Se Agnelli avesse guardato al Frosinone

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il calcio è passione, non business. Agnelli andrebbe capito. Se non esistesse il modello Frosinone

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Nella storia del Calcio c’è una lunga lista di presidenti che hanno messo in gioco le loro aziende per finanziare quella grande passione. Orfeo Pianelli, Massimo Cellino, Costantino Rozzi, Giusy Farina: nomi storici di presidenti d’altri tempi. 

Era un calcio diverso, società diverse. Non poteva durare. Di lì a poco ci mise il naso l’Agenzia delle Entrate e ci furono situazioni concepibili solo in Italia: come il maxi debito scoperto nei conti della Lazio e spalmato quasi all’infinito

Rischiava di saltare tutto. Rivelò Lotito di avere rilevato una società che fatturava 84 milioni, ne perdeva 86,5 e ne aveva 550 di debito. Così la Federazione europea ha introdotto un concetto: il fair play finanziario. Cioè non puoi esagerare, devi stare dentro determinati parametri, altrimenti scattano le sanzioni.

Cristiano Ronado

Ma il calcio non è un’azienda, anche se ci ostiniamo a volerlo concepire come un gigantesco business. E non lo è nemmeno se ti chiami Agnelli, sei parente diretto di Umberto e del fratello Avvocato. La passione è passione: devi vincere, è nella tua tradizione, fa parte del tuo sangue. E così metti in fila 9 scudetti consecutivi, 4 double nazionali, due finali champions.

Poi, decidi che l’asso degli assi, il campione assoluto del momento, debba indossare la tua maglia. Anche se il tuo amministratore dice che no non puoi, non te lo puoi permettere: finisce che Marotta se ne va e Agnelli compra  Cristiano Ronaldo alla Juve.

Ma si espone troppo. Nasce da lì il problema sui conti che porta il club al centro di un nuovo accertamento investigativo. Ed alle dimissioni dell’intero gruppo dirigente. 

Andrea Agnelli se ne va. Dicono che dietro ci sia una faida di famiglia. Conta poco. Sarà pure Juventino (il che è grave) ma la passione per il calcio è una malattia. Non c’è business che tenga. Anche se ti chiami Agnelli.

Un modo, per evitare problemi, drammi e dimissioni, salvaguardando la passione, ci sarebbe: basta guardare il Frosinone Calcio.

Senza Ricevuta di Ritorno

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