Se essere giovani basta per diventare candidati

Candidati? Ma chi sono... Il rischio che la giovinezza diventi una dote. La corsa al parlamento dei 'mr nessuno' e il rivoluzionario senile.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Leggo il pezzo su queste colonne, preciso, del prode Andrea Apruzzese. Ci sono i candidati al Parlamento nazionale della coppia Calenda-Renzi: li leggo, li rileggo. Non contento rileggo ancora, del resto anche nel Salto in Alto ti danno tre prove per provare a superare l’altezza.

Premetto che scrivo di questa provincia dal 1987 tutti i giorni che il Signore ha mandato su questa umile terra. Quindi ho qualche conoscenza… diciamo.

Alla terza lettura di nomi come Tiziano Lauri, Elisa Venturo e Adamo Pantano i candidati sui collegi uninominali di Camera Latina, Camera Terracina-Cassino e Senato Frosinone – Latina la domanda mi viene spontanea: ma chi sono? (Leggi qui: Calenda e Renzi, ecco la loro alternativa. Che può ingabbiare Ottaviani).

Non basta essere giovani

Giuliano Vassalli (Foto Carlo Carino © Imagoeconomica)

C’è stato un tempo nel quale per essere candidati alla Camera e più ancora al Senato dovevi essere ben noto. Non una star, non un influencer come si direbbe oggi. Ma una persona il cui spessore doveva essere tale che gli elettori si sentissero onorati d’essere rappresentati da lui. E per questo lo votassero.

Questi sono i territori nei quali si candidavano persone come Giulio Andreotti, come Giuliano Vassalli, come Claudio Vitalone. Ma anche i nomi territoriali erano di ampio spessore, come i democristiani Michele Forte e Angelo Picano, il comunista Angelino Compagnoni, il fascista Romano Misserville. In tempi più recenti, la sinistra ha candidato Sesa Amici, il centro Anna Teresa Formisano. Tutta gente con una storia sulle spalle, un cursus honorum di lunghissimo corso: esperienza e competenza a volontà.

Il Berlusconismo si affermò al grido che i vecchi dovessero essere spazzati via. Silvio Berlusconi all’epoca intendeva che andasse azzerata un’intera classe dirigente stantia, al potere da oltre mezzo secolo; molti pensarono che invece si riferisse all’età anagrafica: e le due cose all’epoca coincidevano.

Il problema è che quell’equivoco è rimasto. Si è diffuso. Ha contagiato tutti i Partiti. Compreso il Partito Democratico di Enrico Letta dove, per emendarsi del fatto che a guidarlo ci sia una generazione di cinquantenni, hanno individuato quattro under 35 per candidarli ed eleggerli. Uno è già stato impallinato per le sue dichiarazioni su Israele, un’altra ci sta vicino.

Occorre anche altro

Elisa Venturo

Lo stesso comune denominatore che unisce i tre candidati nei collegi del Lazio Sud. Leggo la loro principale caratteristica, sono giovani. Il primo ha 31 anni, la seconda 35 e il terzo 48. Dio mio che invidia io ne ho 61 di anni e “mi vergogno un poco“. Ma poi ricordo: sono stato bimbo anche io.

Ricordo che l’età non è una virtù ma una condizione ahinoi passeggera, momentanea, che scade come la validità della yogurt e anche a breve. Come ebbe a ricordare il cardinale primate di Polonia Stefan Wyszynski al parroco Karol Wojtyla quando gli comunicò che l’aveva fatto vescovo: “Se pensa di essere troppo giovane, sappia che la giovinezza è un difetto del quale si libererà molto presto, suo malgrado”.

Essere giovani poi dovrebbe, come diceva Pietro Nenni, invogliare a fare “rivoluzioni” per evitare a 50 anni di essere “confidenti della polizia“. Ma questi sono già moderati ora.

Quanti anni ho? … È evidente che un uomo, alla mia età, non può averne di più” rispose una volta Ettore Petrolini.

Sostanza oltre la giovinezza

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto Paolo Lo Debole / Imagoeconomica)

Se poi essere giovani è criterio andiamo a candidare i bimbi nati oggi al Santa Maria Goretti, loro sono più giovani di questi giovani.

Non è una malattia dei Calendo-renziana: anche il Pd ormai ha questo morbo latente salvo poi scoprire che il giovane Raffaele La Regina è si giovane ma con qualche problema con la Storia, con la cultura e con il rispetto. Il ragazzo ha negato il diritto di Israele ad esistere, na cosuccia… La politica è cosa seria e ha bisogno del suo tempo e per la fretta fa figli ciechi.

Nelle nostre abbazie, nella porta che passa dalla chiesa al cimitero dei frati, c’è sempre l’incontro tra tre scheletri e tre giovani virgulti con la scritta in latino: Noi siamo quello che sarete, voi siete quel che siamo stati.

Efrem Romagnoli, il rivoluzionario senile

Efrem Romagnoli

Ma non basta, quando è giorno di sorprese è giorno di sorprese. Leggo che si candida con una lista sovranista, quella di Marco Rizzo e Antonio Ingroia contro il sistema Efrem Romagnoli, noto commercialista di Latina già presidente dell’ordine dei commercialisti, nipote di uno dei sindaci democristiani di Latina. Qui si era governativi da giovani per scoprire la rivoluzione da anziani. Ma, come diceva Marco Pannella “se la contraddizione c’è è sua“.

Personalmente mi viene alla memoria il Partito che ha dominato, tipo la Dc da noi, la politica messicana per anno che si chiamava Partito Rivoluzionario Istituzionale.

Termino con una citazione meno colta, una frase di mio padre Antonio La Jattuccia: “alla vecchiaia le cauze rosce“.

Morale: in Italia la situazione politica è molto grave ma purtuttavia non è seria. (Ennio Flaiano).