Se ne va Bruno e si porta via la memoria della classe operaia

Bruno Ceroli era la storia vivente degli operai delle cartiere. Quando Isola del Liri era la Manchester d'Italia. È tornato a discutere di diritti e politica con i compagni di un tempo

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Oggi i ragazzi che la vedono come la città della movida e delle serate allegre non se lo possono ricordare. Ma c’è stato un tempo, oramai lontano, in cui Isola del Liri non era la città dei locali, ma quella del lavoro. Terra di fabbriche e di operai, nella quale il ritmo della giornata era dato dal suono della sirena.

Puntuale ogni 8 ore, alle 6 di mattina, alle 2 del pomeriggio, e ancora alle 10 di sera, quelle sirene suonavano per tutta la città. E, a quel suono, centinaia di operai entravano ed uscivano dalle Meridionali, dalla Boimond, dalla Cisa. Spesso capitava che a scambiarsi il turno fossero i padri ed i figli.

Erano i tempi in cui coscienza di classe” non era una sigla vuota; ma l’esperienza collettiva di un popolo fiero, tenace. Che conosceva il valore del lavoro, e quello dei propri diritti. Che era disposto a spaccarsi la schiena, ma anche a salire sulle barricate, o a sfidare i fucili delle forze dell’ordine per difendere il proprio futuro.

La grande memoria di Ceroli

Bruno Ceroli durante uno sciopero negli anni ’70

Di quella generazione ha fatto parte, per anni, Bruno Ceroli. Che di quell’Isola Liri  operaia è stato anima e memoria.

Bruno quell’Isola l’ha vissuta; e, da un certo punto in poi, l’ha raccontata a chi è venuto dopo. Esperto di storia locale e di storia operaia, Bruno è stato una presenza imprescindibile di quel complicato periodo tra la fine degli anni ‘70 ed i primi ‘80; quando è stato chiaro a tutti che quella delle cartiere era una stagione destinata a finire.

Bruno è stato in prima fila nel momento della lotta, quando si trattava di garantire a tutti il futuro. E quando quella stagione è finita, è diventato la memoria storica di quella stagione. Per trasmettere alle generazioni future il senso di quella storia. La sua ossessione era spiegare agli studenti che andavano a visitare le vecchie cartiere la storia di quel lavoro, di quella gente.

Senza dimenticare l’impegno politico, negli anni in cui il Pci era il segno di un’epoca. Quando Isola Liri era la Manchester d’Italia e c’erano sindaci come Giacomo Sperduti, Bruno era lì. Pronto ad esprimere le sue idee, discutendo a viso aperto con i rivali (avversari, mai nemici).

L’animo da artista

Bruno Ceroli nei resti del trenino delle cartiere

Negli ultimi anni si era scoperto artista, ma soprattutto scrittore. Poesie, racconti, a cavallo tra la memoria individuale e quella collettiva. Testi nei quali riversava il suo inesauribile bagaglio di memorie ed aneddoti. Sospeso tra l’amore per Alda e quello per le figlie Alessandra e Vanessa.

Bruno Ceroli non è morto. E’ solo tornato a discutere di politica e lavoro; ed a scherzare, con i suoi amici di sempre. Tra i quali, mi perdonerete l’intromissione privata, c’era anche mio padre.