette ai cristiani il libero culto. Siamo negli anni in cui a Roma i Cristiani  sono ancora costretti nelle Catacombe.

Entrambe le scene bibliche indicano il vero Dio, forse per contrastare il culto pagano ancora vivo a Boville Ernica. 

Fin qui gli aspetti “tecnici” del reperto archeologico oggi custodito nella chiesa di San Pietro Ispano a Boville Ernica. Ma è indubbio che la presenza di un tale reperto apre la strada a riflessioni e interrogativi. In primo luogo, come si accennava, sulla presenza del culto cristiano in terra Ciociara già dai primordi. Infatti se nel 350 d. C. si registra la presenza di una tomba così fatta, carica di simbologia religiosa, ciò sta certamente a testimoniare che forte era il culto già nei periodi precedenti.

In secondo luogo la probabile presenza di una vera e propria necropoli lì dove è stato rinvenuto il sarcofago. In terzo luogo la presenza di costruzioni romane, forse un accampamento o una villa. I resti presenti nella zona sono evidenti. Di certo tuttavia c’è solo il nulla.

Forse sarebbe ora di cominciare una seria campagna di scavi. Per fissare punti fermi circa le origini della Cristianità in Ciociaria.

Perché se un popolo non sa da dove viene difficilmente saprà dove andare.