Una Pisana per il Leone, un rimpastino per CMD’A, mentre Mario andrà… (Conte della Selvotta)

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

di Domenico Malatesta
Conte della Selvotta

 

 

C.M. D’ALESSANDRO’S KARMA
Ormai si destreggia, troneggiando, fra vescovi, abati, colleghi sindaci di mezza Italia, industriali, presidenti europei, militari di rango.
Come in un rito karmico, Carlo Maria D’Alessandro, primo cittadino di Cassino (nostro affezionato reader), vuole assolvere il “compito” con l’unico fine di salvare l’onore e il municipio. Perché il nostro CMD’A, un anno fa, non pensava che fosse così arduo il “compito” di sindaco. E così man mano sta tirando fuori gli artigli tra la sorpresa del commander (Mario Abbruzzese). Finora è riuscito a placare le tempeste interne alla sua maggioranza ma anche a mantenere a distanza le minoranze, non troppo bellicose. E’ riuscito a inimicarsi anche qualche collega sindaco e qualche presidente. Ha preso anche qualche “cantonata” (ma è normale). Ha perso anche qualche battaglia legale. Vedi Acea. Ed ora pensa ad un nuovo rimpasto, ma dopo le elezioni di giugno.

E intanto per “frenare” il dissenso interno (e anche perché tutti vanno a raccontare al commander fatti e misfatti del palazzo) CMD’A ha annunciato l’assegnazione di deleghe ad alcuni consiglieri comunali «che diventeranno dei mini-assessori», senza portafoglio (traduzione: senza un soldo).

 

IL “DRONE” ABBRUZZESE
Mario Abbruzzese non sale più le scale del palazzo comunale di Cassino. Ma lo guarda da piazza De Gasperi. E riceve collaboratori, consiglieri e assessori comunali tra le auto in transito. Ma lo osserva anche dall’alto. Per lui c’è un drone che vigila sull’operato di CMD’A e compagni. Una mossa elettorale o il timore del traffico di influenze. Nicola Zingaretti li ha avvisati:«State attenti, a me vogliono incastrarmi per qualche telefonata o raccomandazione. Non parlate con nessuno». Assessori e consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione sono in guardia.

Il reato di traffico di influenze è un’intermediazione illecita, che in Italia è disciplinata dall’art. 346-bis del codice penale. Ne sa qualcosa babbo Renzi da Rignano sull’Arno.
Il Conte della Selvotta non lo vede più passeggiare sulle rive dell’inquinato fiume di dantesca memoria. Perché il Conte (nei suoi rifugi toscani, con annessa modesta tenuta di caccia) abita a un tiro di schioppo da casa Renzi.

 

I CERIMONIERI DI MONTECASSINO
Al comune di Cassino comanda CMD’A ma al di sopra di tutti c’è il “beatoBenedetto Leone, gran cerimoniere dell’abbazia e del municipio. E CMD’A non fa un passo se non viene seguito e consigliato dal nostro Leone (ha guidato le truppe alla vittoria contro l’esercito ridotto di Giuseppe Golini Petrarcone). Assalto completato dall’altro cerimoniere e ciellino Dino Secondino, presidente d’aula e fedele consigliere del sindaco.

Leone vanta diverse incombenze per il bene della collettività: assessore, con delega di fascia tricolore, “impiegato” di diversi uffici, consulente tecnico, legale e commerciale ed anche elettorale del sindaco. Tanto da attirare l’attenzione di avversari interni. Leone, però, gode dell’incoraggiamento del commander: «Benissimo, vai avanti. Per te arriveranno anche altre poltrone». E il nostro leone punta allo scranno della Pisana. Perché M.A. sta per volare a Montecitorio.

E Mario Abbruzzese al cronista medagliato Domenico Tortolano ha recitato a memoria mentre il drone vigilava dall’alto: «Sono un uomo di partito e perciò sono a disposizione. Sono disponibile per la Regione Lazio, per la Camera dei Deputati o per il Senato della Repubblica

 

IL CRONISTA BIMILLENARIO
I gemelli che fermavano i polsini delle rispettive camicie bianche (di memoria renziana) luccicavano riflettendosi sul vetro massiccio del tavolo ovale delle conferenze nella sala della sede cassinate di Unindustria. Erano i gemelli d’oro di Carlo Maria D’Alessandro e del presidente di Unindustria Lazio Filippo Tortoriello che aveva accanto la “tuta blu” di Fiat Chrysler, il capitano d’azienda Davide Papa, con i polsini della camicia chiusi dai normali bottoncini bianchi, come i suoi operai. Simbolo di status per CMD’A che si schermisce: «No, sono dei copri bottoni», ma golden. Non li porta l’ex operaio Fiat Mario Abbruzzese (resistette un giorno al frastuono della catena di montaggio di Cassino e così finì alla scrivania della Coldiretti). E comunque nei cassetti vanta una collezione di gemelli d’oro oltre a un migliaio di cravatte variopinte e di marca.

A far notare ai presenti la gemellanza dei gemelli è il british Domenico Tortolano (targa silver di giornalismo). leggi qui il precedente). Affondando nei ricordi degli anni intorno al 1700 o giù di lì, quando scriveva da Londa, il corrispondente bimillenario attacca una lezione ai presenti. E spiega che indossare i gemelli, oltre ad un fatto di stile, è una questione di tradizione e cultura locale. Circa tre secoli fa erano utilizzati nel Regno Unito come un ornamento di lusso. Per effetto di questo quasi tutti gli uomini che ricoprono cariche di alto livello indossano la camicia con polsino doppio e gemelli.

La camicia con il polsino doppio da gemelli era considerata di più elevato standard. Riservata alla classe dirigente a differenza della classica camicia che veniva indossata dai semplici impiegati. Nonostante che Italia e Inghilterra siano il regno dell’eleganza maschile, in Italia i gemelli sono quasi scomparsi, mentre gli inglesi hanno mantenuto intatta la tradizione nei secoli che ha come punto di riferimento Longmire in St.James Street, la mecca del gemello per i gentlemen londinesi.

Lo hanno interrotto, ricordandogli che era alla conferenza per la presentazione di un’iniziativa di Unindustria e non all’inaugurazione di una sartoria.

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