Il più vasto e concreto progetto di sviluppo non l'hanno presentato i candidati alla Regione. Ma gli industriali. Che hanno messo a punto un piano in grado di rilanciare l'intero territorio. Ma del quale la politica sa poco o niente
C’è poco da girarci intorno: il programma più concreto e con la più ampia prospettiva di sviluppo per la provincia di Frosinone non lo hanno presentato i candidati alla guida della Regione Lazio. Lo hanno messo in campo i quattro industriali che lo scorso fine settimana hanno ufficializzato il loro acquisto delle azioni di Acqua e Terme di Fiuggi. (leggi qui: Fine della Belle Epoque: Fiuggi sceglie il 4.0).
Non annunci. Ma sostanza. Hanno messo mano al portafogli e comprato una società che due anni fa stava al Fallimento. E non l’hanno presa per farci una speculazione, cioè compro oggi e rivendo domani a qualcun altro ad un prezzo più alto.
Quello che i politici non vedono
Il progetto illustrato lo scorso fine settimana dalla cordata che vede insieme Maurizio Stirpe, Francesco Borgomeo, Gianfranco Battisti e Nicola Benedetto ha una visione di crescita che parte dall’acqua ma si estende a tutto il comprensorio ed all’intera provincia. Per arrivare a svilupparlo occorrono elementi precisi: la conoscenza del territorio, la capacità imprenditoriale, il coraggio di rischiare.
È esattamente quello che non si vede nei candidati al governo del Lazio. Con evidenti differenze (va ammesso) i loro interventi sono del tutto generici: puntano sul fatto che gli elettori dopotutto non ci capiscano granché delle cose che li circondano. In parte è vero.
Ma questa scelta va miseramente in frantumi nel momento in cui quattro imprenditori si presentano dopo avere staccato l’assegno, (anzi, fatto il bonifico ed andato a buon fine) e dicono cosa vogliono fare per riportare Fiuggi al centro dell’Europa. Lo fanno dando un calcio alle idee vecchie e mettendo in chiaro che il vecchio termalismo fatto con la tazza in mano ed a passeggio nel nulla è finito: non si usa più, è superato, le cure idropiniche di una volta sono archiviate. Mentre i candidati alla Regione parlano come se fossimo ancora negli anni Settanta: quando gli Statali venivano mandati a riempire gli alberghi perché le cure le pagava la Sanità Pubblica.
Il mondo è cambiato. Fiuggi ha la sua unicità, la gente sta mandando in tilt gli uffici Passaporti perché si ritorna a viaggiare. E si sposta con più piacere se c’è una meta costruita intorno al wellness: esattamente quello che si vuole realizzare a Fiuggi. Ma a dirlo non è la politica.
Niente alibi per questa politica
Alla quale il vice presidente degli industriali italiani Maurizio Stirpe ha mandato un messaggino tra le righe, nel corso della presentazione. La stazione dell’Alta Velocità alla periferia di Frosinone (all’incrocio tra Sgurgola, Ferentino e Morolo) non è un capriccio, non era una passerella per la politica: è un’infrastruttura fondamentale per il rilancio economico di un intero comprensorio. E gli imprenditori ne sono convinti al punto da dire «Se il problema sono i soldi, la classe dirigente industriale di questo territorio è disposta a fare crowdfounding».
In un colpo solo ha tolto alla politica l’alibi dei costi. E l’ha messa di fronte al fatto che la stazione sarebbe un investimento. Perché crowdfounding non significa prestito, né elemosina, né obolo: vuol dire che c’è chi compra le azioni e poi vuole una parte dei guadagni. (Leggi anche Candidati che non conoscono i territori: e li vorrebbero governare).
La visione degli industriali
Questa politica è lontana anni luce da questa capacità di vedere il territorio. Tanto quanto lo è dal Cluster della Mobilità che gli industriali del Cassinate hanno saputo creare a Vallelunga. Senza che la politica abbia mosso una pagliuzza e senza il suo intervento. (leggi qui Automotive, nasce il Cluster Cassino e sfida i poli nazionali).
Se tra qualche anno il Cassinate avrà ancora un ruolo nella fabbricazione della automobili sarà grazie a quella visione lungimirante. Cha sta dando una nuova prospettiva all’intero indotto. Quell’indotto che fino a qualche mese fa la politica oggi in campagna elettorale piangeva come vecchio e moribondo. Mentre sta talmente in salute da costruire un cluster con cui dialogare faccia a faccia con un interlocutore planetario come Stellantis.
Da questa politica c’è poco da aspettarsi. Almeno che vada avanti il meno peggio.