Senza bonus rinunciano persino alla più amata dagli italiani

Christian Papa, vice presidente della Piccola Industria di Unindustria Lazio, evidenzia luci ed ombre della reintroduzione degli ecoincentivi per le auto. Perché persino la storica Fiat Panda, la più venduta in Italia anche nel 2022, è stata meno richiesta: costa 5mila euro in più rispetto ad appena 2 anni fa. Per non parlare di tutto il resto. L'Ecobonus, di fatto, non è un incentivo ma compensa l'aumento dei listini

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

L’auto più venduta nel 2022 è stata ancora una volta l’eterna Fiat Panda. Oggi la più amata dagli italiani, nella sua terza versione, viene a costare 13mila e 500 euro. Fino a un paio di anni fa, però, si comprava a un prezzo tra gli 8mila ed i 9mila euro: dunque un aumento di più o meno 5mila euro. E mettici la benzina, paga la rata, l’assicurazione ed il bollo, senza parlare dell’aumento generale dei prezzi dovuto al rincaro delle materie prime e dell’energia.

Ecco, la Panda è stata l’auto più venduta nel Belpaese in uno degli anni più catastrofici del moderno mercato italiano: quasi mezzo milione di nuove immatricolazioni in meno rispetto ai bei vecchi tempi. In tanti hanno dovuto rinunciare persino alla più amata: invece di 112.298, ne sono state vendute 91.694 di Panda, oltre ventimila in meno. Al netto del fatto che, nell’anno della guerra del gas, è stata pur sempre tanto richiesta soprattutto nella versione con l’impianto a Gpl.

Non più senza bonus

Il portale dell’Ecobonus

Non sarà di certo un caso che il 2022 sia stato l’anno senza ecoincentivi. Ora invece è ripartito l’Ecobonus per la mobilità sostenibile: dopo l’esperimento nel biennio precedente allo stop. Per un’auto elettrica si possono richiedere nuovamente 5mila euro in caso di rottamazione, altrimenti 3mila. Per una plug-in hybrid (ibrida ricaricabile) da 2mila a 4mila euro.

La fascia più richiesta, però, è stata sinora la terza: quella della mild hybrid, come la Fiat Panda, per la quale vengono concessi 2mila euro solo se viene contestualmente rottamata un’auto delle passate generazioni. Fino, però, ad esaurimento scorte: 150 milioni di euro. Ancora pochini, soprattutto ai tempi del Pnrr e dei miliardi dall’Europa, che la mobilità sostenibile ce la chiede e finanzia.

Non proprio la stessa Panda

La Panda nell’allestimento Trussardi 2019

Pertanto, se si vuole comprare ora una Panda non prima di rottamare la macchina vecchia, costerà 11.500 anziché 13.500 euro: grazie agli ecoincentivi, per la cui reintroduzione si è battuto fortemente anche il Comitato per la Piccola Industria di Unindustria Lazio: l’Associazione territoriale del sistema di Confindustria in rappresentanza degli imprenditori.

Il vice presidente di Unindustria PI è Christian Papa, Amministratore delegato del Gruppo Eco Liri e dell’Autoeuropa Spa.  «È ormai dimostrato dai numeri che senza incentivazione si blocca completamente tutta la filiera – attesta Papa, anche e soprattutto nelle vesti di imprenditore del settoreL’ecoincentivo è un primo segnale, chiaro che serva ridurre qualche tassazione, a partire dal super bollo e passando per quello semplice, sarebbero ulteriori segnali di attenzione al settore».

Non soltanto quello: «Serve un intervento sui carburanti. Si deve mantenere un prezzo adeguato, non pagare esageratamente la benzina sarebbe di certo andare incontro agli acquirenti, specie quelli che sulla lunga percorrenza vogliono risparmiare qualcosa». Tutto costa ormai molto di più di quanto costava prima della pandemia e del carovita. Ma sono aumentati anche i tassi interesse, incidendo anche sul finanziamento dell’acquisto di un’auto. L’Ecobonus serve ormai per tamponare i rincari.

«Crollo del mercato senza bonus»

Christian Papa, vice presidente del Comitato per la Piccola Industria di Unindustria Lazio
Presidente Papa, gli ecoincentivi sono ormai fondamentali?

«Sì. Fortunatamente sono ripartiti a gennaio inoltrato, ma purtroppo è ancora un’incentivazione che non ci porterà a migliorare di tantissimo. Però prendiamoci quello che abbiamo ottenuto, dopodiché spingeremo ancora a favore di ulteriori accantonamenti. Resta il fatto che un fondo ad esaurimento non permette una pianificazione, si vive un po’ alla giornata, però resta di fatto un incentivo per calmierare quantomeno il rincaro dovuto all’aumento dei prezzi e delle materie prime».

Anno nero il 2022 per il mercato dell’auto. Segnali di ripresa?

«L’anno scorso, non avendo avuto un’incentivazione, il mercato dell’auto ha avuto un vero e proprio crollo. Siamo andati completamente giù, tant’è che è stato uno dei più negativi degli ultimi anni. Non possiamo permettere che siano quelli i numeri del mercato italiano. Nei momenti buoni dovrebbe esprimere un 1,9 milioni di nuove immatricolazioni all’anno. È il parametro per dire che quel mercato dell’auto è sano e giusto. Nel 2022 ne sono state immatricolate oltre 1,3 milioni. Quest’anno se ne prevedono attorno ad 1,5 milioni di immatricolazioni. Si parla di quattrocentomila nuove auto in meno al target ideale». (leggi qui: Papa: “Così la rivoluzione Automotive cambierà anche le vendite”).

«Per l’elettrico serve la ricarica»

Stelvio Elettrica Concept
Che ne pensa dell’elettrico?

«Sull’elettrico c’è un po’ l’imposizione dell’Europa verso quella direzione. Ma non è ancora alla portata di tutti, visto che l’auto elettrica più economica sul mercato non costa meno di trentamila euro. E parliamo di piccole vetture. Nelle province di Frosinone e Latina, del resto, non c’è ancora neanche tutta questa grande infrastruttura per la ricarica delle auto elettriche. O si ha la possibilità di caricarsela in casa la batteria oppure quasi niente. L’elettrico deve scendere ancora come fascia di prezzo e deve avere al contempo un servizio di distribuzione della ricarica molto più capillare».

L’Europa ci chiede e finanzia la mobilità sostenibile. Quanto ci vorrà secondo lei?

«Ogni transizione non è facile, tantomeno passare dal motore termico all’elettrico dopo oltre cent’anni. Comporterà sicuramente difficoltà di adattamento, ma certo è che si andrà in quella direzione. Stellantis e tutti i grandi gruppi automobilistici si stanno ovviamente orientando in tal senso. La transizione, però, non durerà meno di dieci anni. Di certo più lentamente di altri Paesi europei tutti in anticipo sull’elettrico. Ma tra cinque o dieci anni ci sarà sicuramente un’accelerazione della conversione».  

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