La scomoda lettera dei vescovi del Lazio: «Italiani o stranieri, si soffre allo stesso modo»

Foto: © Imagoeonomica, Stefano Carofei

La lettera dei vescovi del Lazio contro il clima di odio attorno alla questione migranti. Italiani o stranieri, tutti soffrono allo stesso modo. L'analisi di Spreafico.

Matteo Salvini bacia il crocefisso. I vescovi del Lazio gli ricordano che il Cristianesimo è ben altro. Lo fanno con la lettera che leggeranno sabato nel giorno di Pentecoste in tutte le chiese della regione. Con la quale ricorderanno che “Nella sofferenza non c’è alcuna differenza: italiani o stranieri, tutti soffrono allo stesso modo”.

La lettera è stata messa a punto dalla Conferenza Episcopale Laziale, l’organismo che riunisce tutti i vescovi della regione. A disporne la lettura è stato il presidente, cardinale Angelo De Donatis: il vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma.

È un testo con il quale i vescovi laziali esprimono tutta la loro preoccupazione. Per la questione dei migranti e per le politiche che non portano avanti l’accoglienza e la solidarietà.

La sofferenza è uguale per tutti

Scrivono i vescovi come “purtroppo nei mesi trascorsi le tensioni sociali all’interno dei nostri territori, legate alla crescita preoccupante della povertà e delle diseguaglianze, hanno raggiunto livelli preoccupanti”. 

Una difesa cieca dei migranti? Proprio no. La lettera è una chiamata alla mobilitazione per soccorrere chi soffre: qualunque sia la sua sofferenza, il colore della sua pelle, la sua provenienza. “Desideriamo – scrivono i vescovi della Cel – essere accanto a tutti coloro che vivono in condizioni di povertà: giovani, anziani, famiglie, diversamente abili, disagiati psichici, disoccupati e lavoratori precari, vittime delle tante dipendenze dei nostri tempi”.

I migranti vengono indicati dopo qualche riga. Proprio a spiegare che la sofferenza non fa differenza, si soffre tutti alla stessa maniera. La fame è uguale per tutti. L’umiliazione non ha colore. Per questo i vescovo scrivono “Vorremmo invitare a una rinnovata presa di coscienza: ogni povero (da qualunque paese, cultura, etnia provenga) è un figlio di Dio. I bambini, i giovani, le famiglie, gli anziani da soccorrere non possono essere distinti in virtù di un “prima” o di un “dopo” sulla base dell’appartenenza nazionale”.

Non serve solo la severità

Non si nascondono dietro ad un crocefisso né ad una nuvola di incenso: i vescovi del Lazio dicono con chiarezza che sono tanti i problemi legati al tema dell’accoglienza dei migranti. Ma ricordano che è nel momento in cui “le norme diventano più rigide e restrittive che il riconoscimento dei diritti della persona è reso più complesso. Aumentano esponenzialmente le situazioni difficili, la presenza dei clandestini, le persone allo sbando. Si configura il rischio dell’aumento di situazioni illegali e di insicurezza sociale”.

Insomma: non è con leggi più rigide che si risolve il problema. Ma con il dialogo, la conoscenza, l’efficienza. per questo i vescovi mettono in guardia dai possibili “germi di intolleranza e di razzismo che, in quanto discepoli del Risorto, dobbiamo poter respingere con forza”.

La lettura di Spreafico

Il vescovo Ambrogio Spreafico è impegnato in prima linea. Come vescovo di Frosinone fa parte della Conferenza dei vescovi del Lazio: ma da tempo è impegnato nella Conferenza Episcopale Italiana (quella che riunisce tutti i vescovi d’Italia) dove guida la delicata commissione per il Dialogo.

Spiega che la lettera vuole aprirci gli occhi. «È come nell’Antico Testamento della Bibbia quando Dio parla al suo popolo e dice “Ama il forestiero, perché ricordati che sei stato anche tu un povero schiavo in terra straniera“».

Cosa ci autorizza a comportarci in maniera sprezzante verso i poveri e chi soffre? Nulla. «La memoria della nostra fede ci ricorda che nessuno di noi è Giusto, nemmeno noi cristiani siamo giusti. Ma ognuno di noi deve esprimere la bontà, la giustizia, la misericordia, la benevolenza che troviamo in Gesù. E dobbiamo diffonderla».

Ciascuno di noi ha un ruolo: «Noi dobbiamo essere pacificatori».

Ambrogio Spreafico è il vescovo che dall’altare ha messo tutti di fronte alla loro reale dimensione: “Amici miei chiunque di voi condivide un insulto mettendoci sotto un Like sta commettendo un peccato. È come se insultasse a sua volta“.

Su una cosa monsignor Ambrogio Spreafico vuole che ci sia particolare chiarezza: la lettera dei vescovi non è ‘contro‘. Non è contro Matteo Salvini, non è contro il Governo. Ma è una lettera per ricordare a tutti la missione propria del Cristianesimo: che è ‘non restare fermi di fronte a chi soffre, per qualsiasi motivo‘. Perché basta pochissimo per consolare: spesso è sufficiente una parola, basta stare ad ascoltare: “Non immaginate quanti anziani vengano lasciati soli nel nostro territorio, negli istituti o a casa“. E per ricordare che la sofferenza non è diversa in base al colore della pelle. Quindi per dire che si deve arginare il clima di odio attorno alla questione migranti.

I vescovi della Cel

La Conferenza Episcopale del Lazio è presieduta dal vescovo Angelo De Donatis, il vicepresidente è monsignor Mariano Crociata, vescovo della diocesi di Latina; il segretario è monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare della diocesi di Roma.

La compongono monsignor Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora – Cassino – Aquino – Pontecorvo; monsignor Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri – Segni; monsignor Lino Fumagalli, vescovo di Viterbo; il vescovo ausiliare di Roma monsignor Daniele Libanori; monsignor Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni – Alatri; monsignor Ermesto Mandara vescovo di Sabina – Poggio Mirteto; il vescovo di Civitavecchia – Tarquinia monsignor Luigi Marrucci; monsignor Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati; padre Mauro Meacci, abate ordinario di Subiaco; padre Donato Ogliari, abate ordinario di Montecassino; monsignor Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma; monsignor Mauro Parmeggiani, vescovo di Palestrina e di Tivoli; il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili; monsignor Gino Reali, vescovo di Porto Santa Rufina; monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il vescovo di Civita Castellana monsignor Romano Rossi; monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare di Roma; monsignor Paolo Selvadagi, vescovo ausiliare di Roma; il vescovo di Albano monsignor Marcello Semeraro; monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone – Veroli – Ferentino e monsignor Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta.

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