Scordatevi il centrodestra

Il centrodestra come coalizione non esiste. C'è solo se è indispensabile per vincere. Altrimenti ognuno si tiene stretto il suo feudo. Come dimostrano i recenti casi delle elezioni e delle candidature. Da Sora a Formia, da Terracina a Fondi. E ora pure Latina

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Scordatevi il centrodestra. Non esiste. Non nell’accezione che finora gli abbiamo dato: non è un’alleanza di Partiti uniti dalla stessa visione ideologica su come guidare il territorio. Balle. Illusioni. Suggestioni. Roba per nostalgici di fine impero. Il centrodestra moderno è una strategica associazione molto temporanea di Partiti finalizzata a vincere le elezioni. E se non è assolutamente necessario coalizzarsi per ottenere la vittoria vanno alle urne tranquillamente da soli.

La conferma dai Comuni

Beniamino Maschietto appena eletto sindaco di Fondi

La conferma arriva da tutti i grandi Comuni chiamati al voto in tempi recenti nel sud Lazio. Lo scorso autunno, a Terracina e Fondi il centrodestra si è presentato diviso alle urne. E non per le sciocchezze che venivano dichiarate ogni giorno ad uso e consumo dell’informazione che si è ridotta a fare copia & incolla. Quelli erano solo pretesti, scuse per non andare insieme. Perché a Terracina Fratelli d’Italia non aveva una sola valida ragione per dividere con il resto della compagnia una vittoria ormai in tasca. Allo stesso modo, a parti invertite, a Fondi Forza Italia non aveva alcun motivo per non tenersi da sola tutto il cucuzzaro.

In questi due casi, a farne le spese è stata la Lega: ha pagato l’assenza di radicamento su quei territori. E poco conta che a Terracina esprimesse uno dei suoi deputati: come non basta una rondine a fare primavera non basta un deputato a fare un Partito.

Lo stesso sta accadendo a Formia. Dove il coordinatore regionale Claudio Durigon ha fatto tesoro della lezione d’autunno: lì è Forza Italia a ritenere d’avere i numeri per giocarsi la partita e per riuscire a vincerla ha aggregato Fratelli d’Italia. La Lega non ha perso tempo in trattative che sarebbero state inutili quanto quelle di Terracina e Fondi e si è apparecchiata una coalizione altrettanto competitiva.

La Ciociaria è subalterna

Claudio Durigon e Nicola Ottaviani

È lo stesso scenario che si stava prospettando a Sora: FdI e Lega ritengono di avere i numeri per farcela; vorrebbero schierare ciascuno il suo candidato ed usare il primo turno per contarsi, convergendo poi al ballottaggio. Sono intervenuti i big regionali ad imporre una tregua ed un’alleanza: che tutti stanno cercando il pretesto per far saltare. È per questo che nessuno sta parlando da giorni, né dalla Lega né da FdI di Sora: vogliono evitare di fornire alibi per la rottura.

In Ciociaria il quadro è diverso perché i Partiti del centrodestra sono subalterni a Latina. Tutti i leader regionali sono pontini: il coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon è di Latina, il regionale di Forza Italia è Claudio Fazzone di Fondi, Fratelli d’Italia è in mano ad un deputato come Paolo Trancassini di Leonessa. In provincia di Frosinone? Non pervenuti (leggi qui Quelli che al tavolo regionale neppure ci sono).

Latina come Milano

Miele, Durigon, Trancassini e Fazzone

Il problema vero nasce quando si esce dal feudo nel quale un Partito è storicamente radicato, come Fondi per Forza Italia o Terracina per FdI. A Latina è accaduta la stessa cosa registrata nei giorni scorsi a Milano con Oscar De Montigny: il candidato indicato dalla Lega che dopo pochi giorni ha ritirato la sua disponibilità a scendere in campo, registrando la concreta indifferenza degli alleati. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 23 giugno 2021).

Altrettanto ha fatto nelle ore scorse Giovanna Miele: ha rinunciato alla candidatura a sindaco di Latina per il centrodestra. Nei prossimi giorni deciderà se proseguire da sola con le sue forze civiche. Anche in questo caso sono stati i veti incrociati a determinare la rottura: ulteriore dimostrazione che una coalizione non c’è, non esiste, non è basata su alcun collante ideologico. È solo un’associazione per un interesse elettorale.

Lo scacchiere regionale

Il caso di Latina diventa ancora più chiaro se lo si legge sotto la luce delle future elezioni regionali del Lazio nel 2023 quando bisognerà eleggere il successore di Nicola Zingaretti. Chi si intesta la candidatura a Latina poi dovrà mettersi in coda a Frosinone ed avrà meno voce per reclamare una candidatura regionale avendo già ottenuto in un capoluogo chiave. Fatta questa premessa: chi si intesta Giovanna Miele?

Giovanna Miele proviene dalle file di Forza Italia, due anni fa ne è uscita per realizzare un suo laboratorio civico. È chiaro che oggi Forza Italia non può considerare sua esponente una eretica, altrettanto è chiaro che Fratelli d’Italia non può considerare civica una persona eletta 5 anni fa in FI. Gli azzurri non hanno alcun interesse a riconoscere come loro una figura che non gli risponde e non gli risponderà domani in caso di elezione.

La Lega ha tutto l’interesse a spingere. Se Forza Italia si intesta la casella di Latina, se Fratelli d’Italia dovesse riuscire ad ottenere Frosinone sulla quale ha lanciato l’Opa, al Carroccio nessuno potrebbe negare una corsia preferenziale al tavolo delle Regionali. E Claudio Durigon non ha mai negato di voler fare il governatore del Lazio.