Se la campagna elettorale è…una bufala

Slogan e claim dei candidati. C'è chi si limita a pubblicare il santino. Chi ricicla le parole d'ordine della campagna per le Presidenziali Usa. Chi si limita alle foto e chi... si affida alle bufale

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Di cose particolari, in campagna elettorale, se ne sono viste. Di tutti i colori. A partire anche dall’elezione in Parlamento, nelle liste del Partito Radicale di Marco Pannella nell’ultimo scorcio di Prima Repubblica (era il 1987), di una pornostar: Ciocciolina, in arte Ilona Staller. E dalla successiva fondazione del “Partito dell’amore” alle elezioni del 1992.

Ma una bufala testimonial di campagna elettorale ancora non si era vista. Anzi, più di una per la precisione.

Una bufala per testimonial

Giuseppe Nardacci

Accade in provincia di Latina, in uno dei Comuni chiamati al voto amministrativo del 14 e 15 maggio: Roccagorga. La lista è quella denominata “Roccagorga davvero”, che supporta la candidatura a sindaco di Francesco Scacchetti del Pd. E il candidato che presenta le “bufale” è Giuseppe Nardacci. Con non poco spirito, evidentemente.

La foto è sull’Instagram dei Giovani democratici dei Lepini (gd_lepini) e mostra il primo piano di alcune bufale, sopra al logo del candidato. E sotto il post: «Che Giuseppe Nardacci sia il candidato perfetto, lo sanno anche le bufale».

Che in campagna elettorale si debba attirare l’attenzione, si sa in effetti. E questa del 2023 è, per alcuni aspetti, una campagna elettorale anomala: pochi eventi pubblici (sicuramente meno che in passato), tanto porta a porta, e soprattutto uso sfrenato dei social. È infatti su Instagram e su Facebook, che spesso si trovano gli appuntamenti dei candidati, i loro slogan, le loro immagini, i loro programmi.

Lavori in corso

Gianluca Di Cocco e Mauro Visari

Non tutti i 270 candidati consiglieri comunali di Latina hanno uno slogan: tanti si affidano al racconto, sui social, delle loro visite, o del loro impegno su un tema piuttosto che un altro: Dario Bellini (Lbc), ad esempio, sceglie di postare lavori in corso, o nuovi servizi attivati, di progetti avviati durante la passata amministrazione.

Altri ancora pubblicano i “santini, ovvero i bigliettini con il nome del candidato (in ticket con la quota rosa, ovviamente) e l’indicazione del logo della lista su cui apporre la “x”.

Altri candidati lo slogan ce l’hanno. Se Gianluca Di Cocco (FdI) a Latina rispolvera il claim della campagna di Donald Trump nel 2016, «Make America Great again» trasformato in «Rendiamo di nuovo grande Latina» (ma lui si schernisce: «Era il claim di Ronald Reagan nel 1980». Va beh, sempre di presidenti repubblicani si tratta…), Daniela Fiore (Pd) gioca sul suo cognome e va sul semplice: «Per Latina ci vuole un Fiore»;

Valeria Campagna (Pd) afferma che «C’è un’altra Latina», mentre Gioanna Troplini (FdI, una delle più giovani candidate, appena ventenne) si rivolge direttamente all’elettore: «Io ci sono se tu ci sei»; se Alessio Pagliari (Lega) sceglie «Per la gente, tra la gente», Mauro Visari (Pd) scrive sul suo materiale “Fare presto!“.

Relativamente ai due candidati sindaco del capoluogo, il claim di Damiano Coletta è “#noisiamolatina“, mentre Matilde Celentano sceglie “Decisamente Latina“. Tutti slogan che contengono dunque “Latina” all’interno, una scelta di appartenenza territoriale, ma soprattutto di richiamo elettorale.