Latina, dove nasce il bipolarismo: se hai solo due candidati a sindaco e il primo turno è già ballottaggio. E questo costringe a cambiare le strategie
In Italia, dopo 30 anni di Seconda Repubblica e nonostante la volontà di italica democrazia, il bipolarismo ancora non è nato. A Latina si. Nella città che fu figlia del fascismo prima, culla di un monopartitismo della Dc poi, quindi laboratorio di un centrodestra teso a mondarsi del peccato originale, infine alveo del civismo di Latina bene comune, tra poche ore si celebrerà la nascita del bipolarismo.
Ovvero di una situazione democratica che vedrà solo due coalizioni al voto: quella di centrodestra con Matilde Celentano e quella del campo progressista con Damiano Coletta.
Latina celebrerà così il suo ennesimo paradosso: un primo turno delle elezioni amministrative che sarà direttamente un ballottaggio. Quando mancano infatti solo tre giorni al deposito delle liste di venerdì 14 e sabato 15 aprile, ci sono solo due soli candidati alla carica di sindaco. Un effetto dovuto alla frammentazione del quadro partitico. E alla difficoltà di trovare candidati.
TERZO POLO IMPLOSO
Fermo restando che c’è ancora qualche ora, e che a volte candidati sindaco di liste minori spuntano all’ultima firma di sottoscrizione ottenuta, al momento il fatto che in un capoluogo di provincia di 126mila abitanti, nonché seconda città del Lazio direttamente dopo Roma ci siano solo due candidati sindaco è in gran parte dovuta all’implosione del cosiddetto terzo polo Azione-Italia viva.
Se è di oggi la notizia di una quasi rottura a livello nazionale tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, a Latina che le cose non stessero andando bene era nell’aria già da alcuni giorni. Da un lato non proseguivano i colloqui con le controparti politiche (il Terzo Polo, all’inizio, aveva dialogato anche con Pd, Lbc e Per Latina 2032); dall’altro si diffondevano sempre di più le voci prima e le conferme poi di ipotetici candidati sindaco, contattati, che avevano gentilmente declinato l’offerta: tra questi, figure come Marco Fuoco e Simona Mulè.
LE DIFFICOLTA’ NELLE CANDIDATURE
Difficoltà nel reperire disponibilità a candidarsi che – nelle ore precedenti a Latina – non ha toccato solo i candidati sindaco, ma anche i candidati consiglieri comunali. Circostanza che a cascata ha posto criticità a volte nella chiusura delle liste di partiti minori o per alcuni movimenti, nonostante la pressione della raccolta delle firme di sottoscrizione.
Liste che, nella parte alta, si compongono di nomi noti della politica, ma che nella parte bassa vengono a volte riempite con i cosiddetti “volti giovani”. Sintomo da un lato di rinnovamento, dall’altro, appunto, di difficoltà di reperimento di disponibilità. E questo nonostante le spesso ostentate dichiarazioni di soddisfazione di responsabili politici sulla qualità delle liste stesse.
BALLOTTAGGIO AL PRIMO TURNO
Le due coalizioni hanno iniziato a rendersi conto della situazione, di due soli candidati e quindi di un primo turno che – praticamente – si trasformerà direttamente in un ballottaggio. E, a differenza del ballottaggio, dove il gioco è soprattutto sulle figure dei due candidati a sindaco, un primo turno è giocato anche sul ruolo o sulla potenza o meno delle liste.
Una trasformazione di un primo turno in un ballottaggio obbliga quindi a rivedere profondamente le strategie di campagna elettorale. E, a quanto si apprende, le due coalizioni sono già impegnate in questa fase a ripensare le rispettive tattiche.