Lo strano tentativo di restaurazione tra Save Sardaro ed i fratelli Tagliaboschi (di F. Ducato)

Lo scontro interno al Circolo Pd di Anagni. Con la ribellione di Save Sardaro. E la conferma di Pilozzi. Sullo sfondo, un tentativo di restaurazione con i Tagliaboschi

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

È diventato il simbolo di ogni tentativo di rimettere le cose a posto, come se nulla fosse successo. Come se le lancette della storia non fossero comunque andate avanti. Tra il novembre del 1814 ed il giugno del 1815 a Vienna si tenne un congresso storico, che diede inizio al periodo noto come Restaurazione.

Dopo gli sconquassi della Rivoluzione francese e gli scossoni dell’era napoleonica, le principali potenze europee (Austria in primis) tentarono di rimettere le cose a posto. Di far tornare tutto com’era prima del 1789. Un tentativo che, come è noto, non ebbe risultati eccezionali, visto quello che successe poi.

 

Fine della lezione di storia. Torniamo all‘attualità. Ma era una premessa doverosa, perché quello che è accaduto giovedì sera ad Anagni durante una riunione del Pd locale, alla presenza del neo commissario Francesca Cerquozzi, somiglia, a voler fare un’analisi rapida, ad un tentativo di far partire una restaurazione. Evitando, ancora una volta, qualsiasi autocritica. Che potrebbe, forse, innescare una marcia indietro ed una rinascita della sinistra in città.

Invece, niente. Il Pd locale rimane “ostaggio dei gruppi familiari” come aveva detto a suo tempo un ex militante. E si scaglia contro ogni tentativo di fare tabula rasa per ripartire da capo. Generando, tra le altre cose, una micidiale spaccatura interna. Con schizzi che potrebbero arrivare ai vertici regionali.

 

Riassunto delle puntate precedenti: dopo la disfatta delle comunali di giugno, ad Anagni il segretario del Pd Francesco Sordo si dimette annunciando di volerla smettere con la politica (poi però lo chiamano a fare il commissario ad Acuto, vabbè). Viene nominato un commissario straordinario (Francesca Cerquozzi, appunto) per celebrare le elezioni in vista del congresso regionale e provare a cambiare passo.

Elezioni passate alla storia, ad Anagni, come “il giorno dei 31”; tanti erano infatti i votanti , a certificare lo stato comatoso del Pd locale.

In quella sede, nella riunione mattutina precedente alle votazioni, chi c’era aveva parlato di un Pd locale arroccato sulle proprie posizioni. Restio ad addossarsi anche solo un briciolo di quella disfatta.

 

Un’analisi confermata anche giovedì sera. Non è stata una riunione per discutere. Ma una vera e propria manovra organizzata a freddo. Con un documento che è stato letto e presentato alla Cerquozzi. E con una discussione che, a quanto pare, ha registrato toni molto tesi, con urla ascoltate distintamente.

Che hanno coinvolto, tra gli altri, Nazzareno Pilozzi, considerato tra i colpevoli della disfatta di giugno, assieme al segretario provinciale Domenico Alfieri.

Alla Cerquozzi sono state contestate fondamentalmente due cose. Per prima la legittimità del ruolo. Cosa che, ad esempio, ha sottolineato Vittorio Save Sardaro nella nota presentata alla riunione. (leggi qui Anagni si ribella a Frosinone: respinto il Commissario nel Pd). In sintesi: cara Francesca, non sei passata dal Pd regionale, ma paracadutata dal segretario provinciale. Ergo, non hai i titoli per stare qui. Non assumere iniziative. Al massimo puoi fare il passacarte, ma niente di più.

 

L’altra critica è stata lanciata sul piano delle operazioni che la Cerquozzi sta cercando di fare. Ad esempio, un incontro con Enzo Colantoni, della Rete dei cittadini, che arriva dopo altri contatti, come ad esempio quello con i referenti di Anagni cambia Anagni.

Insomma, la Cerquozzi sta cercando di aprire il Pd locale al resto (se c’è) del centrosinistra cittadino. Riprovare a tessere delle alleanze. Cosa che però avrebbe come conseguenza ovvia quella di mettere ai margini la classe dirigente tradizionale. Che quelle alleanze non le ha mai volute. E che si vuole difendere.

Di qui l’attacco. Che, paradossalmente, mette insieme elementi come Save Sardaro ed i fratelli Tagliaboschi che finora, per usare un eufemismo, non andavano molto d’accordo. Basti pensare a come Vittorio aveva commentato il tentativo di Aurelio di candidarsi a sindaco nel 2014 prima dell’avvento di Bassetta.

 

Un’ultima critica, pesante, Vittorio la lancia al Pd provinciale. Anzi, direttamente a Domenico Alfieri. Nella vulgata saversardariana definito “Domenico da Paliano”. Definito senza mezzi termini inesperto, assente, e poco rilevante. Una mazzata non da poco. Tanto che il Partito si spacca. E poche ore dopo, una nota dell’altro (a questo punto) Pd anagnino, rimette i puntini sulle i.

Su Alfieri; caro Vittorio, non è che puoi chiedere, prima delle elezioni, ad Alfieri di stare fuori, e poi accusarlo di non esser presente. Sulla Cerquozzi; è legittimata, e deve portare avanti il suo compito. Sulla gestione precedente del Pd; è quella che ci ha portato a sbattere alle comunali.

 

Pochi minuti, ed a replicare è lo stesso Alfieri. Che conferma la linea della Cerquozzi (“bisogna aprire il partito all’esterno”). E prende a pallate Save Sardaro ( “Le scomposte reazioni di alcuni”, un “atteggiamento anomalo danneggia la nostra immagine, non è un comportamento che si addice ad un vero dirigente”).

A questo punto, le cose da dire sono fondamentalmente due. Una livello locale, l’altra a livello provinciale/ regionale.

A livello locale, il tentativo di restaurazione operato dal connubio Save Sardaro- Tagliaboschi, rischia seriamente di spaccare definitivamente il Partito. I nodi che da tempo si vedevano, sono arrivati al pettine.

È però quantomeno discutibile il fatto che un commissario venga nominato in zona senza nemmeno un passaggio dai vertici regionali del partito. Segno che qualcosa non funziona. E che la crisi del partito democratico, in zona ed in regione, ha ragioni ben più profonde di quelle che si vogliono ammettere.

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