Se i preti tornano a fare politica dall’altare

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La Chiesa torna a fare politica dall'altare. E non come ai tempi di don Camillo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Erano i tempi di Peppone e don Camillo: anni in cui l’Italia aveva appena smesso di sparare e di spararsi addosso, il brutto delle guerre civili è che il nemico non è un orco ma il vicino di casa.

In quell’epoca eravamo ancora in sospeso. Frequentavamo per la prima volta dopo anni la democrazia, senza più un re e con le donne chiamate a votare. Prima non era così.

Sulle montagne chi aveva fatto la Resistenza combatteva lo stesso nemico: fascista e nazista. Ma sapeva bene che subito dopo averlo cacciato sarebbe iniziata una nuova battaglia, tra il modello di mondo che abbiamo oggi e quello che invece volevano proporre dal fronte comunista.

Palmiro Togliatti (Foto: Olycom / Pd Italia)

Dobbiamo dirla tutta: Togliatti sapeva benissimo come sarebbero andate le cose, a Yalta non erano andati a prendere il the e che la cortina di ferro presto sarebbe calata lo sapevano tutti. Ma Togliatti diede tutto il suo contributo alla crescita democratica del Paese ed alcuni storici assicurano che fosse il primo ad essere contento della parte geografica sulla quale la Storia aveva voluto che fossimo andati a finire.

In quegli anni i preti facevano politica dall’altare. Perché, Yalta o non, un Governo si doveva fare. E per farlo senza comunisti era necessario che non vincessero le elezioni. L’ossatura robusta della Democrazia Cristiana si deve alle vitamine ed all’impegno dei preti di quegli anni in politica.

Mariano Crociata (Foto: Valerio De Rose © Imagoeconomica)

A quasi ottant’anni di distanza, i preti tornano a fare politica dall’altare. Lo ha fatto il vescovo di Latina monsignor Mariano Crociata. Con una lettera a tutti i parroici e l’invito a leggerla ai fedeli. E non per tenere le parti di don Camillo o di Peppone. Ma per dire agli elettori: svegliatevi ed andate a votare, votate quello che vi pare ma votate, perché vogliono fregarvi convincendovi che farlo sia inutile. Ma in questo modo, per tutti, decideranno pochi. E monsignor Crociata e la Chiesa sanno che questo è molto pericoloso.

Perché democrazia è partecipazione, a prescindere se sia per don Camillo o per Peppone. E questa politica dall’altare ci piace di più di quella di 80 anni fa.

Senza Ricevuta di Ritorno