Guerra M5S – Lega in Regione Lazio

Scontro Lega - Movimento 5 Stelle sugli inceneritori. La lite nazionale si sposta in Regione Lazio. I grillini: "Clamoroso voltafaccia". Il Carroccio: "Non ci sono abbastanza impianti". L'allarme durante Porte Aperte: "Raddoppiato il costo di smaltimento dei rifiuti organici. Organizziamoci tra noi"

Tamburi di guerra tra Movimento Cinque Stelle e Lega. Sia al Governo e sia alla Regione Lazio.

A farli rullare sono state le parole pronunciate da Matteo Salvini durante la trasmissione di RaiDue ‘Nemo-Nessuno escluso’: «Gli inceneritori sono fondamentali. Su questo devono scegliere gli enti locali, sindaci e Regione, ma tutti dicono ‘da me no’. Quindi li faremo, e senza ceppa».

È uno scontro frontale con l’alleato grillino, senza ammortizzatori, senza mediazione. Quasi a volerla cercare, una rottura. Aprendola sul terreno tutto lùmbard del fare, contrapposto alla cultura del ‘No a qualsiasi cosa’, di marca pentastellata. Come per scaricare lì tutte le responsabilità di una crisi ormai imminente.

 

Il fronte in Regione Lazio

In Regione Lazio il Movimento 5 Stelle risponde al fuoco. Attacca la Lega. Le contesta che solo fino un mese fa si è battuta contro l’inceneritore di Aprilia. Ora «Il clamoroso voltafaccia di Matteo Salvini contro il Contratto di Governo, che parla espressamente di superare gli inceneritori con metodi alternativi».

Il Gruppo M5S dice di essere rimasto «basito per questa posizione del leader della Lega a favore delle lobby degli inceneritori».

 

La posizione pentastellata sul tema è più vicina a quella di Nicola Zingaretti che alla Lega. In pratica: no agli impianti di incenerimento, si al recupero della materia, chiave di volta per un modello di economia circolare.

Per il Gruppo M5S in regione Lazio il sistema d’economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia di Treviso, «studiato in tutto il Mondo. Pertanto – concludono i consiglieri 5 Stelle- il caso di Aprilia dimostra che quello di Salvini e’ un doppio voltafaccia: contro i cittadini e contro i suoi stessi esponenti locali della Lega».

 

Non si può attendere

A difendere la posizione del Carroccio è il capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Lazio, Angelo Tripodi. Dice che «Non si può più attendere. Gli impianti sono vitali per il ciclo dei rifiuti e la politica deve assumersi la responsabilità di individuare una soluzione chiara per lo smaltimento. Nessuno intende rinunciare alla raccolta differenziata, ma il suo progressivo aumento rischia di mandare in tilt il sistema a fronte di una carenza di impianti».

 

Tripodi mette il dito nella piaga: «Il Lazio non ha impianti sufficienti per smaltire l’umido prodotto. Una questione politica non di poco conto, ma la classe dirigente preferisce rimpallarsi le responsabilità e inviare centinaia di tonnellate di rifiuti fuori regione o all’estero con un aggravio dei costi sborsato dai cittadini

 

L’allarme dei sindaci ciociari

Proprio nelle ore scorse, su questo tema avevano lanciato l’allarme tre sindaci ciociari. Daniele Natalia (sindaco di Anagni), Alioska Baccarini (Fiuggi), Carlo Maria D’Alessandro (Cassino) l’hanno fatto dal salotto della trasmissione A Porte Aperte su di Teleuniverso.

Hanno denunciato che con lo stop ai rifiuti organici (gli avanzi della cucina e simili) nello stabilimento Saf di Colfelice sono stati costretti a rivolgersi ad impianti fuori provincia e fuori regione. «Il costo è raddoppiato: a Colfelice pagavamo 90 euro a tonnellata mentre ora paghiamo 180 euro a tonnellata» hanno detto.

 

Daniele Natalia ha confermato la sua disponibilità a studiare l’efficacia e l’affidabilità dei moderni mini impianti per il trattamento dei rifiuti organici, di cui si è parlato nei giorni scorsi alla fiera internazionale Ecomondo. (leggi qui Un consorzio tra i Comuni per gestirci i rifiuti organici (di Daniele Natalia))

Piccole strutture, capaci di gestire i rifiuti di cinque o sei Comuni, non di più. A basso impatto e capaci di produrre metano con cui alimentare le scuole e gli uffici pubblici, al massimo una fabbrica di non grandi dimensioni. (leggi qui Il dubbio di Ecomondo per i sindaci ciociari: stiamo mandando via un’occasione?)

Una posizione sulla quale si è sintonizzato subito anche Alioska Baccarini: «Valutiamo, non possiamo raddoppiare la tariffa dei rifiuti ai cittadini».

 

Il paradosso leghista

Per la Lega siamo di fronte ad un vero paradosso, «cominciando dall’energia prodotta con i rifiuti nostrani e poi rivenduta al nostro Paese».

Per il capogruppo in Regione Lazio «devono essere individuate delle aree pubbliche dove costruire nuovi impianti, a partire dai termovalorizzatori, attraverso una gara pubblica. Anche le discariche, seppure di minori dimensioni rispetto a quelle autorizzate in passato, sono necessarie alla chiusura del ciclo, e forse ragionare sulla loro realizzazione in aree da bonificare, concilierebbe la soluzione a minor impatto ambientale».

 

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