Schietroma al Pd: «Volete scherzare o fare sul serio?»

Il segretario regionale del Psi rompe il silenzio «Rapporti quasi inesistenti in provincia di Frosinone». Sottolinea: «Con Zingaretti non c’è stata alcuna possibilità di dialogo». Aggiunge: «Se continuano nel monologo ci attrezzeremo diversamente»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Ricomincia da Segretario regionale. Di quello stesso Partito che ha guidato da leader nazionale e con il quale ha ricoperto ruoli come quello di sottosegretario di Stato (due volte), deputato, assessore e consigliere regionale. Ma anche membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. Gian Franco Schietroma è innamorato della politica. Se ne occupa da sempre, nella buona e nella cattiva sorte. (Leggi qui)

Segretario regionale del Psi. Quali motivazioni e quali strategie? 

«Le motivazioni della mia elezione scaturiscono dall’improvvisa morte del nostro segretario regionale, Luciano Romanzi, a cui si è aggiunta un’altra gravissima perdita, quella di Sante Girolami, presidente della sezione Psi di Frosinone. La prematura scomparsa di queste due persone, davvero amatissime, ha determinato un forte sbandamento nelle file del Psi laziale e frusinate».

«Pertanto, quando Vincenzo Iacovissi e gli altri compagni della Direzione regionale mi hanno chiesto questo sacrificio, non ho potuto dire di no. La strategia è semplice: in primis continuerò a lavorare soprattutto sui giovani, cercando di trasmettere loro valori ed esperienze politiche, come del resto sto facendo da anni. Quindi mi impegnerò a rimotivare tutti i militanti ed i simpatizzanti socialisti del Lazio, spronandoli al massimo sforzo per rilanciare il Partito. Con un Parlamento così delegittimato, diventa fondamentale ritornare ad essere presenti in consiglio regionale per curare al meglio le istanze del territorio». 

Francesco De Angelis e Gianfranco Schietroma
In provincia di Frosinone il centrosinistra non esiste più. Si può ricostruire? E come? 

«Innanzitutto è opportuno verificare se il Partito maggiore, il Pd, sia intenzionato o meno a ricostruire il centrosinistra. Dico questo perché, a tutt’oggi, siamo fermi alla vocazione maggioritaria di veltroniana memoria, che ha portato alla distruzione dell’Ulivo e della coalizione di centrosinistra. Noi socialisti, come sempre, siamo pronti al dialogo, ma, se continua ad esserci un monologo, saremo costretti ad attrezzarci diversamente». 

Quali rapporti con il Pd, a livello nazionale, regionale e provinciale? 

«In tutta franchezza debbo ammettere che, salvo qualche buon rapporto di amicizia a livello personale, sul piano politico i rapporti tra Pd e Psi sono pressoché inesistenti. A livello provinciale non si riesce a far decollare alcuna intesa. Con Enrico Letta, per la verità, qualche contatto c’è stato. Con il presidente della Regione, invece, dal 2018 ad oggi, non v’è stata alcuna possibilità di dialogo, nonostante che il contributo della nostra lista sia stato decisivo per la vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni regionali». 

Favorevole o contrario ad un accordo anche con il Movimento 5 Stelle? 

«Non debbo rispondere io perché in questo caso parlano i fatti. Nicola Zingaretti ha investito praticamente tutto sull’alleanza con il Movimento 5 Stelle. I risultati sono eloquenti e tutt’altro che incoraggianti, anche se in politica mai dire mai. Mi rendo perfettamente conto che attualmente i numeri in Parlamento siano condizionanti, ma, a mio avviso, in prospettiva bisogna lavorare anzitutto ad un nuovo centrosinistra».

«Riconosco che i 12 partiti dell’Ulivo di Prodi fossero troppi, però un’articolazione plurale è sempre necessaria ed utile. In concreto, quando penso ad un nuovo centrosinistra, penso ad una coalizione che sia davvero in grado di assicurare, oltre alla crescita e allo sviluppo economico e occupazionale, anche e soprattutto la difesa dei più deboli. In questo senso non mancherà mai l’impegno e il contributo dei socialisti. Però davvero attendiamo fatti concreti». 

Roberto Gizzi
Alle comunali, penso ad Alatri, il Psi sta effettuando scelte autonome. È questa la linea? 

«Ad Alatri si tratta di una linea obbligata. Mi spiego meglio. Sei mesi fa avevamo dato la nostra disponibilità a sostenere un candidato sindaco del Pd purché si trattasse di una scelta innovativa; e ciò in considerazione delle notevoli difficoltà intervenute, nell’ultimo quinquennio, nei rapporti tra i rappresentanti locali del Psi con i vertici dell’Amministrazione comunale uscente. Invece il Pd non ha preso in considerazione questa nostra proposta e ha deciso unilateralmente, senza alcun confronto con noi socialisti. Di conseguenza siamo stati attenti a raccogliere l’invito per un nuovo centrosinistra espresso dal candidato sindaco Roberto Gizzi. Mi auguro che, in futuro, in altri Comuni vi possa essere quel dialogo che è mancato ad Alatri. È evidente che, in difetto, saremo costretti ad effettuare altre scelte autonome». 

Tra un anno si vota a Frosinone. Il centrosinistra è lacerato. Come si recupera? Con le primarie? 

«A Frosinone, nel 2017, noi socialisti abbiamo compiuto un atto di grande generosità politica, ritirando, su richiesta del Pd, il nostro validissimo candidato a sindaco, Vincenzo Iacovissi, per favorire l’unità del centrosinistra a sostegno dell’ottimo candidato Pd Fabrizio Cristofari. Risultato: non siamo andati nemmeno al ballottaggio perché il Pd ha presentato una lista inidonea, con più della metà dei candidati sotto le dieci preferenze e con ben sette candidati addirittura a zero voti».

«Quindi la prima verifica da fare è, innanzitutto, quella sulle reali intenzioni del Pd. Vuole scherzare, come nel 2017, o fare sul serio? Crede davvero in una coalizione politica di centrosinistra o intende percorrere altre strade? Quanto alle primarie, infine, esse, di certo, sono un eccellente strumento di partecipazione democratica, ma è una illusione pensare che le primarie possano risolvere d’incanto le lacerazioni esistenti da anni».

«Peraltro, ho ancora in mente l’incredibile vicenda delle primarie di qualche elezione fa a Ceccano, quando, dopo la vittoria del candidato socialista Luigi Compagnoni, il secondo classificato alle primarie, invece di sostenere il vincitore Compagnoni, si candidò anche lui a Sindaco, dividendo la coalizione con esiti veramente negativi».

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