Se alla fine è Luigi Di Maio a far saltare la trattativa

© Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Nonostante le aperture di Nicola Zingaretti (perfino sul nome di Giuseppe Conte) il capo dei Cinque Stelle esita. Al Nazareno il sospetto è che in realtà voglia soltanto una riedizione dell’esecutivo gialloverde con Matteo Salvini. Che salverebbe Di Maio. Ma anche Casaleggio.

Nella sede del Nazareno il sospetto che Luigi Di Maio voglia provare una riedizione del Governo gialloverde è fortissimo. E ad un certo punto ieri il leader del Pd Nicola Zingaretti lo ha detto chiaro e tondo ai suoi: «Comincio a pensare che Di Maio questo governo non lo voglia fare».

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Sara Minelli

Il Segretario allora compie una mossa. Capace di togliere qualsiasi alibi al capo dei 5 Stelle ma anche alle varie sensibilità interne al Pd che spingono per un si ad un Conte bis, per il quale sono giunti segnali di apprezzamento anche da ambienti della Chiesa e da perse vicine al Quirinale. Nicola Zingaretti dopo la conferenza stampa in cui domenica ha fatto il punto sulle trattative (leggi qui Zingaretti: «Niente rimpastone, cambiamento vero». Gelo M5S «Italia non può aspettare il Pd») e dopo avere letto la gelida risposta di Luigi Di Maio intuisce che è il momento di far cadere ogni alibi. E dice in sostanza: sono più importanti i progetti e poi le persone, se i Cinque Stelle accogliessero la nostra strada per le riforme e accettassero di fare un governo di vero cambiamento il veto su Conte verrebbe a cadere.

Luigi Di Maio © Imagoeconomica, Sara Minelli

Eppure, nonostante aperture importanti, addirittura per far cadere la pregiudiziale sul Conte bis, Di Maio non è convinto. Oggi è previsto il faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno è assediato dai suoi che temono la nascita di un governo rossogiallo e di restare per tre anni all’opposizione. Per questo ieri sera ha intensificato i messaggini via WhatsApp con cui chiedere a Di Maio un ultimo confronto diretto e personale. Il capo dei 5 Stelle poi potrebbe riunire di nuovo i capigruppo delle commissioni permanenti del Parlamento. E metterli di fronte ad una concreta apertura della Lega: che offrirebbe a Di Maio il posto da presidente del Consiglio.

Giuseppe Conte © Imagoeconomica

Non è tanto questo a frenare il dialogo di Luigi Di Maio con Nicola Zingaretti. C’è un motivo profondamente più politico e concreto. Il capo politico dei Cinque Stelle non è convinto perché Giuseppe Conte non è il suo candidato, ma quello di Beppe Grillo. Non è convinto perché sa che in gioco c’è anche la sua leadership. (leggi qui Il gioco di Conte, la fine di Di Maio e la strategia di Zingaretti: si riparte da Fico). E che potrebbe finire in minoranza anche all’interno del Partito: dove Beppe Grillo ritiene che l’unico in grado di compattare il MoVimento e dargli spessore sia Giuseppe Conte, dove l’ala che fa riferimento a Fico e Lombardi scalpita.

In questo senso però Luigi Di Maio ha un alleato fortissimo. Una riapertura al Carroccio sarebbe gradita anche a Davide Casaleggio. Che ha uno scopo centrale: mantenere il Partito legato alla piattaforma Rousseau in modo da averne il controllo. Un Giuseppe Conte o un altra figura con spessore maggiore di quello espresso da Luigi Di Maio non gli fornirebbero quella garanzia.

Matteo Salvini

Quindi, Luigi Di Maio se vuole salvarsi deve muoversi in direzione di Matteo Salvini. E allontanarsi il più possibile da Nicola Zingaretti.

Dal canto suo Nicola Zingaretti aspetta con una certa calma: lui è riuscito finora a tenere unito il Partito e a far capire a Matteo Renzi che la pregiudiziale su Conte può cadere. Se alla fine è Luigi Di Maio a far saltare l’accordo, a Zingaretti potrà essere rimproverato poco. Quella di oggi sarà una giornata lunghissima.

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