Se il Festival finisce in un colpo di teatro

La polemica sul mancato finanziamento regionale al Festival del Teatro Medioevale. Il rimpallo di responsabilità. E quel retroterra che rischia di essere esplosivo

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

La si potrebbe interpretare come la classica polemica estiva tra maggioranza ed opposizione, di quelle che si esauriscono nello spazio di un paio di comunicati. Ed invece la diatriba che da giorni tiene banco ad Anagni sul caso del finanziamento revocato dalla Regione Lazio al comune per il Festival del Teatro Medievale nasconde molto di più. E dice parecchio su come si svilupperà la campagna elettorale in città tra qualche mese. 

Breve riassunto delle puntate precedenti. Qualche ora fa la Regione Lazio diffonde una nota con cui si dà conto dei finanziamenti assegnati da LazioCrea agli enti, pubblici e privati, che hanno organizzato eventi culturali per l’estate laziale. Un elenco molto lungo. Di cui non fa parte però il comune di Anagni. Che a suo tempo aveva chiesto 40.000 euro di contributo per allestire una nuova edizione della rassegna, arrivata alla 29°  edizione con grande successo di pubblico e critica. 

Ammissibile ma non finanziabile

Giuseppe Zeno al Festival del Teatro Medievale

Perché la Regione non ha dato il finanziamento al festival di Anagni edizione 2023? Nell’elenco si legge che il progetto è “ammissibile ma non finanziabile per esaurimento di risorse”.  Ed è su questo che si innesta la polemica. Lanciata da Fernando Fioramonti di Cittatrepuntozero. Per il quale, lo stop è sinonimo di “incapacità e l’inefficienza dell’amministrazione del sindaco Natalia”. Capace di far deperire un tesoro nato dall’intuizione del professor Giovanni Stella. Un controsenso, per l’opposizione. Soprattutto per un’amministrazione che ha fatto del Turismo e della Cultura il suo mantra. (leggi qui: Anagni ha un festival perché aveva una Stella che lo volle).

Passano pochi minuti e Carlo Marino, assessore alla Cultura, se la lega al dito. La colpa non è del Comune. Che ha presentato un buon progetto, che infatti è stato considerato ammissibile. Il mancato finanziamento non dipende dalle lacune comunali ma da “logiche politiche”. Insomma, per Marino la Regione di centrosinistra avrebbe voluto penalizzare l’amministrazione anagnina di centrodestra per azzopparla in vista delle comunali del 2023. Una tesi che non trova conferma se si guarda alla vicina Fiuggi, di centrodestra, che su un progetto simile ha avuto, dalla stessa Regione rossa, 64.000 euro. In ogni caso, assicura Marino, il festival si farà.

In città si scatena il dibattito. Egidio Proietti, segretario locale del Pd, fa notare che è insensato pensare che in Regione ci sia chi finanzia o non finanzia i progetti in relazione al colore politico dell’amministrazione. Valeriano Tasca di Casapound spiega che “nemmeno ai tempi di Bassetta si era giunti a tanto”.

Retroterra esplosivo sul festival

Una delle scorse edizioni del Festival

Fin qui la polemica. Che però nasconde un retroterra molto più articolato. E potenzialmente esplosivo. Che è, più o meno, questo.

L’amministrazione Natalia sa che i prossimi mesi saranno decisivi per la riconferma alle comunali. Sa che ci sono stati, soprattutto sul fronte delle opere pubbliche, molti ritardi. Dovuti, onestamente, non tutti a deficit comunali. Ma comunque evidenti. Di qui la necessità di recuperare credito.

Ad esempio, con l’annuncio di tante opere programmate nei prossimi mesi, come è accaduto nell’ultimo Consiglio comunale E, soprattutto con la preparazione di un’estate ricca di eventi e di manifestazioni.

Per fare ciò sono necessarie però due cose. La prima è il controllo delle strutture che sovrintendono a queste manifestazioni; ed infatti da settimane in città si assiste al tentativo di scalzare il presidente della Pro Loco Franco Stazi, considerato poco organico, per mettere al suo posto qualcuno  più vicino all’amministrazione. La seconda è la presenza di risorse adeguate. In questo senso, lo stop della Regione è esiziale. Perché costringerà in ogni caso l’amministrazione a fare tagli, scelte in minore. Rendendo l’offerta culturale, importante in termini di gradimento e dunque di consenso, meno scintillante del previsto. Una prospettiva rischiosa.

Si spiega così la reazione “politica” di Marino alla notizia della bocciatura. Marino  non entra nel merito, ma getta tutto addosso ai rivali politici, soprattutto ai referenti locali, provinciali e regionali del Pd. Uno schema già seguito per l’ospedale e per il biodigestore, con le colpe che diventano tutte della Regione rossa. Finora ha funzionato. Stavolta potrebbe non essere così.