Scontro al veleno tra Aracri e Palozzi: si incrina la colonna romana di Toti nel Lazio

Foto: © Imagoeconomica, Sara Minelli

Scontro in chat tra Aracri e Palozzi. Prosegue di Facebook. Fino alla rottura. Giorgia Meloni non vuole gli ex Forza Italia in uscita, tra i quali ci sono Abbruzzese e Ciacciarelli

Il divorzio avviene in diretta su Facebook. Il ‘BaroneFrancesco Aracri non ci sta. Non accetta la svolta che Giovanni Toti sta tentando di imporre a Forza Italia. Non riconosce la scelta fatta dal suo pupillo Adriano Palozzi di seguire in questa impresa il governatore della Liguria. La sconfessa. Spaccando così il gruppo romano che in ogni tornata ha espresso decine di migliaia di voti, rastrellati soprattutto nella provincia ed ai Castelli. Un niet che indebolisce in maniera sensibile il valore della svolta di Palozzi verso Toti.

Tre volte consigliere regionale del Lazio, esordio alla Pisana nella Legislatura di Badaloni, poi conferma con Storace e di nuovo con Marrazzo. Poi una Legislatura a Montecitorio come deputato ed una a Palazzo Madama come Senatore. Francesco Aracri non è un novellino della politica: ha iniziato tardi, a 42 anni con Gianfranco Fini che volle quel dirigente del Ministero come volto nuovo e preparato per lanciare Alleanza Nazionale nel Lazio. Tra i suoi ‘discepoli’ politici c’è Adriano Palozzi, che un paio di settimane fa ha dato il via all’affondamento di Forza Italia insieme al vice coordinatore nazionale Enti Locali Mario Abbruzzese, al presidente della commissione Cultura del Lazio Pasquale Ciacciarelli, al capogruppo azzurro Antonello Aurigemma, con una conferenza stampa alla Camera. (leggi qui L’assalto è partito: «Basta con Forza Italia in mano ad uno staff di Segreteria»).

Il Barone Francesco Aracri ne prende le distanze. E contesta la rotta impostata da Adriano Palozzi al gruppo politico che il Senatore costruì oltre un quarto di secolo fa. Lo scrive sulla sua bacheca Facebook.

Palozzi il prediletto

«Questo gruppo viene da me costruito 26 anni fa e attraverso le mie scelte porta numerosi suoi componenti a ricoprire ruoli di rilievo. Imposi, a suo tempo, Adriano Palozzi candidato Sindaco di Marino. Francesco Storace, allora Presidente della Regione, mi chiamò e mi chiese di togliere Palozzi. Rifiutai e Storace, come rappresaglia, sottrasse delle deleghe all’Assessorato da me ricoperto». 

«Altra tornata, ricandido Adriano Palozzi a Sindaco. Francesco Storace allora era addetto alla compilazione delle liste di AN per la Camera e il Senato, mi convoca e mi dice “togli Palozzi in cambio ti metto al numero 3 alla Camera”. Rifiuto. E Storace mi posiziona al 20° posto. Impongo Palozzi candidato alla Regione, e anche allora, come più recentemente, partecipo in prima persona alla sua campagna elettorale»

«Palozzi si trova coinvolto in tre processi giudiziari. Non solo gli sono stato vicino, il suo avvocato è un mio amico personale da 40 anni, ma a chi mi chiedeva di scaricarlo ho risposto che Adriano Palozzi era una mia questione sulla quale nessuno si doveva permettere di parlare. Palozzi è stato coinvolto in tutte le scelte del mio gruppo».

«Palozzi mi ha chiesto per via delle sue pendenze giudiziarie se ero disponibile a dargli una mano per vedere di candidarlo alla Camera ed eventualmente di candidarmi io in Regione. Gli ho detto di sì».

La mossa (sbagliata) di Toti

Il racconto di Francesco Aracri arriva fino ai giorni nostri. Fino al tentativo di scalata che il governatore della Liguria Giovanni Toti sta avviando su Forza Italia per debelrusconizzarla e portarla sull’orbita della Lega. «Aggiungo che Giovanni Toti ha provato a fare l’operazione con Forza Italia, senza avere la cortesia di comunicarmelo preventivamente. Gli hanno sbattuto la porta in faccia. Io lo aveva avvertito che sarebbe finita così (giovedì scorso)».

«Ad oggi Toti ha dichiarato che non avrebbe mai lasciato Forza Italia. Ora che fa? Un partitino per conto suo? Patti e condizioni con Raffaele Fitto e la Giorgia Meloni?»

L’analisi di Francesco Aracri è precisa: non si tratta di un’evoluzione politica di Forza Italia. Bensì «In sostanza siamo in presenza di un’operazione di stampo personale». Soprattutto spiega che l’operazione Toti non è vista di buon occhio da Giorgia Meloni. Che la interpreta come l’introduzione di un cavallo di troia nel suo feudo elettorale romano, tentando di assaltare le basi di FdI nella Capitale ed in Provincia, già in vista delle prossime elezioni Comunali di Roma e Regionali del Lazio.

La sconfessione

«Io non posso consentire che il mio gruppo venga usato per marchette. Chi le vuole fare, non mi scandalizza. Ma come recita la mia storia, io sono distinto e distante da operazione di basso profilo. Se mi accingo ad un passo per me doloroso sul piano personale, qualcuno si facesse qualche domanda. O veramente c’è chi crede che la vicenda sia legata al fatto che io voglio andare con Fratelli d’Italia? Cosa non vera per come viene prospettata e per altro la mia posizione a riguardo sta sui giornali della scorsa settimana».

L’addio si conclude con l’augurio di buone vacanze esiìtive. Quasi a profetizzare che durante le prossime settimane potrebbero accadere cose capaci di cambiare del tutto l’orizzonte politico. «Il lavoro politico da me svolto in 26 anni, la linearità di comportamento, il camminare con la schiena dritta fanno si che oggi non ho bisogno di nessuno per interloquire ad ogni livello. La vita e la politica impongono delle scelte. Un augurio di buone vacanze a tutti, pure a Palozzi (Per chiarimenti può contattarmi)».

La smentita di Storace

In poch ore sono ben 71 gli interventi a commento della spaccatura tra Francesco Aracri e Adriano Palozzi. Uno dei primi è firmato dall’ex governatore del Lazio Francesco Storace. Che con garbo dà dell’avvinazzato al suo ex assessore regionale.

«Mi fa piacere – commenta Francesco Storace rileggere Aracri in piena forma e finalmente tornato a bere buon vino. Anche perché mi attribuisce cose mai fatte, ma succede. Al ventesimo posto in lista ce lo mise il Pdl, di cui non ho mai fatto parte come è noto. Auguri».

Il telefono sbattuto

È stato un addio sofferto. Un passo difficile per entrambe le parti, sia per Francesco Aracri che per Adriano Palozzi. Proprio quest’ultimo ad un certo punto interviene nella discussione. E rivela: «Leggo questi pensieri qui su Facebook senza avere avuto nessun confronto in merito con Francesco che peraltro ho chiamato ieri e con estrema gentilezza mi ha riattaccato telefono in faccia».

Nega che la sua sia stata una scelta improvvisa o tenuta nascosta. «Non mi sono mai nascosto rispetto al mio punto di vista e mi sono sempre confrontato con Francesco su tutto. Oggi leggo ciò che pensa realmente di me e del gruppo!».

Adriano Palozzi prova amarezza. tanta. «Ne prendo atto, sono come sempre disponibile ad un chiarimento ma meno disponibile a subire e far subire gli eccessi che ultimamente sono stati sgradevoli e al limite del rispetto. Ognuno può fare ciò che vuole nel rispetto degli altri, mi sembra ovvio. Auguro ad Aracri ogni bene, mi rammarico di non aver avuto la possibilità di parlarne neanche al telefono!».

La chat dei veleni

The End? No, manca un antefatto per comprendere cosa ha innescato l’incendio. È stata una chat su WhatsApp, nel gruppo ristretto dei dirigenti dove Sio scambiano messaggi anche Francesco Aracri ed Adriano Palozzi. Tutto è legato ad un messaggio con cui Palozzi chiede al gruppo di fare un passo indietro da Fratelli d’Italia.

Aracri è perplesso. Non è convinto della mossa. Anche lui capisce che verrebbe interpretata e quasi sicuramente è una mossa ostile nei confronti di Giorgia Meloni.

La replica di Palozzi è al vetriolo: “La leadership del gruppo è chiara.. se qualcuno non capisce non è un mio problema”.

La sintesi politica

L’esplosione del gruppo romano aumenta i sospetti sulle reali intenzioni di Matteo Salvini. L’operazione di Giovanni Toti serve a disarticolare l’intero centrodestra dall’assetto avuto fino ad oggi. E salvinizzarlo, indebolendo Forza Italia e preparando l’assalto ai voti di Fratelli d’Italia.

il no di Giorgia Meloni equivale a sbattere le porte in faccia al cavallo di troia montato da Toti e commissionato da Salvini. Perché è potenzialmente in grado di dare poi l’assalto al Partito dall’interno, condizionando le posizioni elettorali su Roma e sul Lazio.

Due obiettivi sui quali Matteo Salvini ha puntato gli occhi ormai da mesi.