Scalia: «Il Cosilam resti autonomo e l’Asi ceda il patrimonio»

da L’INCHIESTA QUOTIDIANO

L’ imprenditore Pietro Zola ieri mattina ha preso possesso della presidenza del Cosilam, a meno di 24 ore dall’elezione avvenuta con voto unanime dell’assemblea dei soci. Il senatore dem, Francesco Scalia, ha sostenuto uno schieramento alternativo, guidato dal Comune di Cassino fino a quando – a poche ore dall’assemblea – il sindaco Petrarcone non ha deciso inopinatamente di abbandonare l’impresa e convergere sull’industriale del marmo, sorprendendo lo stesso Scalia oltre a quanti avevano creduto nella “cordata”.

Senatore, come valuta l’elezione di Zola?

«Ho sempre affermato e ribadito che devono decidere i sindaci, in quanto soci del consorzio, ed ho sostenuto il progetto Petrarcone senza neppure sapere chi fosse il candidato alla presidenza perché era un progetto del territorio, di un Comune capofila che faceva asse con Pontecorvo e Piedimonte San Germano. Il consorzio è un ente di programmazione, ha poteri pianficatori, funzioni politico – amministrative. Il progetto, fino al giorno prima, pareva in alternativa a Zola. Non per volere mio o di chissà chi altro ma era alternativo a detta del sindaco. Lunedì invece Petrarcone, insieme a Pontecorvo, ha ritenuto di convergere su Zola e, quindi, va bene così».

Va bene così, dunque?

«Bhè Petrarcone ha cambiato idea e comunque sono loro, i sindaci, che decidono».

Adesso cosa auspica?

«Spero che il Cosilam mantenga la sua autonomia. Mi auguro che si chiariscano i rapporti fra Asi e Cosilam. Del resto è bene non dimenticare che la situazione finanziaria difficile del Cosilam è dovuta al fatto che le entrate dell’Asi derivano, in realtà, da infrastrutture che dovevano appartenere al Cosilam. E’ imminente una sentenza che, di sicuro, chiarirà le cose. Ma non vorrei che alla fine la mediazione politica si riducesse ad un accorpamento fra i due consorzi industriali anche e soprattutto perché le esigenze del cassinate sono diverse da quelle del frusinate e viceversa. Il cassinate ha sue specificità, dall’automotive al marmo, ed il nord della provincia ha le altre specificità, dalla farmaceutica al polo aeronautico. Ora c’è una crisi finanziaria nel Cosilam dovuta esclusivamente al fatto che infrastrutture a sud della provincia vengono gestite dall’Asi. Qualcuno potrebbe pensare ad una fusione fra i due enti per non risolvere questo problema della separazione del patrimonio che si trascina da tempo».

Il Pd è stato protagonista nelle sue differenti anime sia dell’elezione dei vertici Asi che Cosilam. Sarebbe opportuno che discutesse anche al suo interno di consorzi industriali e politiche di sviluppo specie prima che si creino cordate e si proceda alle votazioni. No?

«Il Pd non discute quando si parla di società partecipate come la Saf; anche se non dovrebbe decidere le nomine Saf ma, certamente, dovrebbe confrontarsi sulle politiche dei rifiuti. Comunque dei consorzi industriali si dovrebbe dibattere senza riserve. Il fatto è che il Pd si riunisce solo per le ratifiche perché manca una classe dirigente legittimata da un congresso. Ecco perché chiedo che si vada ad un’assemblea provinciale. Il mio tentativo è di arrivare ad una candidatura unitaria e condivisa che vada al di là di un partito diviso a metà. Credo che le due identità presenti, quell’80% diviso a metà, dovrebbe trovare un’intesa su un candidato condiviso e prendere la rappresentanza che rispecchi gli equilibri fra gli iscritti. Cercherò di raggiungere una soluzione condivisa, altrimenti ci confronteremo come abbiamo fatto tante volte. Chi vincerà sarà a quel punto legittimato a condurre il partito e chi perderà eserciterà l’opposizione. Ma oggi ci ritroviamo con un organismo composto a tavolino con percentuali di rappresentanza che non corrispondono allo stato delle cose, il tutto è avvenuto per chiudere un congresso mai celebrato. Così, ad esempio, in Commissione Garanzia avrei 3 rappresentanti su 11: sembra a qualcuno che gli amministratori vicini al sottoscritto siano solo i 3/11 del partito? In direzione provinciale, poi, va addirittura peggio: se ne contano 16 su 100 e passa. Manco il 15%».

Intanto si avvicinano le elezioni comunali. Come si muoverà il Pd in questa situazione di difficoltà interna?

«Sora ha il suo direttivo legittimamente eletto e Cassino lo stesso, decideranno loro, i dirigenti locali. Non è un tema provinciale quello dei comuni anche se una segreteria provinciale legittimata aiuterebbe molto, visti i precedenti di Ceccano e Pontecorvo».

Quali sono i suoi uomini e le sue indicazioni in centri importanti come Cassino, ad esempio?

«C’è un sindaco uscente ed io nella fase congressuale ho sostenuto che in casi simili, se i primi cittadini hanno fatto bene come penso nel caso di Petrarcone, non debbano essere messi in discussione. Ma nell’ultimo congresso ha vinto la linea delle elezioni primarie e, quindi, immagino che il Pd convocherà nei centri più importanti delle primarie di coalizione per la scelta dei candidati a sindaco per le elezioni del 2016».