Senza una foto di famiglia

Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

L'album dei nuovi Governi ha sempre una foto a raccontarli. Come il celebra passaggio di campanella in cui Letta non guardava in faccia a Renzi. Zingaretti e Di Maio non hanno un'istantanea a suggellare il nuovo Conte 2. Ma la scaramanzia dice che porta bene

Nessuno dei due voleva questo matrimonio. Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si sono ritrovati imparentati loro malgrado. Il primo voleva andare di corsa al voto (per sostituire le truppe Dem interamente renziane), il secondo voleva tornare di corsa indietro (per cedere ancora una volta al ricatto dell’alleato). È anche per questo che al nuovo governo manca un’icona, un’immagine che lo definisca, una foto della nuova ‘famiglia’ politica.

Renzi e Letta

Ogni governo recente ha un’istantanea che lo racconti. Il gabinetto Conte I è tutto raccontato nello scatto che ritrae i due vice premier Di Maio e Salvini seduti l’uno vicino all’altro in attesa del giuramento, con lo sguardo spaesato degli scolaretti al primo giorno in aula. L’esecutivo Renzi è impresso nell’immagine del ‘passaggio della campanella’ in cui Matteo sorride ed il cedente Enrico Letta nemmeno lo guarda in faccia ma si volta dall’altra parte.

La storia del Governo Gentiloni sta tutta nei sorrisi dei due premier: perfido quello di Renzi che ancora pensa di poter manovrare il suo successore, sornione quello del neo inquilino di Palazzo Chigi che già sa come muoversi per non farsi imbrigliare. Il Berlusconi I è raccontato dalla smorfia del Presidente della Repubblica oscar Luigi Scalfaro che fino alla fine non nasconderà la sua disistima per il Cav al punto di farlo bloccare al portone del Quirinale per procedere all’identificazione, come se fosse un ospite qualunque.

Di Maio e Salvini

Non c’è un’immagine a definire il nuovo Conte 2. Nessuno scatto con i due leader sorridenti. Da nessuna parte c’è una stretta di mano tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio.

L’assenza di foto è la foto più evidente della situazione: i due schieramenti non si fidano, diffidano l’uno dell’altro, il loro matrimonio è stato di necessità, combinato da un tradimento compiuto su un palco di Sabaudia dal precedente contraente che invece ha lasciato il povero Luigino Di Maio solo e sconsolato dopo avere ceduto su Ilva, Tav, Tap, Decreti Sicurezza, Immigrazione ed ogni altra possibile arrendevolezza reclamata da un partner sempre più soffocante. Al punto di gettare via il compagno dopo averne ottenuto anche l’ultimo favore.

Il giuramento del Berlusconi I

Dicono che Nicola Zingaretti sia molto scaramantico. Lo è di certo Luigi Di Maio per borbonico temperamento. Il fatto che non ci fosse un fotografo al loro matrimonio è segnale benaugurante: non ci fu nemmeno durante il celebre incontro tra Renzi e Berlusconi al Nazareno. Ma quel patto ha condizionato le strategie del Paese per anni ed anni.

Basta essere scaramantici.