Scintille e tre soluzioni al tavolo per Catalent

Al tavolo Catalent in Regione Lazio scintille e soluzioni. Orneli: “Le regole attuali devono cambiare”. Industriali e sindacati contro chi rallenta sviluppo ed occupazione. Buschini: "Non siamo la vostra controparte ma i vostri alleati”. Tre possibili soluzioni sulle quali lavorare

Cambiare le regole per impedire nuovi casi Catalent. Evitare altre fughe di investimenti come avvenuto con la multinazionale del farmaco che – stanca di aspettare le autorizzazioni – dopo due anni di attesa ha spostato da Anagni all’Oxfordshire il suo progetto da 100 milioni di euro. La Regione Lazio ammette che così non può andare. Lo fa per voce del suo assessore alle Attività Produttive Paolo Orneli: “Le regole attuali, come dimostra il caso dell’investimento annullato da Catalent, devono cambiare”.

Lo ha detto nel corso del tavolo convocato dalla Regione dopo l’acquisto del Vaccine Manufacturing and Innovation Center nell’Inghilterra meridionale. Catalent ha deciso di spostare lì i reattori con i quali avrebbe prodotto nel Lazio una nuova generazione di farmaci, generando una mission di lunga prospettiva per il sito di Anagni. (Leggi qui: Catalent, Unindustria porta il caso sul tavolo di Draghi).

Sono tre le strade tracciate oggi dal Tavolo. La prima porta ad una governance partecipata di questi processi: gestire in modo diverso e condiviso le autorizzazioni che Catalent ha atteso invano. La seconda: dichiarare ‘fuori area Sin’ i progetti come quello Catalent che avrebbe toccato un’area con suolo e sottosuolo non inquinati. La terza: un nuovo progetto che dia prospettive al polo Chimico farmaceutico con l’intervento diretto della Regione.

Clima teso al tavolo

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

Il clima non è stato dei migliori. Gli industriali non si sono presentati: hanno mandato un direttore. Lo hanno fatto dichiarando ai giornali “Non ci sediamo con chi rallenta il nostro sviluppo”. Non ce l’hanno con la Regione Lazio: ma con tutto quel sistema che nel Lazio sta facendo saltare i loro investimenti, ignorando i termini previsti dalla Legge. Vogliono un confronto con Mario Draghi e con il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

L’inizio della riunione è stato incandescente. Non solo gli industriali avevano le loro rimnostranze. Anche i sindacati. Sono arrivati con il coltello tra i denti Mauro Piscitelli (Segretario provinciale Uiltec Uil) e Sandro Chiarlitti (Segretario Filctem Cgil); duro ma propositivo il Segretario generale Cisl del Lazio Enrico Coppotelli accompagnato da Antonella Valeriani (Segretario provinciale Femca Cisl).

Clima talmente acceso che Mauro Buschini, coordinatore della maggioranza Zingaretti prende la parola e dice “Signori, mica siamo la vostra controparte, noi siamo il vostro partner. La Regione ha fatto tutto quello che doveva. Ora, insieme, partendo da questo caso, noi dobbiamo trovare una soluzione che impedica possa ripetersi”.

Trovare un equilibrio

Paolo Orneli (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ha ragione: sarà un’indagine voluta dal ministro della Transizione Ecologica ad accertare cosa è successo. Il ministro Roberto Cingolani l’ha affidata al suo sottosegretario Vannia Gava, affidandole i più ampi poteri ispettivi.

Ma il problema c’è. Lo evidenzia l’assessore Paolo Orneli. “Favorire gli investimenti produttivi è una nostra priorità assoluta. In questi anni la Regione ha finanziato in totale 83 progetti tra Contratti di Sviluppo e Accordi per l’Innovazione, contribuendo con 32,5 milioni di euro a operazioni che hanno generato investimenti per oltre 830 milioni”.

Riconosce che qualcosa debba cambiare. “Bisogna trovare modalità più efficienti ed efficaci per tenere insieme gli investimenti e l’ambiente” ha aggiunto Orneli. Anche perché il caso Catalent ha il sapore della beffa: l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ha certificato che suolo e sottosuolo non sono inquinati; lo è la falda alla profondità di venti metri ma lì non sono previsti lavori.

Le tre soluzioni

Enrico Coppotelli. Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica

Sono tre le possibili soluzioni sulle quali ora si inizierà a lavorare. La prima è quella messa sul tavolo da Enrico Coppotelli (Cisl). “Il rischio – ha spiegato – è quello di dare un’immagine sbagliata della Regione Lazio mettendo in fuga i potenziali investitori del Chimico farmaceutico. Questo tavolo deve generare una soluzione che sia il più efficace e condivisa possibile. Occorre una Governance Partecipata di questi processi autorizzativi: vanno gestiti insieme, in maniera efficace e con tempi compatibili con quelli dei progetti che vengono presentati”.

L’altra soluzione è quella di una task force che faccia uscire dal perimetro delle aree ad alto inquinamento (il Sin, Sito di Interesse Nazionale) le fabbriche che si trovino su aree con suolo e sottosuolo non inquinati, come nel caso Catalent. Questo ridurrebbe tutta una serie di adempimenti: li porterebbe allo stesso livello delle altre aree.

La terza soluzione. Regione Lazio chiederà a Catalent di prevedere un investimento anche su Anagni: strategico e di prospettiva, sul quale è pronta ad intervenire e fare la sua parte.