Sassuolo chiama Roccasecca: qui si spegne tutto

Fenomenologia del gas che fa chiudere le fabbriche. Ma non solo. Tra speculatori, Europa che non conta e governi che se ne sono fregati, è arrivato il momento in cui le fabbriche cominciano a spegnere davvero. Serrata diffusa tra i colossi della ceramica a Modena. Qui già avevamo chiuso Quanto costano i “no”

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

Sassuolo come Roccasecca, il più grosso polo nazionale della ceramica come il piccolo distretto del gres green nel sud Lazio. L’industria sassuolese dice stop. Spegne i forni e ferma la produzione di mattonelle, piastrelle, rivestimenti, sanitari ed affini; i marchi più famosi e quelli meno noti. Ha annunciato che, a questi prezzi, è meglio spegnere la fiamma ed attendere tempi migliori.

Si ferma un sistema produttivo che fattura 5,5 miliardi di euro all’anno, con 20mila addetti, 80% di prodotto esportato, 7,4% di investimenti in innovazione tecnologica sul fatturato. Segue il percorso indicato due settimane fa dal piccolo polo laziale capitanato da Saxa Gres di Anagni con la Grestone di Roccasecca, la Saxa Gualdo (ex Tagina) di Gualdo Tadino e la Gresstone di Spilamberto(ReggioEmilia). Stabilimenti finanziariamente in salute, con un portafoglio ordini adeguato ma costretto a gestire le difficoltà de lmomento.

Soffre tutto il settore ceramica in Italia con le sue 279 industrie da 6,5 miliardi di fatturato su cui gravano 1,4 miliardi di aumento dei costi.

Giovanni Savorani con Mario Draghi

La conferma che sia questa la strategia obbligata arriva dal presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani. Ha spiegato che siamo solo all’inizio, Sassuolo e Anagni sono solo la punta di un iceberg che deve ancora emergere. Perché c’è da chiarire innanzitutto un fatto: mai come oggi l’industria della ceramica è in salute. Si è tornati ai livelli prepandemia, anzi sono stati superati, sia come mercato interno, sia per quel che riguarda le esportazioni. I volumi di vendite sono cresciuti del 12%, con una crescita delle esportazioni del 13% e del mercato italiano del 9. Eppure è meglio fermarsi. (Leggi qui La bolletta bomba che rischia di ammazzare mezzo milione di posti).

COMBINAZIONE MORTALE

Il perché è una combinazione mortale di due fattori: materie prime ed energia, a cui si aggiunge il Covid, in maniera minore, ma purtroppo sempre presente, specie in questa fase di avvio anno. Sul quotidiano “La Gazzetta di Modena” Savorani non usa mezzi termini: “Qui sta impazzendo tutto, frutto della speculazione e di scelte sbagliate dell’Europa e dei governi passati. A febbraio il quadro sarà ancor più chiaro e forse drammatico”.

Il dato da cui partire è uno: il gas, fino a qualche mese fa, costava 25 centesimi al metro cubo ed in pochi mesi si è arrivati a 180. Un aumento arrivato ora al 540%, che non lascia scampo a nessuno. Ed allora c’è chi chiede la cassa integrazione straordinaria, chi allunga le ferie e chi ne approfitta per fare manutenzioni, il tutto per avere fiducia in tempi migliori. Tutti uniti da una necessità: non è possibile produrre in perdita, meglio fermare tutto.

Ad oggi, per provare a ripartire, si sta pianificando una rivisitazione dei listini, ma ciò significa riversare tutti i costi sul cliente. Quindi andare ad incrementare quella deriva dell’inflazione che è già presente in Italia.

Foto Ceramica Flaminia / Imagoeconomica

Ma non c’è solo il gas, c’è’energia elettrica, c’è il prezzo degli imballaggi, tutto che cresce in maniera schizofrenica e non lascia agli imprenditori la possibilità di pianificare il futuro. “Va fatto qualcosa per fermare la speculazione. E subito. Come Confindustria Ceramica – afferma Savorani – siamo preoccupatissimi e con i colleghi di Confindustria abbiamo già avuto tre-quattro incontri con ministri. Ma non c’è tempo da perdere. L’economia rischia di fermarsi”. 

COLPA DI SPECULATORI, EUROPA E GOVERNI SENZA PIANO

Ad una precisa domanda sul tema il presidente Mario Draghi, l’altra sera in Conferenza Stampa ha risposto che il Governo sta facendo il possibile, ma ora è tempo che chi ha guadagnato speculando, ridistribuisca questi profitti. Messaggio indirizzato a chi sta giocando sul prezzo del gas. Ha subito recepito il segnale di mister Whatever it takes e da un giorno all’altro il prezzo è sceso a 95 centesimi. È evidente che qualche manina giocherellona sta lavorando a questa altalena dei prezzi.

Colpevoli di questa situazione però non sono solo i magnati dell’energia. No, colpevoli sono anche l’Europa ed i Governi italiani che si sono succeduti. O almeno ne è certo il presidente di Confindustria Ceramica. “Il Piano Energetico Europeo è sbagliato, ok la transizione ecologica, ma ha ragione Prodi quando dice che tra l’Italia e l’altra parte dell’Adriatico c’è un “bicchiere pieno”. E qualcuno dall’altra parte sta succhiando. Quando l’Italia si sveglierà non ci sarà più gas”.

Piattaforma di trivellazione

Savorani parla delle trivellazioni nell’Adriatico, delle concessioni bloccate e della capacità di gas a nostra disposizione: qualche anno fa 20 miliardi di metri cubi, oggi solo 4. L’unica strada percorribile ad oggi è aumentare i prezzi, ma ciò innescherebbe un circolo vizioso ed allora è il Governo che deve varare un piano energetico serio, collaborando con l’Europa. “Oggi – conclude – ci sono le aziende in difficoltà, molto presto i problemi toccheranno le famiglie”. Si parte da Sassuolo, si passa per Anagni, si tocca tutta l’Italia.

A SASSUOLO SI FERMA L’ITALIA DEGLI SLOGAN

A Savorani fa eco l’Amministratore delegato di un altro gigante della ceramica di Sassuolo, il gruppo MoMa, tre stabilimenti in Emilia e 350 dipendenti. “Abbiamo cercato di tagliare le spese in ogni campo, ma non possiamo certo fare di più. Quando riapriremo aumenteremo i prezzi del 30%. Perderemo qualche cliente ma ne cercheremo di nuovi”.

Ma questo non è un problema solo dell’industria della ceramica, sono a rischio tutti i settori che producono valore aggiunto.

E poi il problema delle emissioni: “Noi imprenditori ceramici, che tra l’altro veniamo accusati di essere inquinanti, abbiamo invece investito tantissimo in questi anni in tecnologie ‘green’. In fabbrica non si butta niente, ma se usiamo gas metano produciamo anidride carbonica”. Il problema è che in Italia si vive di slogan ed in Cina o India si emette molto di più, eppure nessuno si pone la preoccupazione e quelle industrie fanno profitti.

Il problema è geopolitico e dettato da un’Europa che appare irrilevante sotto questo aspetto e chi ne fa le spese è la manifattura italiana, che proprio nel 2021 ha mostrato grandi capacità di ripresa e ha fatto il pieno di ordini. “La bolletta energetica dell’industria ceramica italiana, che era di 250 milioni di euro l’anno scorso, – conclude Vacondio – oggi si approssima al miliardo”.

IL CASO SAXA… E QUI MANCO CI AIUTIAMO CON I RIFIUTI

Delegazione alla saxa Gres

Quindi ricapitolando: il gas è aumentato del 540%, il prezzo dell’energia elettrica del 510%, il costo degli imballi è triplicato e le aziende non sanno più da che parte girarsi per non prendere più schiaffi.

E se spegne i motori Sassuolo, che sta alla produzione di ceramica come Viterbo (prima in Italia) a quella delle nocciole, figuriamoci la provincia di Frosinone, dove grazie al gruppo Saxa c’è un gran bel distretto, ma in proporzione minuscolo rispetto a quello modenese. In Ciociaria Borgomeo ha spento Saxa Gres, a lui nel basso Lazio si è accodato il colosso del vetro per auto AGC e tanti altri, con nomi non di grido, ma con produzioni importanti.

Un territorio che potrebbe sopperire a questa carenza con lo sfruttamento dei rifiuti, lavorandoli e ricavando da biogas ed energia. Cosa che già viene fatta con i rifiuti ciociari ma in Veneto perché li spediamo a Padova dove regaliamo il nostro gas. A breve ci lamenteremo anche del costo delle piastrelle, del pane e della verdura, un costo che scaturisce anche dalla superficialità di certi “no”.