
L'ipotesi delle urne torna ad agitare la politica di Frosinone. Dove possono portare le mancate firme sul documento di sostegno al sindaco. Una maggioranza che si mette in difficoltà da sola. Ed un'opposizione che non fa squadra. E per questo dovrebbe essere più spaventata da un ritorno al voto
Quello che sta accadendo all’interno dell’amministrazione di Riccardo Mastrangeli non era nemmeno ipotizzabile appena un anno fa. I numeri che si sono determinati dopo le elezioni di giugno 2022 hanno generato una maggioranza teoricamente corazzata ed impenetrabile. Nei fatti però non è così o almeno non lo è più.
A dirlo è un’evidenza: nelle oggettive criticità registrate in questi mesi la maggioranza ci si è infilata da sola. Sia in quelle di carattere personale tra consiglieri e sia in quelle di carattere politico tra Consiglio e Giunta. Mai una sola volta che sia stato per “merito” dell’opposizione.
Il nuovo collo di bottiglia

In una nuova criticità la maggioranza Mastrangeli ci si è infilata nelle ore scorse. Cioè quando ha riunito tutti per sottoscrivere un documento di lealtà nei confronti del sindaco. Non invitato, il presidente del Consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri protagonista del doppio parapiglia che si è scatenato nella seduta di mercoledì sera. Uno fisico con il consigliere Francesco Pallone dopo averlo incalzato in Aula sulla questione dei costi di gestione del palazzetto dello Sport di via Moccia. Il secondo, rivelato dalla registrazione della seduta grazie ad un microfono rimasto aperto: Max Tagliaferri ha battibeccato con l’assessore Adriano Piacentini continuando ad attaccare i dirigenti Vincenzo Giannotti e Andrea Manchi; al primo dei quali aveva appena detto di «non saper svolgere il proprio ruolo» ritenendo che non avesse ha saputo rispondere in maniera certa sui pagamenti del Frosinone calcio al comune. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone).
Ma quella riunione che doveva rinnovare la fiducia al sindaco e mettere in discussione quella al Presidente del Consiglio Comunale si è trasformata in altro. Dal momento che il documento non è stato sottoscritto da tutti: non l’hanno firmato Anselmo Pizzutelli e Maria Antoinietta Mirabella cioè due Consiglieri candidati ed eletti proprio nella civica di Riccardo Mastrangeli. E non lo ha firmato Giovanni Bortone eletto nella lista della Lega allestita dal predecessore Nicola Ottaviani che ha voluto con forza come suo erede Riccardo Mastrangeli. Il che rischia rendere tutto ancora più precario. Se Anselmo Pizzutelli non rinnova la sua fiducia a Riccardo Mastrangeli, il sindaco ha piena legittimità politica di revocargli la delega allo Scalo. Cosa che potrebbe avvenire a strettissimo giro.
La sensazione è che quel documento abbia un valore assolutamente temporaneo e ben poco vincolante. Ed i vincoli per qualcuno potrebbero cadere, del tutto, in occasione delle elezioni Europee.
La maggioranza fa da sola

E resta poi la questione di fondo. E cioè che in questa situazione, la maggioranza ci si sia infilata da sola. Esattamente come fece all’inizio dell’estate quando mancarono otto voti sul Piano per i Rifiuti. Dall’inizio della Consiliatura la minoranza infatti non è stata mai in grado di approfittare delle lacerazioni interne all’amministrazione Mastrangeli, culminate nel Consiglio comunale dell’altra sera.
La compattezza non si è avuta nemmeno quando si è trattato di sottoscrivere il famoso documento “Cinaglia“ di censura politica nei confronti dell’assessore Alessandra Sardellitti. (Leggi qui: Cinaglia, il fantasma che agita Frosinone).
Per la verità, l’opposizione non riesce mai a mettere in seria difficoltà il centrodestra da sedici anni. Ci sono riusciti invece alcuni Consiglieri di maggioranza che hanno pungolato Sindaco, Giunta e Dirigenza comunale con argomentazioni e obiezioni concrete e documentate. Creando evidente pressione e imbarazzo in aula. Circostanza comunque paradossale, in una situazione normale.
Una maggioranza che in assenza di una vera opposizione cerca di mettersi in difficoltà da sola. E ci riesce pure. Una partita a traversone (il tressette a perdere), all’interno dell’amministrazione da decifrare e intrepretare. Almeno in parte. Perché le antipatie personali e le mire sugli emolumenti degli assessori sono l’altra parte, evidentissima, del problema che grava sull’amministrazione Mastrangeli.
Tra Atene e Sparta

In questo scenario kafkiano, tutto interno alla maggioranza, l’opposizione non ha né l’unità né la determinazione né la strategia necessaria per approfittarne. Diversi Consiglieri non erano presenti in aula durante la seduta. Il ritorno anticipato alle elezioni diventa sempre più un’opzione possibile: se dovessero continuare le fibrillazioni nell’amministrazione il sindaco Mastrangeli ìha più volte ribadito che non intende lasciarsi logorare. Ma le urne in questo momento spaventerebbero sicuramente più il centrosinistra. Attualmente senza alcuna ipotesi di candidatura a sindaco, ne tantomeno di coalizione.
Coalizione che invece sembra potrebbe delinearsi meglio, tra qualche mese, nell’area di destra. Ma non la stessa che ha sostenuto Mastrangeli a giugno dello scorso anno. Bensì una nuova coalizione di centro-centrodestra. Cioè un insieme di diverse liste civiche, in aggregazione con i Partiti. Una coalizione non marcatamente identificabile con la destra, ma border line. In grado di intercettare anche l’elettorato moderato e non schierato con i Partiti tradizionali. Di destra, ma anche di sinistra.
Con qualcuno che attualmente sta all’opposizione? Ipotesi possibile, da valutare. Per questo, se Sparta piange, Atene non ride.