I segreti di Fiuggi, indispensabile test sulla via per Forza Italia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Questa volta no. La convention annuale di Antonio Tajani a Fiuggi non è una passerella per i big di Forza Italia, non è un’esibizione di volti con la quale far vedere quanto venga considerato nel Partito l’ex ragazzino che voleva i Savoia in Italia. Non è nemmeno un laboratorio nel quale concepire nuove alchimie e progetti politici. Fiuggi questa volta è la prova generale del dopo Berlusconi: è il test nel quale vedere se il leader designato Stefano Parisi affonderà o riuscirà a prendere in mano Forza Italia e farla sopravvivere dopo che il suo satrapo satiro fondatore avrà deciso di ritirarsi a fare il padre nobile.

Non ce la fa a reggere il passo del bischero di Rignano, il vecchio Silvio. E’ convinto che a fregarlo sia soprattutto l’età: troppo guascone e sfrontato Renzi, troppo sfruttato nell’immagine e nel tempo Berlusconi. Il paragone, sulla lunga distanza di una campagna elettorale, è rispettabile ma non è vincente. Serve nuova linfa a Forza Italia e dopo tanti tentativi di darle un badante capace di farla crescere ecco che tocca a Parisi: già candidato sindaco di Milano, capo del dipartimento Affari economici a palazzo Chigi con Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi, già city manager a Milano con il sindaco Albertini, superato sul filo di lana nel ’94 quando doveva essere segretario generale alla Presidenza del Consiglio ma gli venne preferito Franco Frattini.

Cosa c’entra Fiuggi? E’ una tappa fondamentale nel percorso che da qui a pochissimi mesi dirà se sarà lui l’erede di Silvio. Per saperlo è necessario capire chi aggrega della vecchia guardia, quanto vecchiume del Partito starà con lui, quanto saprà svecchiare l’immagine di Forza Italia, quanto è abile bello schivare le coltellate alla schiena. E Fiuggi è un terreno di prova.

La chiave di lettura arriva sfogliando i giornali. Su Ciociaria Oggi per seguire la convention si scomoda Corrado Trento che i leader li ha visti tutti. E scrive: «Sarà il rottamatore di Forza Italia o il nuovo leader del centrodestra? Il primo derby tra Stefano Parisi e i big “azzurri” si gioca a Fiuggi, al Grand Hotel Palazzo della Fonte (…) Parisi accetta l’invito di Tajani a confrontarsi sul serio. E dice: «Voglio dare un contributo e allora dobbiamo guardarci negli occhi. Dobbiamo dirci che il centrodestra ha commesso diversi errori e abbiamo perso troppi voti. Per strada abbiamo lasciato qualcosa come 10 milioni di voti. Ecco perché dobbiamo fermarci e ragionare insieme, per capire innanzitutto se riusciamo a farci comprendere dal Paese, se serve un contributo esterno. Perché se in politica si ha paura delle aperture, allora si è condannati a perdere».

Ma per capire Fiuggi bisogna tornare indietro di qualche giorno. E sfogliare le pagine del quotidiano Libero. Dove si racconta che la settimana scorsa il resuscitato (con la fine del Cerchio Magico) Sestino Giacomoni sarebbe stato incaricato direttamente da Silvio Berlusconi di fare alcune telefonate. Destinatari: i vecchi colonnelli di Forza Italia. Non per assicurarsi che fossero presenti a Fiuggi, come avvenne due anni fa. ma per essere certo del contrario. Che non ci fossero. Nè a Fiuggi né alla convention di Milano del 16 e 17 settembre dal titolo “Megawatt, energie per l’Italia”. Spiega Libero: Berlusconi vuole preservare l’immagine nuovista del manager, che verrebbe offuscata se di fianco si trovasse Gasparri, Brunetta, Romani…

Fiuggi insomma è la prova generale delle reazioni politiche in vista del test di Megawatt a Milano. E Berlusconi lo segue da vicino. Non è per niente appannato. Se n’è accorto Renato Brunetta poco dopo la sua visita a Frosinone da Mario Abbruzzese con la scusa di parlare dei referendum. Proprio in quelle ore riappare il Mattinale, che viene definito da Fatto Quotidiano ‘la creatura che gli era stata sottratta e che ora è tornata saldamente nelle sue mani’. Lì Brunetta proprio a ridosso della visita a Frosinone inaugura una rubrica, “Quid & Megawatt”, che è un chiaro riferimento al quid (quello che secondo Berlusconi non aveva Alfano) in riferimento all’ex candidato milanese. Il messaggio è chiaro: Brunetta sta contro. E lo dice facendo intendere che per lui pure a Parisi manchi il quid. La perfida rubrichetta, però, il giorno dopo sparisce. Nell’ambiente si racconta di una tumultuosa telefonata di Silvio.

L’ulteriore elemento di come stanno i fatti è arrivato da Vittorio Feltri che l’altro giorno ha piazzato come titolo di apertura di Libero “La rivolta dei falliti”. E i falliti in questione sono proprio quelli che si oppongono a Parisi e l’hanno tenuto nel mirino per tutta l’estate. Scrive Feltri: “Chi osteggia Parisi imputandogli di aver ricevuto il battesimo dal Cavaliere è come il bue che dice cornuto all’asino (…) è in atto una rivolta dei falliti, politici di risulta che dopo aver ammazzato il partito tentano pure di sotterrarlo: vadano a nascondersi prima di essere rottamati».

La consacrazione sarà Megawatt ma Fiuggi è l’occasione necessaria per capire chi sta con chi e se gli ordini del vecchio leader vengono rispettati. Per Il Fatto Quotidiano Parisi è stato cannoneggiato per tutta l’estate, ma è proprio adesso che il fuoco di fila contro di lui si sta facendo più intenso. Insomma, la vecchia guardia del partito gli fa la guerra e sono in tanti a sperare che la sua iniziativa si tramuti in un flop. Giocando di sponda con Matteo Salvini, anch’egli abile e arruolato tra i detrattori di Parisi, che il capo leghista teme come competitor nella corsa alla leadership della coalizione.

Fiuggi insomma per capire chi sta con chi. E’ chiaro chi non ci sta. Tutta la vecchia guardia: Daniela Santanché, il redento Renato Schifani, Laura Ravetto, Paolo Romani, Altero Matteoli. E pure uno come Giovanni Toti che solo due anni fa puntava a diventare l’erede di Berlusconi ma la cui scalata si è dovuta fermare alla presidenza della Regione Liguria. Sprezzante, sostiene che Parisi non sia affatto nuovo: «Quando lui era direttore generale di Confindustria io andavo ancora al liceo». Toti arriva a Fiuggi ma quando è il momento di Parisi non si ferma ad ascoltarlo: spiega che deve tornare a Genova. C’è però un gesto: la stretta di mano di fronte ai giornalisti.

E dal palco del Palazzo della Fonte Parisi avvia il disinnesco: «A Toti dico grazie. Non è una notizia che ci stringiamo la mano, non abbiamo mai litigato». È la linea di Berlusconi, unità e rinnovamento ma «senza rottamare nessuno». Il disgelo è avviato.

Sulla linea di Silvio è attestato Antonio Tajani e con lui Stefania Prestigiacomo, l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini, l’ex sottosegretario Francesco Giro, Anna Maria Bernini, l’eurodeputata Lara Comi, Gregorio Fontana, la deputata Elena Centemero. Loro saranno a Milano. Così come ci saranno Mario Abbruzzese a rappresentare Forza Italia di tutta la provincia di Frosinone, il senatore Claudio Fazzone che ha schierato in modo compatto tutto il Partito di Latina.

Spiegano da dietro le quinte a Fiuggi «Sarebbe sorprendente vedere a Megawatt alcuni di quelli che hanno cannoneggiato Parisi tutta l’estate. A Milano ci saranno quelli che stanno dalla sua parte, ma senza eccessi: resteremo nelle retrovie. Protagonista dovrà essere la società civile”». Ecco perchè Fiuggi è stata la necessaria prova generale di Milano.

.