Senza una nuova legge elettorale si aprirà la crisi

Crescono i dubbi sul referendum, soprattutto nel Pd. Ma siamo fuori tempo massimo per fermare l’onda lunga. Nicola Zingaretti cerca di limitare i danni, Matteo Renzi rispolvera tutto l’armamentario demagogico e prova a far abbassare la soglia di sbarramento. Ma la maggioranza rischia grosso.

L’ultima “lettura” in Parlamento è stata votata dal Movimento Cinque Stelle, dal Pd, dalla Lega e da Fratelli d’Italia. Più altri naturalmente. Per dire che il taglio di 345 seggi parlamentari era un tema (circa un anno) sul quale nessuno voleva mettersi di traverso. Adesso in tanti si stanno rendendo conto che senza una legge elettorale all’altezza il referendum del 20 e 21 settembre rischia di innescare una serie problemi. Mentre sul piano politico toglie spazi e potere ai padroni del vapore. (leggi qui Il coraggio di dire No a questo referendum).

Si tratta di un tema caro ai Cinque Stelle. Nel Pd però crescono i dubbi, mentre Matteo Renzi è preoccupato per la soglia di sbarramento: troppo alta (al 5% per esempio) terrebbe Italia Viva fuori dal Parlamento stando ai sondaggi di oggi.

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti, leader del Pd, ha preso carte e penna. Scrivendo: “Le preoccupazioni espresse da molte personalità, in ultimo da Bartolomeo Sorge, sul pericolo di votare a favore del referendum sul taglio ai parlamentari senza una nuova legge elettorare, sono fondate e sono anche le nostre. Per questo il Partito Democratico un anno fa ha fatto inserire questo punto nel programma di Governo”.

Per questo, e non per perdere tempo, spesso in solitudine nelle ultime settimane abbiamo riproposto questo tema da inserire nell’agenda parlamentare. Su questa posizione, in questi giorni, ci sono stati pronunciamenti importanti da parte del Movimento 5 stelle, da ultimo con il Ministro Di Maio. Pronunciamenti che vanno tutti nel senso della volontà di rispettare gli accordi. Rinnovo dunque l’appello alla collaborazione, a tutti gli alleati e a fare di tutto affinché, a partire dal testo condiviso dalla maggioranza, si arrivi entro il 20 settembre a un pronunciamento di almeno un ramo del Parlamento“.

Al Tg1 Matteo Renzi ha risposto: “Noi siamo stati sempre a favore del maggioritario e per la legge elettorale dei sindaci. Se altri vogliono il proporzionale discutiamo ma la priorità sono i posti di lavoro e il Paese che non ce la fa”.

ETTORE ROSATO

E sull’onda demagogica è salito anche Ettore Rosato, fedelissimo di Renzi e “padre” del Rosatellum. Notando: “È il momento di fare delle scelte coraggiose, dare liquidità a famiglie e imprese, non perdere posti di lavoro, far riprendere la nostra economia. Cambiare la legge elettorale che dovrà essere utilizzata nel 2023 non è una priorità. Proseguiamo sulla strada della concretezza“.

È il “campionario” che si usa quadno si vuole mandarla per le lunghe. Strano che per Renzi e Rosato la legge elettorale era una priorità quando guidavano il Pd e ora non più. Il referendum non richiede un quorum minimo da raggiungere: sarebbe valido anche se si presentasse alle urne una sola persona. Ma senza una nuova legge elettorale, il giorno dopo si aprirà una crisi irreversibile all’interno della maggioranza.